Relazione per Congresso: “Nutrire la Salute e la Performance per un Benessere ETICO”. Parte Seconda (prof. Biasiucci, dr. Romano, dr. Ongaro).

Scritto da Angelo

Categorie: Nutrizione

30 Aprile 2015

Di: Angelo

copertina
Foto “rubata” al blog dell’amico Leonardo Rubini

Parte Prima

Il 18 aprile 2015 ho avuto la grande opportunità di poter assistere, con un pass da giornalista gentilmente offertomi dal comitato organizzativo per il lavoro molto apprezzato sul blog, al Congresso “Nutrire la Salute e la Performance per un Benessere ETICO”.

Davvero un evento di portata internazionale organizzato nei minimi dettagli. Contesto, relatori e persino il pranzo ed i coffe break di altissimo livello.

Dopo il prof. Cordain è stato il turno del prof. Biasiucci.
Per più info sul suo CV: qui.

biasiucci

Il suo intervento è stato davvero interessante.
E’ partito da uno studio di un suo maestro: il prof. Maseri.
“Exploring the hidden side of the moon”

Questo studio poneva I primi quesiti sulla veridicità di alcune convinzioni in campo medico per la prevenzione dei problemi cardiocircolatori, prima causa di morte in tutto il mondo!

Il sangue non si aspetta nelle arterie di trovare una placca e reagisce provocando ulteriore infiammazione come fosse aggredito da un agente esterno.
La relazione scientifica: alti livelli di colesterolo come causa di collassi cardiocircolatori ad oggi è inconsistente.

Normalmente gli eventi avvengono di notte quando si è a riposo e sono difficili sotto sforzo.

Il grande studio Interhearth individuò 9 fattori di rischio, tra quelli aggravanti troviamo ad esempio il fumo, il diabete, l’obesità addominale e l’ipertensione. Tra i fattori protettivi invece: la frutta, l’esercizio fisico e modiche quantità di alcol.

Normalmente al crescere dell’età crescono le placche.

Oggigiorno si è arrivato al paradosso che il 17% degli adolescenti già hanno placche!

Un marcatore efficace è la Proteina C reattiva che individua se ci sono processi infiammatori in atto. Questo aiuta a prevedere possibili eventi.
Per il dr. Biasiucci in definitiva il problema è l’infiammazione. L’infiammazione va assolutamente curata all’origine e non “tamponata” come si fa con le buche stradali.

L’infiammazione è un processo essenziale ed ancestrale che ci ha aiutato a sopravvivere ed arrivare ai nostri giorni come specie. Il problema è che la sua potenza oggigiorno ci è più sfavorevole che protettiva.

E’ seguita una parte molto tecnica dove si è parlato del doppio ruolo della interleuchina 17 (infiammatorio ed antinfiammatorio) e del ruolo del CD-31 (protettivo).

Con queste nuove conoscenze si potrebbe arrivare alla produzione di nuovi farmaci più efficaci.

Perché viene l’infiammazione? L’infiammazione può essere causata da:
– Agenti infettivi
– Obesità addominale (ormai epidemica in tutto il mondo)

In Italia abbiamo la popolazione di bambini più obesa di Europa.
Più aumenta la BMI più aumenta il rischio.
Dal BMI si è passato a misurare la sola obesità addominale (viscerale) che è diversa e molto più pro-infiammatoria. Il valore del BMI spesso può essere ingannevole.

L’Hope Study ha individuato che il rischio può essere nei trigliceridi alti, nell’HDL basso e nell’LDL alto.
Questo crea insulinoresistenza, disfunzioni endoteliali e, di conseguenza, più infiammazione.
L’infiammazione è un problema evolutivo. Con l’alimentazione moderna, l’ambiente e lo stress abbiamo più permeabilità intestinale. L’80% del Sistema Immunitario si trova nell’intestino!

L’hearth Study ha dimostrato che, semplicemente adottando una dieta mediterranea, si abbattevano notevolmente i tassi di mortalità.
Secondo alcune review gli w3 non sono del tutto protettivi.

Un altro studio ha dimostrato che nei soggetti col bypass, sottoposti a dieta dimagrante, si abbassano significativamente i livelli di infiammazione.
Il tessuto viscerale è biologicamente attivo e proinfiammatorio.

Successivamente è stato il turno del dr. Romano.
Per più info sul suo CV: qui.

Una sua bellissima intervista rilasciata al nostro blog

romano

Famoso per aver intelligentemente ibridato i principi nutrizionali della zona con gli alimenti “paleo” e per seguire, oltre a numerosi pazienti, anche atleti di elite. Così nacque la PALEOZONA i cui principi sono ben descritti in un interessante libro che si trova in tutte le migliori librerie.

libro

Un intervento oltre che interessante anche molto simpatico e divertente che ha tenuto viva costantemente l’attenzione del pubblico.

La prima cosa che ha detto è una cosa che considero, da ex atleta un vero e proprio postulato:
– La semplice alimentazione non ti farà mai vincere
– Ci saranno sempre atleti che, pur mangiando male, andranno più forte.

Questo è dannatamente vero… Però l’alimentazione una gran mano certamente la da.

Il suo approccio:
– Incrementa la massa magra
– Velocizza il recupero
– Diminuisce la massa grassa
– Conferisce più lucidità mentale

La “dieta a zona” ha come obiettivo l’omeostasi ormonale. In particolare tiene sotto controllo i livelli d’insulina che alla lunga provocano:
– Eccesso di grasso
– Inibizione del rilascio del GH
– Peggiora il livello di trasferimento tissutale di ossigeno
– Migliora l’espressione degli eicosanoidi e di conseguenza del flusso sanguigno.

Mangiare proteine (ndr. animali) invece migliora il rilascio di glucagone che è un potente disintossicante naturale.
La chetosi tuttavia, che si propone più o meno le stesse cose, non va bene per sportivi. Su questo non possiamo che essere d’accordo.

L’ACQUA è la prima fonte per andare forte per uno sportivo. Bisogna sempre essere ben idratati per rendere al massimo.
Perdere 3 litri di acqua col sudore peggiora in modo significativo la performance. Se si è ben idratati la performance può migliorare finanche del 6-7%, che è un’enormità e può fare la differenza tra vincere o perdere.

Più ci si allena più proteine ci vogliono. Per la dieta a zona il massimo consentito è di 2,2 gr. per kg di massa corporea magra (ndr. tabella estrapolabile dal libro di B. Sears “come raggiungere la zona“).

Interessante questo dato: tempo fa il 100% delle cliniche per la cura del diabete proponeva una dieta completamente errata. Ora solo il 97%.

I carboidrati si dividono in favorevoli e sfavorevoli.
200 gr. di pasta per esempio sono equivalenti a 150 gr. di zucchero.

I carboidrati agiscono come una droga.

I pasti dunque devono essere a basso impatto glicemico.

Poi il dottore ammette che gli atleti frequentemente, anche se in paleozona, spesso dopo la gara “sgarrano” al pasta party.

Secondo il dr. Romano fare il carico di carboidrati aumenterebbe si i livelli di glicogeno muscolare fino al 33% ma questo non migliorerebbe la performance.

Le prestazioni, quando ci si è adattati ad utilizzare i grassi, sono molto simili a chi utilizza i carboidrati come fonte di energia principale al 90% del VO2max. Invece al 50% del VO2max chi è abituato ad utilizzare i grassi è nettamente favorito.

Una considerazione importante è che lo switch può avvenire in pochi gg per alcuni soggetti, per altri soggetti ci vuole di più. Fino ad un mese.

Si passa a dare delle indicazioni di massima per gli sportivi:

– Ultimo pasto 3 ore prima della gara/allenamento
– Uno spuntino 30-40 m prima
– Uno spuntino almeno 15m dopo
– Pasto almeno 2 ore dopo.

Il dottore è assolutamente contrario ad utilizzare la finestra” di carboidrati post work-out in quanto rallenterebbe il rilascio di GH ed aumenterebbe l’infiammazione.
Il dottore poi passa a sciorinare un elenco di atleti in paleozona che hanno avuto successo, chi nella performance chi nel perdere velocemente peso (o entrambe le cose).

Gert Thys un maratoneta, Dean Karbazes un ultramaratoneta, Il calciatore Materazzi non più in attività, lo stesso fenomeno Tevez della Juventus. Quest’ultimo caso emblematico perchè è riuscito a perdere in 33 giorni più di 7 kg di massa grassa e mettere ben 3 kg di massa magra tornando in forma come a 18 anni, cosa che, Tevez stesso, pensava impossibile.

Tevez

Un altro calciatore W. Snijder fece un gran mondiale dopo aver intrapreso la paleozona.

L’allenamentore Gigi Cagni è un grande estimatore del metodo. Ha il record di 6 ritiri precampionato di 40 giorni e zero infortuni.

Purtroppo chi pratica sport agonistico è sempre molto infiammato. Conviene ricorrere agli omega 3 per aiutare a recuperare più in fretta. Il dottore consiglia una dose giornaliera di 2,5 gr di EPA + DHA da raddoppiare in caso di necessità (infortunio o sforzo molto intenso).

Il dottore è passato poi a raccontare alcuni casi clinici da egli stesso seguiti: un povero bambino di 12 anni malato di rettocolite ulcerosa che ormai era destinato ad una operazione davvero invasiva. Ebbene, adottando il metodo, già dopo 5 giorni non sanguinava più durante le evacuazioni. Dopo 10 giorni già avrebbe voluto riprendere a giocare a basket! Dopo 2 mesi aveva già recuperato ben 4 kg e finalmente viveva una vita serena.

Poi il caso di una donna di 32 anni malata di sclerosi multipla e tiroidite di Hashimoto che in breve ha recuperato vitalità, peso e forze.

Io mi permetto di commentare l’intervento del dr. Romano. Non ho visto nel suo report casi di atleti in zona/paleozona a lungo termine. Non esisto credere ai dati sciorinati in quanto li ho tastati con mano personalmente ed in tempi non sospetti ma purtroppo alla lunga il metodo, almeno con me e con tanti amici, si è inceppato. Provato ad aumentare i grassi, spostare il rapporto carboidrati/proteine al massimo possibile a favore dei carboidrati, provato a fare anche la finestra post WO… Niente. Le sensazioni di onnipotenza avute nei primi 3 mesi di zona/paleozona non le ho più provate. Il fatto che nella relazione venga citato lo “sgarro” come “inevitabile” mi lascia alquanto perplesso. Inoltre reputo l’insulina un ormone potentemente anabolico. Soprattutto per chi fa sport ad un certo livello deve essere utilizzato a seconda dei momenti per favorire la costruzione di massa muscolare, il recupero dei livelli di glicogeno…

Si è passati alla interessante relazione del dr. ONGARO.
Per più info sul suo CV: qui.

ongaro

“la medicina è intrisa di teoria che raramente diventa pratica”; “la medicina NON è innovativa”.
Così egli ha iniziato la sua relazione, spiazzando tutti gli astanti…

L’ANTIAGING è un settore della medicina nuovo ed abbastanza controverso in quanto potrebbe essere confuso con la geriatria ma si differenzia profondamente da essa in quanto le giuste pratiche antiaging dovrebbero iniziare già in giovane età.

La gente è cresciuta “educata” secondo i principi della medicina miracolo: magari ti salvi ma poi campi male.

La vita media si è allungata, ma la vita media “in salute” si sta accorciando.

Esempio di una signora francese (Jean Calment morta recentemente a 122 anni e 164 giorni (anagrafe attendibile). Ha sempre fumato, mai rinunciato ai dolciumi ed aveva sempre il senso dell’ironia ed il sorriso stampato in faccia.
Esempio di longevità genetica (fortunata).

Ci sono zone nel mondo dove si vive bene ed a lungo come la Barbagia in Sardegna, in Costa Rica ed in Giappone. Il minimo comun denominatore di queste popolazioni è che sono tutti posti isolati lontani dallo stile di vita occidentale:
– Mangiano meno
– Molte verdure
– Hanno un senso di “scopo” anche da anziani (stile di vita tribale)
– Hanno un senso di appartenenza
– Lavorano poco

Il dr. Ongaro ha la fortuna di lavorare con gli astronauti che, stando in assenza di gravità, subiscono un invecchiamento accelerato esattamente sovrapponibile a quello naturale sulla terra.
Perdita consistente di massa magra (muscolo) e massa ossea.
In 6 mesi un astronauta perde la stessa massa ossea che un 50enne perde in 10 anni.
Praticamente studiare gli astronauti è come avere una lente d’ingrandimento per studiare l’invecchiamento naturale dei terrestri.

La medicina ANTIAGING serve ad invecchiare meglio e non semplicemente vivere di più. Ridurre il rischio di malattie croniche, lo stress ossidativo, rallentare il naturale calo immunologico, migliorare la funzione cellulare, sostenere i nostri ormoni…Lenire i processi infiammatori.

Il 70% della spesa medica in USA va per pazienti con ben 5 patologie croniche nei quali s’innescano inevitabilmente effetti collaterali.

In appena 100 anni le malattie sono profondamente cambiate. Se nel 1900 si moriva principalmente di polmonite, tubercolosi e diarrea, nel 2000 si muore principalmente di malattie cardiocircolatorie, cancro ed infarto (malattie tutte legate a problemi cronici e di qualità di vita).

La partita si gioca più o meno con queste percentuali:
50% abitudini di vita salutari (tra cui per esempio il fumo e la dieta);
20% ambiente
20% genetica
10% cure mediche

L’EPIGENETICA studia le interazioni tra questi 4 fattori.

Già nel 1988 B. Eaton ci parlava di dieta occidentale

Ndr. ricordiamo che il prof. Eaton è il maestro del prof. Cordain ed uno dei padri della paleodieta.

Il mondo si è trasformato troppo velocemente e la sindrome metabolica rappresenta una serie di malattie molto compesse causate però tutte dallo stile di vita.
Potrebbe essere individuata con semplici analisi come l’INSULINEMIA o l’EMOGLOBINA GLICATA che però non vengono quasi mai prescritte pur essendo normali esami di laboratorio.

L’invecchiamento può avere 3 modelli:
– GENETICO (raro)
– Farmacologico (che è quello che viene utilizzato nella pratica medica normale)
– Epigenetico (persona che decide, AVENDO GLI ATTRIBUTI, di perseguire un “percorso”).

Percorso che prevede: attività fisica, dieta, relax (gestione dello stress) e supplementazione (integratori).

Sono seguiti esempi di persone che hanno voluto seguire questo percorso: Bob Delmontesque, Charles Eugster (che addirittura ha iniziato questo percorso a 86 anni, ora ne ha 94 ed è in perfetta salute).

Delmo
Bob Delmontesque a 75 anni

Perché invecchiamo?
Evoluzionisticamente siamo progettati per arrivare in perfetta salute all’età riproduttiva. Da punto di vista della natura dopo che ci siamo riprodotti (30-40 anni circa) non siamo più utili. Il programma “genetico” si spegne e si va alla “deriva”.

Ndr. questa cosa mi ha fatto pensare a lungo in questi giorni. Davvero uno spunto interessante.

I pilastri dell’ANTIAGING sono fondamentalmente 4.
– Cibo
– Esercizio
– Ambiente
– Controllo dello stress

CIBO:
La restrizione calorica combatte le malattie metaboliche. Cibi meno calorici ma più nutrienti (ndr. paleo!).
La restizione calorica amplifica i meccanismi di riparazione genetica.
Il cibo ha la capacità di regolare la genetica: NUTRIGENOMICA.

Poi il d. Ongaro ha omaggiato il dr. Cordain mostrando un suo studio del 2005:

“Origins and evolution of the Western diet: health implications for the 21st century”

Questo studio ha cambiato il suo modo di approcciarsi alla dieta.
Infatti, come si evidenzia dallo studio, c’è un abisso tra i livelli minimi ed i livelli ottimali di micronutrienti dieta occidentale vs. dieta del paleolitico.

Non esistono dati scientificamente attendibili che la carne faccia male!
La stimolazione dell’IGF1 (che secondo alcuni provocherebbe il cancro) è la medesima sia con le proteine animali che con quelle vegetali.

ALLENAMENTO:
Bisogna allenarsi (non semplicemente “camminare” o “muoversi“).
Bisogna preservare la massa magra per mantenersi giovani nel tempo.
Bisogna fare attività quotidiana, indicazioni di massima: 3-5 volte a settimana aerobica per rinforzare e tenere allenato il sistema cardiocircolatorio e 2 volte a settimana pesi per la massa magra.
Bisogna tenere un giusto equilibrio tra CATABOLISMO ed ANABOLISMO.

STRESS:
Parte da meccanismi che comunque accelerano l’invecchiamento.
Va controllato con particolari tecniche.

Concetto di “morbidity”. Come si vede dal grafico l’antiaging non si propone di allungare la vita ma semplicemente tenerci in salute ed efficienti più a lungo.
Uno stile di vita sano potrebbe comunque allungarci la vita di 24,6 anni almeno secondo i più ottimisti.

morbidity

Parte Terza

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