Pasti composti come quelli dei nostri antenati del paleolitico danno una risposta ormonale eccellente ed indipendentemente dalle calorie.

Scritto da Angelo

Categorie: Nutrizione | Pillole | Salute

31 Maggio 2015

Adattamento e commento: Angelo

paleo-delivery

Sono ormai assodati i benefici per la salute delle diete “paleolitiche(ndr. non lo scrivo io, ma i ricercatori del recente studio che sto presentando); tuttavia, non ci sono dati precisi su come fossero composti realmente i pasti tipici del Paleolitico.

Nel presente studio, i ricercatori hanno utilizzato principi della dieta paleolitica per comporre alcuni pasti comprendenti ingredienti facilmente reperibili: tipo pesce e varietà di vegetali, questi ultimi selezionati per conferire ricchezza di fibre e fitonutrienti.

I ricercatori hanno poi studiato gli effetti “acuti” di due pasti tipo “paleolitico” (PAL1 e PAL2) e un pasto di riferimento basato sulle linee guida del WHO (REF). Hanno deciso di misurare la glicemia, le risposte ormonali dell’intestino e la regolazione dell’appetito immediatamente dopo il pasto.

Utilizzando un progetto randomizzato cross-over, ad alcuni soggetti sani sono stati somministrati i tre pasti in occasioni separate.

– PAL2 e REF avevano stessa energia/calorie, proteine, grassi e carboidrati;
– PAL1 conteneva più proteine ​​ed energia/calorie (ndr. questo è il punto più interessante!).

Le concentrazioni relative alla Glicemia, all’insulina, al peptide glucagone-simile (GLP-1), al peptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP) ed il peptide YY (PYY) sono state misurate in un periodo di 180 min dopo il pasto. La sazietà è stata valutata utilizzando un punteggio basato sulla “electronic visual analogue scale” (EVA).

Le concentrazioni di GLP-1 e PYY sono risultate significativamente aumentate per tutti i 180 min sia per PAL1 (P=0,001 and P<0,001) e PAL2 (p=0,011 e p=0,003) rispetto al REF.
I punteggi EVA concomitanti hanno mostrato una maggiore senso di sazietà con entrambi i pasti “paleo”.
La concentrazione GIP era significativamente soppressa
.

L’incrementale positivo oltre i 120 minuti per il glucosio e insulina non differiva tra i pasti.

(ndr. per abbassare questi valori non basta un singolo pasto. Un dato simile è logico. Per abbassare questi valori occorre più tempo, in accordo con studi precedenti che abbiamo già pubblicato sul blog).

Il consumo di pasti che seguivano i principi della dieta paleolitica ha comportato aumenti significativi delle incretine e degli ormoni intestinali “anoressizzanti” ed ha aumentato sazietà percepita. Sorprendentemente, questo era indipendente del contenuto energetico/calorico o di proteine ​​nel pasto e suggerisce quindi potenziali benefici per la riduzione del rischio di obesità.

(ndr. le calorie, in paleodieta, non si contano…).

Riferimento:
Br J Nutr. 2015 Feb 28;113(4):574-84. doi: 10.1017/S0007114514004012. Epub 2015 Feb 9.
Plant-rich mixed meals based on Palaeolithic diet principles have a dramatic impact on incretin, peptide YY and satiety response, but show little effect on glucose and insulin homeostasis: an acute-effects randomised study.
Bligh HF, Godsland IF, Frost G, Hunter KJ, Murray P, MacAulay K, Hyliands D, Talbot DC, Casey J, Mulder TP, Berry MJ.

Paleodieta vs. diete standard. Non c’è confronto!

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