Adattamento e commento: Angelo
Sono ormai assodati i benefici per la salute delle diete “paleolitiche” (ndr. non lo scrivo io, ma i ricercatori del recente studio che sto presentando); tuttavia, non ci sono dati precisi su come fossero composti realmente i pasti tipici del Paleolitico.
Nel presente studio, i ricercatori hanno utilizzato principi della dieta paleolitica per comporre alcuni pasti comprendenti ingredienti facilmente reperibili: tipo pesce e varietà di vegetali, questi ultimi selezionati per conferire ricchezza di fibre e fitonutrienti.
I ricercatori hanno poi studiato gli effetti “acuti” di due pasti tipo “paleolitico” (PAL1 e PAL2) e un pasto di riferimento basato sulle linee guida del WHO (REF). Hanno deciso di misurare la glicemia, le risposte ormonali dell’intestino e la regolazione dell’appetito immediatamente dopo il pasto.
Utilizzando un progetto randomizzato cross-over, ad alcuni soggetti sani sono stati somministrati i tre pasti in occasioni separate.
– PAL2 e REF avevano stessa energia/calorie, proteine, grassi e carboidrati;
– PAL1 conteneva più proteine ed energia/calorie (ndr. questo è il punto più interessante!).
Le concentrazioni relative alla Glicemia, all’insulina, al peptide glucagone-simile (GLP-1), al peptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP) ed il peptide YY (PYY) sono state misurate in un periodo di 180 min dopo il pasto. La sazietà è stata valutata utilizzando un punteggio basato sulla “electronic visual analogue scale” (EVA).
Le concentrazioni di GLP-1 e PYY sono risultate significativamente aumentate per tutti i 180 min sia per PAL1 (P=0,001 and P<0,001) e PAL2 (p=0,011 e p=0,003) rispetto al REF.
I punteggi EVA concomitanti hanno mostrato una maggiore senso di sazietà con entrambi i pasti “paleo”.
La concentrazione GIP era significativamente soppressa.
L’incrementale positivo oltre i 120 minuti per il glucosio e insulina non differiva tra i pasti.
(ndr. per abbassare questi valori non basta un singolo pasto. Un dato simile è logico. Per abbassare questi valori occorre più tempo, in accordo con studi precedenti che abbiamo già pubblicato sul blog).
Il consumo di pasti che seguivano i principi della dieta paleolitica ha comportato aumenti significativi delle incretine e degli ormoni intestinali “anoressizzanti” ed ha aumentato sazietà percepita. Sorprendentemente, questo era indipendente del contenuto energetico/calorico o di proteine nel pasto e suggerisce quindi potenziali benefici per la riduzione del rischio di obesità.
(ndr. le calorie, in paleodieta, non si contano…).
Riferimento:
Br J Nutr. 2015 Feb 28;113(4):574-84. doi: 10.1017/S0007114514004012. Epub 2015 Feb 9.
Plant-rich mixed meals based on Palaeolithic diet principles have a dramatic impact on incretin, peptide YY and satiety response, but show little effect on glucose and insulin homeostasis: an acute-effects randomised study.
Bligh HF, Godsland IF, Frost G, Hunter KJ, Murray P, MacAulay K, Hyliands D, Talbot DC, Casey J, Mulder TP, Berry MJ.