Da quando ho pubblicato quasi 2 anni fa il mio ultimo libro VITAMINA D ho creato molto scompiglio nella foltissima comunità dei medici/biologi e guru (e persino professori universitari) venduti (alcuni inconsapevolmente data la loro totale ignoranza sul tema) al marketing dell’ormone D che si basa interamente su studi epidemiologici e sul suo potente effetto immunosoppressivo che sembra dare benefici nell’immediato e, in alcuni casi, anche nel medio-lungo termine…
Questo libro è richiestissimo negli Stati Uniti per via del fatto che lì sono ancora più avanti con questa follia della supplementazione.
Ma bando alle ciance… L’altro giorno il mio amico, biologo nutrizionista e light trainer dr. Andrea Biagi, mi gira questo incredibile studio.
RIFERIMENTO: qui il full text
Premessa fondamentale: la VITAMINA D viene data in modo sconsiderato ai malati di Alzheimer perchè è noto che l’Alzheimer (e le demenze) portano infiammazione cerebrale (neuroinfiammazione) che a sua volta porta a “carenza” di VITAMINA D di deposito… UNA FOLLIA OLTRE OGNI ERRORE MEDICO POSSIBILE… Come vedremo di seguito e che ho già spiegato 1000 volte.
La cosa incredibile è che questo studio conferma in toto tutte le mie intuizioni espresse nel libro VITAMINA D.
Andiamo per ordine ricordando che lo studio è stato eseguito su modelli animali ed umani (!!!!):
Consistently, our population-based longitudinal study also showed that dementia-free older adults (n = 14,648) taking vitamin D3 supplements for over 146 days/year were 1.8 times more likely to develop dementia than those not taking the supplements. Among those with pre-existing dementia (n = 980), those taking vitamin D3 supplements for over 146 days/year had 2.17 times the risk of mortality than those not taking the supplements. Collectively, these animal model and human cohort studies caution against prolonged use of vitamin D by AD patients.
TRADUZIONE:
Coerentemente, il nostro studio longitudinale basato sulla popolazione ha anche mostrato che gli anziani senza demenza (n = 14.648) che assumevano integratori di vitamina D3 per oltre 146 giorni/anno avevano 1,8 volte più probabilità di sviluppare demenza rispetto a quelli che non assumevano gli integratori. Tra quelli con demenza preesistente (n = 980), quelli che assumevano integratori di vitamina D3 per oltre 146 giorni/anno avevano 2,17 volte il rischio di mortalità rispetto a quelli che non assumevano gli integratori. Collettivamente, questi modelli animali e studi di coorte umana mettono in guardia contro l’uso prolungato di vitamina D da parte dei pazienti con AD.
OVVERO:
Supplementare la VITAMINA D per quasi 5 mesi (ricordo che c’è gente che supplementa da oltre un decennio ad altissimi dosaggi) si ASSOCIA ad un aumento dell’80% di possibilità di diventare dementi (in realtà chi consiglia questa pratica è già abbondantemente demente) ed a un aumento di MORIRE di Alzheimer (se già lo hai) del più del doppio rispetto a chi non supplementa.
E’ un’associazione e non una causa-effetto… Ma capirete che un’associazione così grande ha le sembianze quasi certe di CASUALITA’… CAUSA ED EFFETTO.
L’Alzheimer è una malattia mitocondriale:
Ed è il SOLE che stimola i nostri mitocondri… O la luce di una lampada per fototerapia.
Perchè il sole stimola ben altri processi rispetto alla vitamina D favorevoli alla salute del cervello come la FONDAMENTALE regolazione dei neurotrasmettitori; come la stimolazione da parte dell’infrarosso direttamente nel cervello e che entra dagli occhi… E tanti altri meccanismi.
Ora io potrei chiudere qui l’articolo e salutarvi, mi sembra tutto molto chiaro e sufficiente ma, ho letto molti altri aspetti nello studio che vorrei commentare per chi ama approfondire. Aspetti di cui ho già discusso nel mio libro e che vanno a conferma dello stesso. Chi vuole seguirmi può farlo…
APPROFONDIMENTO:
RIPORTO LETTERALMENTE DALL’ARTICOLO
Il livello delle VDR è solitamente associato positivamente al livello sierico di 25(OH)D3 negli adulti sani (Medeiros et al., 2020). Normalmente, quando il VDR è inattivato, i livelli sierici di 1,25(OH)2D3 verranno aumentati per mantenere l’omeostasi. Tuttavia, una relazione inversa tra concentrazione di vitamina D e livelli di VDR può essere osservata quando la via di segnalazione 1,25(OH)D3-VDR è compromessa durante la patogenesi di malattie croniche. In linea con questa nozione, i risultati di questo studio utilizzando un modello murino di AD suggeriscono che la carenza di vitamina D potrebbe essere in realtà più una caratteristica precoce o un esito dell’AD che una causa della malattia.
Cosa significa?
CARENZA (LEGGASI: “BASSI LIVELLI”) DI FORMA DI DEPOSITO (25OHD3) = MENO VDR (VITAMIN D RECEPTORS) = (questo lo dico io) INFEZIONE BATTERICA DELLE VDR = IL CORPO TENTA DI COMPENSARE LA DISFUNZIONE DELLE VDR PRODUCENDO PIU’ FORMA ATTIVA (CHE E’ ALTISSIMA IN CHI HA L’ALZHEIMER E QUINDI NON HA ALCUN “CARENZA” MA SOLO GRAVISSIMA DISFUNZIONE MITOCONDRIALE) = LA “CARENZA” DI VITAMINA D FORMA DI DEPOSITO 25OHD3 E’ UNA CONSEGUENZA DELLA MALATTIA E NON LA CAUSA = INTEGRARE NON SERVE A NULLA COME EVIDENZIATO DALLO STUDIO ED ADDIRITTURA FA PRECIPITARE LE COSE.
IN SOLDONI I LIVELLI DI 25OHD3 SONO UN MERO MARKER DI INFIAMMAZIONE MA NON LA CAUSA DELLA INFIAMMAZIONE MEDESIMA!!!!
La disfunzione indotta dall’infezione batterica delle VDR viene confusa dagli “esperti” di VITAMINA D come un destino genetico, una sfortuna… Esattamente quello che ti dice la medicina allopatica quando non riesce a curare un paziente. E’ ABOMINEVOLE.
La chiamano “resistenza alla VITAMINA D”.
All’uopo abbiamo progettato un integratore nutraceutico con principi attivi potentemente antinfiammatori ed antibatterici che si propone di sbloccare l’attività delle VDR senza integrare come imbecilli la VITAMINA D. Un integratore per la vitamina D ma senza la VITAMINA D.
Noi consigliamo di “sinergizzare” l’attività dell’integratore esponendosi anche al sole o alla luce di una lampada per fototerapia.
Si possono fare anche applicazioni di FOTOBIOMODULAZIONE (con macchine serie come le nostre PLUTO) direttamente sulla testa per abbassare l’infiammazione locale cerebrale o fotobiomodulazione intranasale o intra-auricolare (GANIMEDE)
Consigliamo inoltre di fare dei cicli preventivi con il VDR soprattutto a chi è sano. Perchè in questo mondo malato ed immerso nelle onde elettromagnetiche non naturali, la disfunzione delle VDR l’abbiamo più o meno tutti…
Andiamo avanti…
I neri americani hanno più prevalenza di Alzheimer e demenze (e livelli di 25OHD3 bassi) perchè hanno bisogno di molta più “carica solare” rispetto ai bianchi.
Non c’è bisogno di commentare oltre questo punto.
Pazienti con diabete, insulinoresistenza, osteoporosi, problemi alla tiroide, problemi cardiovascolari… HANNO TUTTI “CARENZA” DI VITAMINA D… E sono tutti ancora più a rischio di sviluppare demenze! Guarda come si chiude il cerchio…
A conferma che il 25OHD3 è un mero marker di presenza di infiammazione che un bravo medico dovrebbe andare a risolvere alla radice…
MA ECCO UN ALTRO PUNTO FONDAMENTALE CHE RIPORTO LETTERALMENTE E CHE CONFERMA LE INTUIZIONI RIPORTATE NEL MIO LIBRO!
I risultati dei nostri esperimenti sugli animali suggeriscono anche che l’integrazione prolungata di vitamina D potrebbe effettivamente esacerbare l’AD. Per cercare di capire come la vitamina D potrebbe avere un effetto negativo sullo sviluppo e sul progresso dell’AD, abbiamo esplorato come il percorso VDR potrebbe essere in qualche modo coinvolto. Nella nostra esplorazione, abbiamo scoperto che la vitamina D non ha salvato il percorso canonico VDR-RXR, ma ha invece ulteriormente esacerbato il complesso VDR/p53 non genomico nel causare danni al cervello di AD. I risultati della nostra analisi meccanicistica sono importanti mentre cerchiamo di chiarire perché l’integrazione con vitamina D potrebbe non essere il modo migliore per affrontare la carenza di vitamina D con AD e potrebbe non proteggere le persone anziane dalla demenza.
COSA SUCCEDE IN REALTA’?
L’aumento di 25OHD3 causato dalla supplementazione INTASA ancora di più le VDR in quanto le VDR sono molto più affini al 25OHD3 che è inattivo rispetto al 1,25OHD3 (forma attiva) e quindi la situazione PRECIPITA… Ed i risultati dello studio lo dimostrano come lo dimostrano tutti i trail clinici randomizzati in corso di pubblicazione. Inoltre il 25OHD3 paradossalmente fa da “nutrimento” all’infezione batterica che PEGGIORA!
COME PEGGIORA PURE IL MICROBIOMA E LA PERMEABILITA’ INTESTINALE!
Nel contempo l’azione immunosoppressiva dell’ORMONE D fa star meglio il paziente che crede di aver finalmente trovato la strada giusta…
IL LOOP PERFETTO DELL’INGANNO MEDICO!
CONCLUSIONI:
In conclusione, i risultati del presente studio suggeriscono che l’integrazione di vitamina D può aumentare il rischio di demenza negli anziani e aumentare il rischio di mortalità negli anziani con AD preesistente i cui livelli ematici di vitamina D sono bassi. Fino a quando le nostre scoperte non saranno provate diversamente, l’uso della supplementazione di vitamina D per prevenire la demenza dovrebbe essere riconsiderato.
La prevenzione vara si fa a tavola, eliminando
PRIMA COSA LA VITAMINA D ESOGENA ED A QUALSIASI DOSAGGIO, ANCHE MINIMO!
POI TUTTI GLI OLI VEGETALI, SOPRATTUTTO QUELLI NASCOSTI NEI CIBI INDUSTRALI; ESPONENDOSI AL SOLE ED ALLA NATURA, CONTRASTANDO LA TECNOLOGIA SEMPRE PIU’ INVASIVA E PERVASIVA (INFATTI LA PREVALENZA DELLE DEMENZE E DELLE MALATTIE NEUROLOGICHE E’ IN FORTE E COSTANTE ASCESA) CON IL BIOHACKING…
Chi è arrivato fin qui ora si chiederà per certo… Ma anche l’olio extravergine di oliva che fa mio zio? Spremuto a freddo con olive non trattae e raccolte a mano e con tutto il verme dentro e che è un cibo per gli DEI?
SI COGLIONE, ANCHE QUELLO… USALO A FREDDO IN PICCOLISSIME QUANTITA’ SE PROPRIO “DEVI” altrimenti lo zio si offende…
E con questo enorme sforzo è tutto anche per oggi…
Un caro saluto a tutti.
Angelo Rossiello.