MYTH BUSTING: risposta alle più comuni contestazioni da parte dei detrattori del regime dietetico “paleo”. Parte Seconda.

Scritto da Angelo

Categorie: Nutrizione | Salute

13 Settembre 2015

Introduzione: Angelo.

Pescatore

Un grande articolo che davvero mancava in Italia: rispondere alle più comuni osservazioni che i detrattori di un regime “paleo” normalmente fanno…
Autore l’ottimo Alessio che, in passato, ci ha già offerto una grande serie di articoli dedicati allo stile di vita barefoot.
L’articolo è stato diviso in tre parti per facilitare la lettura!

Parte Prima

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di Alessio, barefooter ed EVO trainer

“I sostenitori di questa dieta seguono un piano nutrizionale basato sulle abitudini alimentari dei nostri antenati nel periodo paleolitico, tra 2,5 milioni e 10.000 anni fa. Prima dell’agricoltura e dell’industria, gli esseri umani vivevano come cacciatori-raccoglitori: raccoglievano una bacca dopo l’altra dai cespugli; scavavano tuberi; cacciavano mammiferi fino allo stremo; approfittavano della carne, del grasso e degli organi degli animali uccisi dai grandi predatori, imparando col tempo a pescare con lenze e ami e a cacciare con lance, reti, archi e frecce.
La maggior parte dei seguaci moderni della dieta paleolitica non fa nulla di tutto ciò. La loro dieta, piuttosto, è definita soprattutto da ciò che non fanno: non mangiare latticini o cereali trasformati di qualsiasi tipo, perché gli esseri umani non hanno inventato questi alimenti se non dopo il Paleolitico; eliminare arachidi, lenticchie, fagioli, piselli e altri legumi sono eliminati dal menu, mentre le noci sono ok. La carne viene consumata in grandi quantità, spesso cotta in qualche tipo di grasso animale; a volte mangiano frutta e spesso divorano verdura; gli zuccheri trasformati sono vietati, ma un po’ di miele ogni tanto va bene.”

Il fatto che non si vada a caccia o a pesca non implica un nesso logico che vada ad inficiare il tipo di dieta, risposta confusa e fuori luogo.
Inoltre, non è solo l’alimentazione che deve essere compatibile con i ritmi naturali impressi nel DNA, ma anche i cicli circadiani, ultradiani, l’attività fisica, il riposo e ogni aspetto della vita.
Infatti gli studi scientifici dimostrano come ogni allontnamento dalle esigenze fondamentali dell’uomo, come la libertà, il riposo, l’attività fisica, portino ad ammalarsi, sia fisicamente che psicologicamente.
La malattia non è altro che una deviazione dalla condizione naturale standard che porta alla sofferenza e alla morte nel peggiore dei casi.

Ecco poi che arriva il mito “tutta carne” ; il concetto fornitoci di “grande” quantità rimane indefinito arbitrario e relativo: grande rispetto a cosa? Alle linea guida basate su pseudo scienza obsoleta?
Nelle diete di tipo evoluzionistico si mangia a sazietà, l’unico vero meccanismo che la natura ha fornito ad ogni essere vivente sulla faccia della terra, stravolto e distorto ogniqualvolta ci si allontana dal cibo specie-specifico.
Inoltre è stato visto che è quasi impossibile arrivare ad intossicarci di proteine, perché quando si superano le quantità fisiologiche si sta inevitabilmente male (nausea).
I risultati emersi dai recenti studi scientifici dimostrano che le diete considerate “ricche” di proteine non solo non danneggiano i reni o provocano cancro, ma sono associate ad una salute ottimale, aumentando il metabolismo, promuovendo la salute di ossa e muscoli, e riducendo il rischio di obesità e malattie cardiovascolari. (ndr. basta cercare nel nostro blog gli ultimi studi in materia)
Alla luce di tutto ciò, sono le diete evoluzionistiche ad essere iperproteiche o quelle consigliate dalla vecchia piramide alimentare ad essere ipoproteiche?

Attenzione poi alle false generalizzazioni sulle diete evoluzionistiche, visto che dietro alle diete Paleo si è sviluppato un business che ha snaturato i concetti fondamentali della dieta stessa, creando ibridi e mostri alimentari come paleo-snack, carne di maiale (allevato a cereali), fritture nel lardo o burro, ecc..
Per questo ancora una volta il Maestro Giovanni Cianti si è dimostrato puro e lungimirante proteggendo la sua Evo Diet da business e taroccamenti, mantenendo il concetto fondamentale che si riscontra nella salute dei cacciatori-raccoglitori ed evitando malintesi relativi ad una scorretta interpretazione del concetto di “Paleo” che possono portare si ad un debunking per un fraintendimento dei concetti basilari.

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Il Maestro Giovanni Cianti

La dieta paleolitica non si limita a escludere il cibo-spazzatura (© ML Harris/Corbis), ma vieta ben più dei cibi spazzatura altamente trasformati: nella sua forma più tradizionale, proibisce qualsiasi tipo di cibo che non fosse disponibile ai cacciatori-raccoglitori dell’età della pietra, dai latticini ricchi di calcio, ai cereali fonte di fibre e vitamine fino ai legumi ricchi di proteine.

Vediamo come latticini, i legumi e i tanto decantati cereali integrali cosa fanno di “buono” alla nostra salute…

Molti pensano che il lattosio sia l’unico problema del latte, ma in realtà è uno dei mali minori.
Le caseine sono correlate a resistenza insulinica (anticamera della sindrome metabolica), cancro, schizofrenia, malattie autoimmuni… Inoltre il latte contiene una serie di ormoni destinati ai vitelli (Vedi qui), non agli esseri umani.
I cereali contengono lectine (WGA), frazione gliadinica del glutine (tranne il riso), antinutrienti, inibitori enzimatici, ecc.. che come ben già dimostrato sono correlati a una serie di patologie come malattie autoimmuni (celiachia, psoriasi, sclerosi multipla, SLA, artrite reumatoide, lupus ecc…), schizofrenia, autismo, cancro, ecc..
Quei pochi nutrienti che contengono vengono scarsamente assimilati per via degli antinutrienti e la fibra che contengono è inferiore a quella delle verdure e principalmente di tipo insolubile.
Inoltre i cereali presentano un carico glicemico eccessivo che porta ad iperinsulinemia e iperglicemia croniche, anticamera di obesità, diabete, cancro, ecc..
I legumi contengono lectine tossiche (vedi sopra) e zuccheri che fermentando provocano gonfiore addominale e flatulenza.

Quindi, non vedo come possano essere la base della nostra alimentazione e addirittura si vada ad accusare chi ne sconsiglia l’uso, incredibile!

Il mito del calcio è già stato sfatato più volte. L’importanza è nel suo equilibrio, cioè il calcio assimilato rispetto a quello escreto, non quello meramente assunto, e infatti, è emerso che le proteine animali, ne aumentamo l’assorbimento a livello intestinale mantenendone inalterato quindi il bilancio, e sono positivamente associate alla salute delle ossa.
I cereali come abbiamo visto contengono sostanze tossiche per l’organismo, antinutrienti che bloccano l’assimilazione dei nutrienti fondamentali, uno scorretto rapporto tra omega3 e omega6, e le proteine che contengono loro e i legumi sono di scarso valore biologico e scarsa biodisponibilità.
Inoltre pare siano proprio i danni renali provocati da iperglicemie, iperinsulinemie croniche, pressione elevata e infiammazione costante a provocare i danni renali che portano poi alla difficoltà di gestione dell’acido urico. Quindi, un rene sano riesce perfettamente a gestire gli scarti derivanti dal metabolismo proteico, mentre un rene malato molto meno. Il punto è che il rene si ammala proprio a causa dei cereali e latticini.

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“Ma la logica sottostante alla dieta paleolitica sbaglia in più punti quando fa l’apoteosi di un particolare segmento della nostra storia evolutiva, insistendo sul fatto che siamo biologicamente identici all’uomo dell’età della pietra, e negando i benefici di alcuni dei nostri metodi più moderni di alimentarci”.

Quali?
Ci spieghino allora in che modo ci siamo evoluti; se veramente fossimo evoluti al cibo che consumiamo oggi, non ci sarebbe nemmeno bisogno della scienza della nutrizione, nessun animale sulla faccia della terra che consuma il proprio cibo specie-specifico ha bisogno di un dietologo.

“Le ‘Paleofantasie’ evocano un’epoca in cui tutto il nostro essere – il corpo, la mente e il comportamento – era in sintonia con l’ambiente… ma un’epoca del genere non è mai esistita”, scrive la Zuk nel suo libro. “Noi, come ogni altro essere vivente, nel lungo percorso evolutivo abbiamo sempre subito degli sbandamenti, con gli inevitabili compromessi che sono un segno distintivo della vita”.

Per la risposta alla Zuk, questa volta, citiamo l’articolo di un “moderato” che cerca di vedere le cose con obiettivo distacco riuscendo a cogliere in pieno le assurdità logiche alla base del ragionamento della “scienziata” (o pseudo tale a questo punto); anche qui, ignoranza o mala fede?.
Qui

Sul suo sito, Sisson scrive che “mentre il mondo negli ultimi 10.000 anni è cambiato in molti modi (nel bene e nel male), il genoma umano è cambiato molto poco e quindi prospera solo in condizioni simili“. Questo, semplicemente, non è vero. In realtà, il ragionamento fraintende il modo in cui funziona l’evoluzione. Se gli esseri umani e gli altri organismi potessero prosperare solo in circostanze simili a quelle dei loro predecessori, la vita non sarebbe durata molto a lungo.

Invece a quanto pare sono proprio loro a fraintendere come funziona l’evoluzione: indubbiamente ogni essere vivente ha una certa elasticità, per fronteggiare eventuali cambiamenti, altrimenti come detto la vita non sarebbe durata molto a lungo.
Ma il problema di questo ragionamento sta nella definizione arbitraria di evoluzione e proprio nel concetto intrinseco di elasticità e di cambiamento; esistono dei limiti al “cambiamento” di una specie che si riscontrano nelle teorie evolutive più accreditate derivanti dallo studio paleontologico. Secondo questo illogico ragionamento, altrimenti tutti gli esseri viventi potrebbero fare tutto, cosa che è stata ampiamente smentita alla luce delle grandi estinzioni di massa e da quello che è successo al panda che non si è mai completamente adattato alla dieta vegana nonostante abbia avuto a disposizione ben 7 milioni di anni di tempo. (qui) La risposta ce la fornisce ancora una volta Cianti nella “La dolce catastrofe” spiegando come funziona la teoria evolutiva più accreditata dai paleontologi, la teoria degli equilibri punteggiati.
Pare infatti che a grandi estinzioni di massa si alternino novità evolutive che coprono la nicchia biologica lasciata libera, come l’estinzione dei dinosauri che ha spalancato la porta ai mammiferi. Tali novità genetiche si completano in un periodo relativamente “breve” dove vengono selezionati i geni di una specie e si caratterizzano i tratti fondamentali, ma successivamente si è osservato un periodo abbastanza lungo di “semistasi” che non presenta grosse novità evolutive.
In parole povere, un sapiens non diventerà mai come una mucca e una mucca non diventerà mai come un pollo. Invece di “sconvolgimenti” evolutivi si sono osservati “micro adattamenti” che coinvolgono meccanismi epigenetici lasciando invariato il DNA di base volte a fronteggiare il cambiamento ambientale. Se il cambiamento ambientale però è troppo drastico (vedi dinosauri), l’animale può non riuscire a fronteggiarlo, arrivando all’estinzione di massa e alla creazione di una o più specie completamente nuove (i mammiferi), oppure si arriva ad un lento ed inesorabile declino, come il panda che si trascina verso l’estinzione con una salute disastrosa, obeso flaccido e sterile (vi ricorda qualcuno?).
I tratti fondamentali del sapiens sono rimasti invariati, ossia l’intestino è sempre quello, il patrimonio enzimatico pure, e le esigenze nutrizionali ne sono la prova più lampante visto il disastro nutrizionale delle diete vegane.
Il DNA di base è sempre quello, possiamo accendere o spegnere il gene dell’enzima lattasi o un altro, ma non ne creiamo di nuovi dal nulla, come il panda non è riuscito in milioni di anni a creare quello per digerire la cellulosa (e nemmeno il suo intestino è cambiato di molto, ancora troppo simile a quello degli orsi carnivori per prosperare con una dieta vegana).
Questo è indiscutibile anche studiando quello che siamo OGGI, il nostro stomaco, il nostro intestino, il nostro metabolismo, i nostri enzimi ecc.., non quello che forse ipoteticamente potremmo essere in un futuro…
La Zuk afferma che 10000 anni sono tanti, ma dipende per cosa; per effettuare dei cambiamenti epigenetici che non cambiano il DNA di base ma “rincorrono” le nuove esigenze ambientali sono certamente sufficienti, ma a trasformare l’animale uomo da carnivoro-frugivoro a granivoro non sono di certo stati sufficienti data l’evidenza odierna.
Pare che gli uccelli abbiano iniziato la loro evoluzione dai dinosauri più di 200 milioni di anni fa e hanno cominciato ad assumere la cinetica digestiva “moderna” a partire dal’era Cenozoica, iniziata circa 65 milioni di anni fa, quando è iniziata anche la linea evolutiva dei primati.
Pare francamente improbabile che in poche migliaia di anni si possano assumere le caratteristiche di una specie la cui linea evolutiva è così separata dalla nostra.
Inoltre, secondo alcuni ricercatori, pare che non vedremo mai grosse novità evolutive per la nostra specie anche perché nel nostro modo di vivere moderno manca la pressione selettiva che si riscontra invece in piccoli gruppi di persone isolate a fronteggiare cambiamenti ambientali (come il piccolo gruppo di persone nordiche dell’enzima lattasi).
Comunque, invece di dibattere fantasticamente sul fatto che ci siamo evoluti o che sia o meno possibile e probabile, cerchiamo le prove reali e tangibili di questa fantomatica evoluzione. Per prosperare con una dieta vegetale avremmo bisogno di un intestino molto più lungo, di una camera di fermentazione della cellulosa (cieco che in noi è solo un appendice residuale), magari di una digestione poligastrica come le mucche, di enzimi capaci di digerire le proteine animali ed arricchirne il valore biologico oppure di enzimi capaci di rompere il legame tra prolina e glutammina (gliadina del glutine), di enzimi capaci di convertire efficacemente gli omega 3 vegetali nei fondamentali EPA e DHA, ecc…
Come mai poi i riscontri scientifici dicono che le suddette sostanze presenti nei cibi neolitici sono dannose per la maggior parte della popolazione, lo squilibrio tra omega3 e omega 6 è dannoso, come lo è l’eccessivo consumo di grassi polinsaturi e saturi a dispetto dei monoinsaturi? Come mai non possiamo prendere i nutrienti dalla fibra dei cereali integrali e il loro consumo ha portato i più grandi disastri nutrizionali della storia (pellagra, rachitismo, scorbuto, ecc..).?
Come mai dobbiamo prendere la vitamina B12 da fonti animali?
Se veramente ci fossimo evoluti, non saremmo qui a parlare di queste cose; qui l’evidenza dice che abbiamo bisogno esattamente delle stesse sostanze nutritive di cui avevamo bisogno nel Paleolitico e dobbiamo prenderle dalle stesse fonti, più disarmante di così.
Quindi, anche ammettendo l’eventuale possibilità evolutiva che andrebbe a permettere una maggior tolleranza riguardo a certi tipi di cibi (che è ben lontano dal giustificarne la presenza preponderante sulle nostra tavole), dove sono le prove reali e tangibili di questa decantata evoluzione? Se veramente potessimo prosperare con cereali, latticini e legumi, perchè siamo sempre più malati e lontano dalle condizioni dei cacciatori-raccoglitori e di tutti gli altri animali che vivono in libertà?
Perché i nostri cani e gatti, strappati alla libertà e costretti ad alimentarsi come noi, hanno perso la loro salute e si ammalano delle nostre stesse malattie?
Perché abbiamo sempre più riscontri sui danni provocati dalle caseine e ormoni dei latticini, del glutine e da altre sostanze presenti nei cereali? Non ci siamo evoluti ad essi? (ndr. basta leggere il nostro blog).
Le altre conferme della veridicità delle diete evoluzionistiche arrivano proprio dall’osservazione dei cacciatori-raccoglitori che vengono proiettati nella vita moderna; le loro condizioni di salute crollano, mentre, come evidenziato anche dagli studi tradotti sul questo blog (Per esempio qui), quelli che ritornano in un secondo tempo allo stile di vita paleo recuperano la salute e il benessere. Altre prove arrivano dai ricercatori come Vilhjalmur Stefansson che ha vissuto seguendo la dieta degli Inuit per 5 anni traendone grandi benefici (sono scomparsi tutti i disturbi che aveva).
Al suo ritorno, lui e un suo collega passarono un intero anno continuando a mimare la dieta degli Inuit monitorati all’ospedale Bellevue di New York dimostrando i loro ecclatanti risultati.
Anche i ricercatori che hanno seguito le popolazioni delle isole del Pacifico hanno avuto un netto miglioramento delle condizioni di salute adottando la loro dieta, salvo poi riperderle riprendendo a seguire quella occidentale.

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Parte terza (20/9/2015)

-REFERENZE: 

Giovanni Cianti – La dolce catastrofe, la nutrizione rifondata, Le radici dei Sapiens, Evo forever, A pranzo coi leoni, www.giovannicianti.org, www.evodiet.it

Loren Cordain – The Paleo Diet, www.thepaleodiet.com

African hominin stable isotopic data do not necessarily indicate grass consumption (Villalba, Carrera-Bastos, Cordain)

Implications of Plio-Pleistocene Hominin Diets for Modern Humans (Cordain)

Paleolithic nutrition: what did our ancestors eat? (Miller, Mann, Cordain)

Estimated macronutrient and fatty acid intakes from an East African Paleolothi Diet (Kuipers, Luxwolda, Jannecke Dijck-Brouwer, Eaton, Crawford, Cordain, Muskiet)

Fatty Acid Composition and Energy Density of Foods Available to African Hominids (Cordain, Watkins, Mann)

www.discovermagazine.com

Cholesterol, coconuts and diet on Polynesian atolls: a natural experiment: the Pukapuka and Tokelau Island studies (Prior, Davidson, Salmond, Czochanska)

Food and western disease (S. Lindeberg)

www.staffanlindeberg.com

The paleo cure (Chris Kresser)

www.Chriskresser.com

Nutrition and physical degeneration (Price)

www.westonaprice.org

www.scientificamerican.com

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