Ecco l’ennesimo studio significativo sulla vitamina D e infiammazione che va interpretato “cum grano salis” [1].
È infatti un ghiotto bocconcino per un bel cherry picking da parte dei nostri amici guru e anche i ricercatori stessi coinvolti nello studio sono entrati in “lockdown cognitivo”.
Il meccanismo molecolare che regola la retrazione della risposta immunitaria Th1 è controllato dall’espressione dei recettori della vitamina D (gli ormai famosi VDR) e l’enzima preposto all’attivazione della vitamina D, permettendo l’attivazione e la risposta delle cellule T. In questo modo, la vitamina D può avviare la transizione da uno stato pro-infiammatorio (interferone-γ+TH1) ad uno anti-infiammatorio (produzione di IL-10).
“Le cellule T CD4+ del liquido del lavaggio broncoalveolare di paziendi covid erano orientate verso il fenotipo Th1 e mostravano una de-repressione dei geni sottoregolati dalla vitamina D, derivante o dalla sua deficienza o dalla regolazione anomala del sistema”.
Evvai, il dottorone Coimbra e il guru dal triplo mento esultano vittoriosi!!
“Venghino signore e signori, mega-dosi di vitamina D, direttamente dalla lana delle pecore, prego mettetevi a pecora che vi in-o-culiamo per bene.”
Fareste meglio a farvi una bella maglia o un cappottone di lana invece…
Innanzitutto, la seconda parte della frase è in realtà quella più importante:
“o dalla regolazione anomala del sistema”.
Dai che ci arrivate…ci vuole solo un po’ di visione a 360 gradi (anzi, 365, cit. Burloni).
E già a partire dall’abstract è evidenziato il punto principale: “…è controllato dai recettori della vitamina D”.
Come dicono gli anglofoni, “The devil is in the details” cari amici.
La funzionalità recettoriale è la condizione principe del meccanismo.
Visto che solitamente non viene mai controllata la forma attiva, il calcitriolo, non si può sapere a priori se esiste una vera deficienza o una apparente, in cui la forma di deposito 25 OH è bassa ma la forma attiva elevata, condizione preponderante nel caso di processi infiammatori.
In questo caso, non esiste quindi una deficienza, ma bensì un’iper-conversione.
I processi sono spiegati nel dettaglio in “Vitamina D”, un must have per tutti gli appassionati di salute e benessere.
In presenza di infiammazione si ha una consistente conversione della forma di deposito nella forma attiva (soprattutto a livello extra-renale), la cui sovra-produzione va ad inficiare la competenza dei VDR.
Sotto-regolando la funzionalità dei VDR, si va ad inficiare i meccanismi descritti dal paper, per cui la continua integrazione di vitamina D non fa altro che gettare benzina sul fuoco ed alimentare i processi infiammatori invece di spegnerli.
Quindi, la spiegazione più verosimile è proprio la seconda, cioè:
“è presente una regolazione anomala del sistema piuttosto che una carenza di vitamina D.”
VITAMINA D INTEGRATA SELVAGGIAMENTE: E’ IMMUNOSOPPRESSIVA SEMPRE!
Ammettiamo ora per un momento il caso in cui la misurazione di entrambe le forme metta in evidenza una vera e propria carenza piuttosto che un’iper-conversione dalla forma di deposito a quella attiva:
Visto e considerato che solo il nostro corpo può conoscere la quantità di cui ha bisogno, l’unica via naturale che ha un vero e proprio sistema auto-regolante è l’esposizione ai raggi UV (o in subordine ad una lampada per fototerapia), mentre l’integrazione è in ogni caso un terno al lotto che non può intrinsecamente tenere conto dei delicatissimi meccanismi di feedback e feed-forward dell’organismo.
In pratica, esiste un delicato equilibrio tra azione pro- e anti- infiammatoria, e nessuna persona sulla faccia della Terra può essere così presuntuosa da ritenersi in grado di conoscere a priori le quantità necessarie al nostro corpo per danzare su questo sottilissimo filo.
Inoltre, anche la totale e ignorante soppressione dell’immunità Th1 può ripercuotersi in un effetto boomerang che va ad inficiare i meccanismi “detox” dell’organismo e portare ad un’iper-attivazione dell’immunità Th2.
“L’eccessiva integrazione di vitamina D può influenzare lo sviluppo di una risposta Th2 sostenuta, portando all’incremento della prevalenza di allergie” [2].
Chi può sapere quali sono i valori corretti se non la Natura?
L’effetto “immunomodulante” è esercitato solamente da quantità fisiologiche di vitamina D, quelle sovra-fisiologiche vanno inevitabilmente a deviare l’equilibrio dei processi.
In più, provocando permeabilità intestinale (misurata direttamente dai nostri amici medici di Paleomedicina Hungary su un ampio array di pazienti), l’integrazione di colecalciferolo non fa nient’altro che innescare ed esacerbare i processi infiammatori, esattamente l’effetto contrario all’obiettivo iniziale.
In Conclusione
Solo una produzione naturale auto-regolante della vitamina D (che tra l’altro agisce in sinergia con una pletora di altre molecole prodotte unicamente tramite esposizione al sole) può avere un effetto immunomodulante, mentre l’integrazione porta inevitabilmente verso la caduta dal filo, e cadere a destra o a sinistra ha pochissima importanza in termini di salute.