Ringiovanimento vaginale e sindrome genitourinaria della menopausa (e vulvodinia)

Ringiovanimento vaginale e sindrome genitourinaria della menopausa (e vulvodinia) 

La luce nello spettro del visibile e del lontano infrarosso, viene applicata al tratto genitale femminile da circa 50 anni, tramite laser o altri dispositivi (recentemente i LED hanno conquistato una parte preponderante del mercato in quanto sicuri ed economici). Le procedure cliniche hanno coinvolto tessuti normali e neoplastici, per il trattamento di condilomi, endometriosi, menometrorragia, e più recentemente la sindrome genitourinaria della menopausa (GSM), l’incontinenza urinaria da stress e si sono rivelate utili per il ringiovanimento vaginale.

L’epitelio vaginale subisce cambiamenti in risposta ai livelli di estrogeni durante l’età riproduttiva. Durante la menopausa, si ha una notevole riduzione, che porta a numerosi cambiamenti dei tessuti, che sono correlati ad effetti negativi sistemici. Si hanno trasformazioni citologiche significative, come la proliferazione del tessuto connettivo, la frammentazione dell’elastina, e la ialinizzazione del collagene. Questi cambiamenti possono risultare in una condizione descritta come atrofia vulvovaginale. I recettori degli estrogeni sono stati identificati nella muscolatura e nei vati tessuti del pavimento pelvico e sono suscettibili ad una deprivazione estrogenica.

I componenti dei tessuti connettivi della parete vaginale, includono le strutture di collagene, l’elastina e il tessuto muscolare liscio, che possono degenerare a seguito della riduzione degli estrogeni. L’epitelio vaginale diventa conseguentemente meno cellulare e più sottile, e la produzione di glicogeno, responsabile della secrezione vaginale, declina gradualmente e può arrivare ad un arresto completo.

Anche il flusso sanguigno alla vagina è ridotto, ed è associato alla diminuzione della secrezione di fluido durante i rapporti sessuali. Queste alterazioni producono una varietà di sintomi, come ovviamente la secchezza vaginale.

Fino a 2/3 delle donne in menopausa presentano atrofia vulvovaginale e almeno la metà dei soggetti post-menopausa è sintomatica.

I sintomi principali, oltre alla secchezza, sono caratterizzati da problematiche urinarie, bruciore, prurito, sanguinamento, leucorrea, dispareunia e disuria. Questi sintomi appaiono solitamente da 2 a 4 anni dopo l’inizio della menopausa.

I sintomi non sono limitati alle donne sessualmente attive, e possono inficiare notevolmente la qualità della vita.

Il termine “sindrome genitourinaria” è stato coniato nel 2013, considerando il fatto che l’atrofia vulvovaginale è anche associata ad un ampio spettro di sintomi uroginecologici, come l’incontinenza urinaria. Le donne in menopausa possono essere soggette ad una diminuzione del diametro e della quantità dei muscoli periuretrali striati, responsabili degli effetti funzionali legati ai meccanismi di continenza intrinseca ed estrinseca. In aggiunta, il contenuto e la qualità del collagene I e III a livello della fascia endopelvica, sono influenzate e hanno una relazione stretta con le disfunzioni del pavimento pelvico.

La diminuzione del tessuto vaginale e della funzionalità muscolare, sono il risultato di danni a livello nervoso, muscolare, cellulare e del tessuto connettivo, che possono essere causati da stress al pavimento pelvico durante la gravidanza e il parto e dal catabolismo del tessuto vaginale e dalla diminuzione del flusso sanguigno derivante dalla diminuzione degli estrogeni.

Il tessuto connettivo della vagina è composto da fibroblasti e tessuto muscolare liscio, circondato da una matrice extracellulare. Nonostante i fibroblasti siano le cellule principali responsabili per la sintesi e la secrezione del collagene fibrillare, dell’elastina e delle meno numerose componenti non fibrillari, anche le cellule muscolari possono sintetizzare queste molecole. Il collagene e l’elastina sono componenti fondamentali che controllano le proprietà biomeccaniche del tessuto vaginale. La matrice extracellulare si rimodella continuamente, e la sua omeostasi dipende dal bilanciamento tra la sintesi e la degradazione da parte delle metalloproteasi di matrice, che sono controllate da specifici attivatori ed inibitori.

Entrambi i processi sono modulati da mediatori biologici solubili, come i fattori di crescita e i loro recettori, e anche da una rete di segnalazione chimica e meccanica dalla matrice extracellulare, riconosciuta dai recettori transmembrana e dalle integrine.

I collageni fibrillari sono i principali determinanti dell’integrità del tessuto vaginale. Nella vagina sono presenti principalmente i sottotipi di collagene I, III e V. Il collagene I è abbondante nella pelle, nei legamenti, nei tendini e nelle ossa. Forma fibre grandi e forti che sono responsabili della resistenza meccanica del tessuto.

Il collagene di tipo III forma fibre più piccole con una forza tensile minore ed è presente in organi mobili e tessuti che sono ciclicamente stirati come i vasi sanguigni. Il collagene V forma fibre piccole con bassa forza tensile.

I tre sottotipi di collagene, inoltre, copolimerizzano per formare fibrille ibride.

Il collagene V forma il core che è avvolto dai copolimeri di collagene I e III. La proporzione di ogni sottotipo determina la dimensione della fibra e ha un impatto nella forza biomeccanica del tessuto.

Le fibre di collagene sono ulteriormente coperte da collagene XII e XIV e piccoli proteoglicani ricchi di leucina, come la decorina, che partecipa anche nel controllo della fibrogenesi. Le fibre elastiche sono gli elementi chiave dell’architettura dei tessuti connettivi, che sono soggetti alla tensione meccanica e alle forze espansive.

Essi forniscono l’estensibilità e la ritrazione dei tessuti elastici e sono importanti nel mantenimento dell’integrità strutturale vaginale contro le sollecitazioni meccaniche.

La sindrome genitourinaria, di solito, non migliora molto con i trattamenti convenzionali, e i segni e i sintomi tendono a riapparire quando vengono sospesi. Gli obiettivi principali nella gestione della problematica sono alleviare i sintomi genitali e cercare di ripristinare l’ambiente vaginale ad una condizione sana.

Fino ad ora, i trattamenti più comuni includono terapie interattive che utilizzano esercizi per il pavimento pelvico, terapia fisica e farmacologica, training vescicale e terapie farmacologiche continue, oltre a eventuali interventi chirurgici. Vengono anche comunemente prescritti estrogeni; sfortunatamente, gli esercizi per il pavimento pelvico hanno un successo a lungo termine limitato a causa della scarsa compliance, e l’utilizzo di estrogeni può portare ad effetti collaterali importanti.

La luce, in particolare quella nello spettro compreso tra il visibile e il lontano infrarosso, è applicata al tratto genitale femminile da circa 50 anni, tramite dispositivi laser e con altre tecnologie, utilizzando anche una serie di strumenti accessori di delivery, che permettono l’incisione, la coagulazione, la vaporizzazione e l’ablazione dei tessuti.

La fotobiomodulazione viene utilizzata a livello clinico e sperimentale per trattare una lunga serie di condizioni, e si è rivelata importante anche per il ringiovanimento vaginale.

Il tessuto vaginale, come la pelle, può sperimentare lassità con l’invecchiamento o a causa del parto. La microcircolazione e il flusso sanguigno nei tessuti vaginali e uretrali diminuiscono con la menopausa, e il declino degli estrogeni ha un impatto negativo sull’idratazione vaginale e sulla funzionalità della vescica.

La fotobiomodulazione stimola la sintesi di collagene ed elastina nel tessuto vaginale e supporta lo sfintere uretrovaginale e l’uretra, promuovendo la vasodilatazione nella submucosa vaginale e uretrale.

La guarigione è stimolata dalla sovraregolazione di substrati specifici e dall’inibizione dei fattori nefasti. Oltre alla stimolazione della produzione di collagene, viene stimolata la secrezione di varie citochine importanti per la rigenerazione dei tessuti (fattore di crescita dell’epidermide EGF, TGF beta, FGF, ecc…) mentre viene sottoregolata l’espressione di quelle infiammatorie (IL-6, IL-8 e IL-1). Inoltre, la stimolazione della produzione di ATP ha un effetto positivo sulla struttura e sulla funzionalità dei tessuti.

I fattori di trascrizione che vengono rilasciati operano sulla sintesi proteica e controllano la proliferazione cellulare, il rilascio di fattori di crescita e altri mediatori fondamentali dell’omeostasi dei tessuti.

Gli studi condotti fino al momento hanno rivelato che l’utilizzo della fotobiomodulazione è molto promettente, e le misurazioni soggettive della diminuzione della lassità vaginale sono supportate dall’evidenza istologica, che mostra la stimolazione della sintesi di collagene e la normalizzazione dei tessuti indotte dalla luce rossa e infrarossa. Al tempo stesso, non vi è alcuna evidenza di displasie, metaplasie o altri cambiamenti anomali dei tessuti dopo il trattamento.

Questo evidenzia l’efficacia e la sicurezza del trattamento rispetto agli altri interventi comunemente utilizzati.

In estrema sostanza, la combinazione tra luce blu e luce rossa/infrarossa, permette di agire sull’ecosistema microbico, sulla rigenerazione dei tessuti e sulla riduzione dell’infiammazione e dello stress ossidativo, rappresentando un trattamento efficace e privo di effetti collaterali.

La fotobiomodulazione intravaginale è anche utile nel caso di vulvodinia.

KALLISTO, il nuovo strumento ELIOSLAMP, unisce l’efficacia della luce blu a 465 nm e della luce rossa a 630 nm in uno chassis ergonomico, con un’interfaccia semplice da utilizzare.

https://shop.evolutamente.it/it/biohacking-/209-kallisto-ringiovanimento-vaginale-candida.html

RIFERIMENTI:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1572100014000490

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https://www.my-personaltrainer.it/farmaci-malattie/farmaci-vaginosi-batterica.html

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Laser Therapy Improves Vestibulodynia Symptoms

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