VITAMINA D E MICROBIOMA

Scritto da Angelo

Categorie: integratori

22 Febbraio 2023

La composizione e la funzionalità del microbioma intestinale umano sono importanti nel determinare la salute e la malattia. Ognuno di noi ospita circa 10-100 volte più batteri nel nostro intestino rispetto alle cellule del nostro tratto gastrointestinale. Questi microbi intestinali sono coinvolti nella regolazione del metabolismo, della fisiologia e della funzione immunitaria. Poiché la vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella regolazione dell’assorbimento del calcio dall’intestino ed è stata anche implicata nell’influenzare l’immunità, i ricercatori hanno ipotizzato che il microbioma intestinale possa essere un importante regolatore del metabolismo della vitamina D.

Avevo già commentato lo studio qui:

VITAMINA D E LA SALUTE INTESTINALE

Per verificare questa ipotesi, hanno studiato 567 uomini anziani residenti in comunità che rappresentavano sei centri clinici negli Stati Uniti che avevano un’età media di 84 anni (SD = 4,1) e che hanno fornito campioni di feci e sangue tra il 2015-16. Hanno eseguito il sequenziamento dell’rRNA ribosomiale 16S per definire le unità tassonomiche sub-operative utilizzando Deblur e Greengenes 13.8 e hanno utilizzato LC-MSMS per quantificare i metaboliti sierici della vitamina D che includevano 25(OH)D, 1,25(OH)2D e 24,25( AH)2D. Il BMI medio degli uomini era di 27 kg/m2, con l’89% che dichiarava la propria salute come buona/eccellente. Gli uomini che risiedevano a San Diego avevano in media più giorni di sole rispetto agli altri 5 siti con corrispondenti livelli più alti di 25(OH)D come previsto poiché è noto che l’esposizione al sole influisce sul 25(OH)D.

VITAMINA D E MALASSORBIMENTO

ATTENZIONE ORA!

Tuttavia, non hanno riscontrato differenze significative tra i siti per quanto riguarda l’ormone attivo della vitamina D (1,25 (OH) 2D). (Figura 1). Il che significa che il 25OHD3 non è il parametro giusto per valutare eventuali “carenze”… CORRETTO???? In pieno accordo con quanto riportato e dedotto nel mio libro: VITAMINA D.

RIFERIMENTO: https://www.nature.com/articles/s41467-020-19793-8

Nello studio pubblicato nel 2020 sul prestigioso Nature Communications, si dimostrano forti correlazioni tra l’ormone attivo della vitamina D e la diversità microbica, la diversità b e 12 tassonomie specifiche, la maggior parte delle quali sono noti produttori di butirrato. Inoltre, lo studio delle misure del flusso di vitamina D, dell’idrossilazione 1,25(OH)2D/25(OH)D o “rapporto di attivazione” e del rapporto metabolico della vitamina D 24,25(OH)2D/25(OH)D (VMR ) o “rapporto di catabolismo”, anche in questo caso i ricercatori riportano associazioni significative con una maggiore diversità microbica in questi uomini.

Però, sorprendentemente, ed a dispetto di ciò che dicono gli “esperti” dell’ormone D, non si sono trovate associazioni significative tra 25(OH)D e misure di diversità microbica intestinale o tassonomie specifiche.

RIPORTO INTEGRALMENTE IL COMMENTO DI UNO DEGLI AUTORI (PERTANTO NON IL MIO).

Per valutare lo stato della vitamina D negli esseri umani, i medici prescrivono i livelli di 25(OH)D nel sangue perché è una misura stabile che riflette le riserve corporee di vitamina D. Tuttavia, l’ormone attivo della vitamina D è 1,25 diidrossi vitamina D (1, 25(OH)2D) che lega il recettore della vitamina D. Il recettore della vitamina D è altamente espresso nell’intestino umano. Molti grandi studi osservazionali condotti in tutto il mondo suggeriscono che le persone con carenza di vitamina D possono soffrire di una moltitudine di esiti avversi per la salute come aumento del cancro, malattie cardiovascolari, infezione da SARS-CoV-2 e mortalità precoce (1-4). Tuttavia, molti altri studi, tra cui un recente ampio studio clinico randomizzato controllato sull’integrazione di vitamina D in oltre 25.000 persone, non hanno dimostrato alcun beneficio per la salute (5). Sulla base dei più recenti risultati di studi randomizzati controllati, forse l’attenzione sull’integrazione di vitamina D dovrebbe essere rivalutata rispetto a una migliore comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti.

INTEGRAZIONE DI VITAMINA D ED IBS/SIBO

La coerenza dei risultati tra diverse misure di vitamina D attiva e misure del flusso di vitamina D ma non il 25 (OH) D in relazione alle misure della diversità microbica intestinale e dei batteri produttori di butirrato è notevole. La National Academy of Medicine (precedentemente nota come IOM) ha concluso che l’evidenza di una soglia di livelli ottimali di 25(OH)D dovrebbe essere di 50 nmol/L (20 ng/mL), poiché questo livello consente un adeguato assorbimento intestinale del calcio con nessun aumento del beneficio dimostrato con livelli più elevati di vitamina D (6). Le prove esistenti fino ad oggi supportano il concetto che esiste un intervallo fisiologico di efficacia, che più non è necessariamente migliore, e ora i risultati dello studio mettono in dubbio l’utilità di misurare un indicatore di immagazzinamento corporeo senza considerare la fisiologia sottostante.

VITAMINA D E CELIACHIA (LEGGASI MALATTIE INFIAMMATORIE)

Il disegno dello studio era di natura trasversale, quindi i ricercatori non stati in grado di commentare la direzionalità dell’associazione forte e significativa tra la vitamina D attiva, i relativi rapporti metabolici e la diversità microbica intestinale o specifici batteri produttori di butirrato. Indipendentemente dalla direzionalità, si è comunque dimostrato che, in 567 uomini anziani,

le valutazioni del flusso di vitamina D sono misure più accurate di rilevanza biologica rispetto al 25(OH)D in quanto correlano sia con lo stato della vitamina D (Figura 2)

che con le misure di microbiota intestinale a -diversità. Oltre allo studio del microbioma intestinale, le indagini future dovrebbero prendere in considerazione le misure del flusso di vitamina D in relazione ai risultati clinici rilevanti. Per quanto riguarda il microbioma intestinale, sono necessarie ulteriori indagini per comprendere le interazioni cellulari tra i batteri commensali, i loro prodotti metabolici, i loro ospiti e i substrati della vitamina D nella regolazione del metabolismo della vitamina D per ottimizzare l’assorbimento del calcio, la funzione immunitaria e forse anche ulteriori importanti cellule processi che restano da scoprire.

Invece l’esposizione alla luce? Sole, fotobiomodulazione e fototerapia????

Come la luce migliora il microbioma

Ed è per questo che i nostri clienti si trovano alla grande sia con le nostre lampade che soprattutto con il nostro integratore VDR che lavora alla grande soprattutto a livello intestinale, sbloccando, per quanto possibile, le VDR (Vitamin D Receptors) consentendo sia una maggiore funzionalità della forma attiva della VITAMINA D (1,25OHD3) ma anche (lo abbiamo appena visto dallo studio) di ottenere una struttura del microbioma IDEALE indipendentemente dalla dieta (che rimane comunque importante) e soprattutto da altri integratori venduti come “miracolosi”. I famosi probiotici che stanno generando guadagni spaziali ai loro produttori, senza alcun risultato per i poveri clienti.

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La lettura continua sotto…

RIFERIMENTI:

  1. Yin L, Ordóñez-Mena JM, Chen T, Schöttker B, Arndt V, Brenner H. Circulating 25-hydroxyvitamin D serum concentration and total cancer incidence and mortality: a systematic review and meta-analysis. Prev Med. 2013 Dec;57(6):753-64. doi: 10.1016/j.ypmed.2013.08.026. Epub 2013 Sep 10. PMID: 24036014.
  2. Wang TJ, Pencina MJ, Booth SL, Jacques PF, Ingelsson E, Lanier K, Benjamin EJ, D’Agostino RB, Wolf M, Vasan RS. Vitamin D deficiency and risk of cardiovascular disease. Circulation. 2008 Jan 29;117(4):503-11. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.107.706127. Epub 2008 Jan 7. PMID: 18180395; PMCID: PMC2726624.
  3. Meltzer DO, Best TJ, Zhang H, Vokes T, Arora V, Solway J. Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results. JAMA Netw Open. 2020 Sep 1;3(9):e2019722. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.19722. PMID: 32880651; PMCID: PMC7489852.
  4. Fan X, Wang J, Song M, Giovannucci EL, Ma H, Jin G, Hu Z, Shen H, Hang D. Vitamin D Status and Risk of All-Cause and Cause-Specific Mortality in a Large Cohort: Results From the UK Biobank. J Clin Endocrinol Metab. 2020 Oct 1;105(10):dgaa432. doi: 10.1210/clinem/dgaa432. PMID: 32620963.
  5. Manson JE, Cook NR, Lee IM, Christen W, Bassuk SS, Mora S, Gibson H, Gordon D, Copeland T, D’Agostino D, Friedenberg G, Ridge C, Bubes V, Giovannucci EL, Willett WC, Buring JE; VITAL Research Group. Vitamin D Supplements and Prevention of Cancer and Cardiovascular Disease. N Engl J Med. 2019 Jan 3;380(1):33-44. doi: 10.1056/NEJMoa1809944. Epub 2018 Nov 10. PMID: 30415629; PMCID: PMC6425757.Bottom of Form
  6. Institute of Medicine. Dietary reference intakes for calcium and vitamin D. Washington, DC: National Academies Press, 2011.

APPENDICE

ALTE DOSI DI VITAMINA D E MICROBIOMA

Recentemente mi hanno girato un articolo da quinta elementare fatto da un “esperto” di vitamina D che pretendeva che i suoi “alti dosaggi” potessero migliorare la struttura del prezioso microbioma intestinale e, conseguentemente, migliorare il decorso di tutte le malattie infiammatorie intestinali come le coliti, IBS, SIBO…

Su cosa si basava l’articoletto? Banalmente su una associazione.
Ovvero, i “livelli” di deposito dell’ormone si associavano ad una migliore salute intestinale.
L’esperto di turno quindi ne deduceva automaticamente che “supplementando” la D3 si potevano risolvere tutti i problemi di questo mondo ed andare lisci al bagno tutte le mattine, sereni e paciosi.

Bene, l’articoletto si scontra inevitabilmente con la realtà degli RCT.

RIFERIMENTO: https://www.nature.com/articles/s41598-018-29759-y

In quest’articolo pubblicato su NATURE sono state testate delle cavie umanizzate con la VITAMINA D e si è visto che la supplementazione della vitamina D, che dovremmo piuttosto chiamare con il suo nome: TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA (NON CONVENZIONALE)… Con l’equivalente di 10.000 UI di vitamina D al giorno, esattamente come consigliato dall’esperto a cui faccio riferimento, ALTERAVA LA STRUTTURA DEL MICROBIOMA MA NEGATIVAMENTE… Quindi l’esperto ci ha azzeccato a metà… Si è dimenticato la seconda metà…

Thus, high dose vitamin D supplementation is associated with a shift to a more inflammatory faecal microbiome and increased susceptibility to colitis, with a fall in circulating vitamin D occurring as a secondary event in response to the inflammatory process.

Pertanto, l’integrazione di vitamina D ad alte dosi è associata a un passaggio a un microbioma fecale più infiammatorio e a una maggiore suscettibilità alla colite, con una caduta della vitamina D circolante che si verifica come evento secondario in risposta al processo infiammatorio.

Attenzione ora!!!!

I topi che hanno manifestato la colite, hanno anche visto un drastico calo del 25OHD3 (nonostante la TOS!!!) il che dimostra che è l’infiammazione che guida i “livelli” e non viceversa…

ANCORA PIU’ ATTENZIONE!!!

Un sottogruppo di topi è stato esposto agli UV piuttosto che fare la TOS ed ha visto una REGOLAZIONE di tutti i metaboliti misurati (che sono calati) e nessun problema intestinale.

CAPITO?!?!?!?!?
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Un cane che si morde la cosa… Capite?????

TOS CON ORMONE D = INFIAMMAZIONE INTESTINALE = COLITI

Ma poi arriva il “dipendente” dall’ORMONE D ed esclama: MA IO MI TROFOH BENEHEHHH…

Ma certo che ti trovi bene… L’effetto immunosoppressivo ti nasconde i danni che ti stai auto-provocando come un deficiente totale.

E con questo è tutto anche per oggi.

Angelo Rossiello.

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