Un altro punto di vista sui vaccini in ottica decreto liberticida e coercitivo del Governo.
Di Alessio

La grande manifestazione a sostegno della libertà di scelta vaccinale di Pesaro dello scorso 8 luglio 2017. Sottaciuta dai principali media.
Premessa:
Lo scopo di questo articolo è quello di provare rimanere al di sopra delle parti e riportare le evidenze. Facciamo il possibile per essere liberi da condizionamenti e indottrinamenti.
In questa epoca si assiste ad un assurdo: la scienza sembra essere diventata la nuova religione. La propaganda mediatica non ha fatto altro che rassicurare le persone che X o Y “è scientificamente provato“. Il malcapitato spettatore-consumatore-vittima non ha più “l’onere” di pensare con la propria testa; di informarsi autonomamente; è quasi obbligato ad accettare acriticamente il parere dell’esperto uomo di “scienza” di turno.
Ci si scontra immediatamente e ossimoricamente contro la definizione stessa di evidenza scientifica. L’accettare acriticamente una cosa solo perché proviene dalla bocca di un presunto esperto, ha molto più a che fare con il concetto di dogma.
L’utente medio difficilmente andrà a verificare se quello che gli viene venduto è vero o solo una manovra di marketing.
Anche l’ appassionato di scienza meno smaliziato dovrebbe sapere che la ricerca del nesso di causalità, la famosa relazione inequivocabile tra causa ed effetto, dovrebbe essere il santo graal del ricercatore.
Ma è sempre così?
Quasi mai!
Procediamo con l’ analizzare la contrapposizione di due punti di vista diversi riguardanti il nesso di causalità (o presunto tale) tra la copertura vaccinale, l’incidenza e la mortalità relativa alle malattie infettive.
Iniziamo con la propaganda pro-vaccini: [1]. La tabella vuole mostrare inequivocabilmente che i vaccini siano stati fondamentali per debellare quasi totalmente le maggiori malattie:
Incredibile, pare che siano proprio miracolosi. Caso chiuso, giusto? Non così in fretta [2]
Il dott. Gary Kohls ci spiega perchè:
“Il problema di queste dichiarazioni è che non sono supportate dall’evidenza. Quando guardiamo ai dati reali, quello che emerge è che, nonostante molte persone morirono di pertosse nei primi del ‘900, all’epoca dell’introduzione dei vaccini la mortalità negli Stati Uniti era già diminuita del 90%“.
Inoltre, la stabilità della pendenza del grafico mette in evidenza la mancanza di un significativo effetto di downstream (sinergico).
Vediamo la situazione in Inghilterra, dove si è iniziato a raccogliere dati statistici molto prima che negli USA: possiamo vedere che la mortalità per malattie infettive era molto alta nell’800 per arrivare quasi a zero a metà del ‘900.
Ecco il grafico relativo alla pertosse (diminuzione del 99% prima dell’ epoca vaccinale):
E il morbillo (mortalità scesa praticamente del 100%!!):
Ad ulteriore controprova, ecco il grafico relativo alla scarlattina. La mortalità era scesa praticamente del 100% senza che venisse introdotto alcun vaccino:
Quindi, secondo Kohls, la ridotta mortalità connessa alle malattie infettive sarebbe da attribuire alle migliori condizioni igienico sanitarie ed all’acqua potabile; non all’introduzione dei vaccini, come propagandato dai politici e dai media di mainstream.
A questo punto, l’obiezione della controparte arriva inesorabile: “Ok, però un conto è la mortalità un altro è l’incidenza. Non vogliamo che i nostri bambini soffrano, meglio essere sani, e la statistica parla chiaro, giusto?”.
In effetti, il grafico sottostante dimostra una diminuzione dell’incidenza del morbillo a dopo il 1963:
Ma tutto ciò è merito dell’introduzione del vaccino? Esiste un rapporto di causa-effetto o ci sono altre variabili coinvolte non osservate?
Il primo vaccino conteneva il virus “morto”. Questo era un prodotto coltivato da cellule renali di scimmia in formaldeide con sali di alluminio come adiuvanti. (non suona molto bene, vero? Voi ve lo iniettereste?).
Uno studio del 1967 mise in discussione la sicurezza del vaccino, collegandolo a possibili effetti collaterali quali polmonite ed encefalopatia.
Pertanto, esso fu presto abbandonato in favore di una nuova versione. Anche questa, però, si rivelò presto altrettanto catastrofica: il virus vivo, non abbastanza attenuato, provocò una malattia “modificata” in circa la metà dei vaccinati. Il 48% di essi sperimentò sfoghi cutanei e l’83% febbre alta post iniezione.
Quindi, la diminuzione di incidenza è in realtà legata alla definizione: se sei stato vaccinato, la febbre non viene collegata alla malattia, quindi la statistica viene completamente distorta e mal interpretata.
A parte questo, il trend era comunque in declino già prima del 1963. Presumibilmente avrebbe raggiunto lo zero intorno al 2000, proprio negli anni dichiarati dal governo degli Stati Uniti, che hanno ovviamente attribuito il successo alla copertura vaccinale.
Inoltre, il recupero dal morbillo non richiede un grande coinvolgimento dell’immunità umorale. Infatti, i bambini affetti da agammaglobulinemia, un deficit nella produzione di anticorpi, recuperano dal morbillo esattamente come la loro controparte normale.
Anche le carenze nutrizionali (vitamina A, C, D, ecc..) giocano un ruolo fondamentale nell’equazione. (ndr. come volevasi dimostrare la nutrizione adeguata è sempre correlata a tutti gli aspetti della salute umana).
Passiamo ora al secondo argomento di dibattito, utilizzato per sostenere l’obbligatorietà dei vaccini:
L’immunità di gregge [3] (ndr. un nome una garanzia, considerano la popolazione come un gregge di pecoroni e nemmeno lo nascondono, altrimenti perché non l’hanno chiamata in un altro modo?)
Quando la malattia si manifesta nella popolazione per la prima volta, l’immunità di gregge è zero. Si ha una grande morbidità e mortalità [4]. Il virus, a causa dell’assenza di immunità, si replica e viene trasmesso tra le persone con estrema facilità. In gran parte dove sussiste un’elevata densità di popolazione e sistemi immunitari deficitari a causa della malnutrizione.
Tuttavia, l’esposizione naturale porta abbastanza rapidamente ad un’elevata immunità di gregge a lungo termine, con conseguente riduzione della morbidità e della mortalità, come osservato nell’era pre-vaccini.
L’immunità naturale è perenne, mentre quella vaccinale temporanea. La mera presenza di anticorpi non conferisce l’immunità. Le persone si ammalano comunque. I vaccini “saltano” la normale risposta immunitaria per attivare le cellule killer, provocando una sovra-produzione di citochine in risposta agli adiuvanti tossici. Questo meccanismo può provocare il danneggiamento dei tessuti e degli organi [5,6].
Inoltre, viene coinvolta solamente l’immunità umorale, riguardante la risposta entro gli spazi extracellulari. Purtroppo, questo non è l’unico luogo dove può avvenire la riproduzione dell’agente patogeno [7].
I neonati, nel caso di immunità naturale, sono protetti passivamente tramite la placenta e, successivamente, tramite il latte materno, fino al momento in cui potranno essere dotati di una loro immunità attiva.
L’immunità indotta dai vaccini, invece, è temporanea e distrugge quella naturale, rendendo anche difficile prevedere come la popolazione vaccinata possa rispondere ad una mutazione del virus.
In più, le madri vaccinate non forniscono un’adeguata protezione passiva ai loro figli.
“Alcuni esperti hanno previsto che le epidemie di morbillo potranno diventare sempre più normali in futuro. Uno studio in particolare suggerisce che, anche con una buona risposta immunitaria alla vaccinazione, questa duri solo da 15 a 20 anni al massimo. In realtà, l’evidenza attuale è che l’immunità acquisita a fronte della vaccinazione contro il morbillo comincia a calare già dopo 10 anni. Inoltre, sappiamo che in una percentuale che varia tra il 2% e il 10%, la vaccinazione non ha assolutamente alcun effetto nel produrre immunità [8].”
Tutto ciò è ben risaputo, in quanto è proprio da questa osservazione che è partita l’idea dei richiami.
La diminuzione dell’immunità naturale potrebbe quindi portare ad un effetto rebound in futuro, e uno studio del 1984 ha riportato che entro il 2050 la suscettibilità al morbillo potrebbe essere molto maggiore di quella dell’era pre-vaccini.
A questo punto, il lettore è invitato a farsi una propria idea sui costi e benefici. Si valutano tutti gli aspetti, i pro e i contro, tenendo presente gli studi che collegano i vaccini ai possibili effetti collaterali. Effetti collaterali che sono anche elencati nei bugiardini della casa farmaceutica (gli studi sono almeno una cinquantina) [9,10,11].
MORALE DELLA FAVOLA:
Non fidatevi di nessuno, sottoscritto compreso. Non delegate MAI nessuno di pensare alla vostra salute e soprattutto a quella dei vostri figli.
Diffidate in particolar modo da chi la fa semplice pensando di avere la verità in tasca. Il corpo umano, come ogni entità biologica, è governato da miliardi e miliardi di variabili che agiscono all’unisono. Chi vuole convincervi della semplicità di un approccio è un grande stolto o mente per interesse o per faciloneria.
Noi lasciamo al lettore la libertà di pensare se, sia giusto o meno obbligare il nostro paese, a fare da cavia per questa sperimentazione di massa.