Adattamento: Angelo.
Lo studio che vi presentiamo oggi ha esaminato l’associazione tra alimentazione e disturbi mentali confrontando mangiatori di carne e vegetariani. Lo studio ha incluso 4.181 partecipanti di età compresa tra i 18 ei 65 anni ed ha esaminato i tassi di prevalenza dei disturbi mentali in un mese, 12 mesi e tutta la vita.
(per “Tassi di prevalenza” s’intende la percentuale di persone in una popolazione che hanno una particolare malattia per un periodo di tempo specificato).
Sono stati studiati i seguenti disturbi mentali:
– disturbi depressivi: disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico;
– disturbi d’ansia: attacchi di panico (con o senza agorafobia), agorafobia senza storia di attacchi di panico; fobie specifiche, fobia sociale; disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo d’ansia generalizzato;
– i disturbi somatoformi e sindromi: disturbo di Somatizzazione, “disturbo di somatizzazione abbreviata” ipocondria e il disordine del dolore;
– disturbi alimentari: anoressia nervosa, bulimia nervosa (compresi atipico anoressia nervosa e bulimia nervosa).
Lo studio ha rilevato quanto segue:
1- Per quanto riguarda i disturbi depressivi:
I vegetariani dopo un mese di dieta rispetto ai mangiatori di carne avevano un tasso di rischio prevalente più alto del 44% rispetto ai mangiatori di carne; a 12 mesi superiore del 75% e superiore del 48%, su tutta la vita.
2- Per quanto riguarda i disturbi d’ansia:
I vegetariani dopo un mese di dieta avevano un tasso di rischio prevalente più alto del 76% rispetto ai mangiatori di carne; a 12 mesi superiore del 87% , su tutta la vita, superiore del 77% rispetto ai mangiatori di carne.
3- Per quanto riguarda i disturbi somatoformi:
I vegetariani dopo un mese di dieta avevano un rischio prevalente più alto del 72% dei mangiatori di carne; a 12 mesi superiore del 104%; su tutta la vita, superiore del 93% rispetto ai mangiatori di carne.
4- Per quanto riguarda disturbi alimentari:
Per i disturbi alimentari il rischio prevalente non può essere calcolato con precisione. Tuttavia, descrittivamente lo studio ha rilevato un tasso più elevato nel gruppo dei vegetariani sia ad un mese che a 12 mesi che per tutta la vita.
Lo studio ha anche confrontato i tipi di alimenti consumati dai partecipanti con e senza disturbi mentali.
Lo studio ha trovato per il consumo di carne:
1- Per quanto riguarda i disturbi depressivi:
Quelli con tassi di prevalenza ad un mese consumavano il 5,4% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; a 12 mesi consumavano il 6,2% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; con tassi prevalenza su tutta la vita consumavano il 7,6% meno carne rispetto a quelli senza disturbi.
2- Per quanto riguarda i disturbi d’ansia:
Quelli con tassi prevalenza ad un mese consumano il 4,8% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; quelli con tassi prevalenza a 12 mesi consumano il 5,6% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; quelli con tassi prevalenza su tutta la vita consumano il 5,1% meno carne rispetto a quelli senza disturbi.
3- Per quanto riguarda i disturbi somatoformi:
Quelli con tassi prevalenza ad un mese consumano il 7,4% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; quelli con tassi prevalenza a 12 mesi consumano il 5,6% meno carne rispetto a quelli senza disturbi; quelli con tassi prevalenza su tutta la vita consumano il 6,2% meno carne rispetto a quelli senza disturbi.
4- Per quanto riguarda disturbi alimentari:
Quelli con tassi prevalenza ad un mese consumavano 181,3% meno carne rispetto a quelli senza disturbi alimentari; quelli con tassi di prevalenza a 12 mesi consumavano 70,7% meno carne rispetto a quelli senza disturbi alimentari; quelli con tassi di prevalenza su tutta la vita consumava 0,3% meno carne rispetto a quelli senza disturbi alimentari.
I risultati dello studio dimostrano in modo eclatante che le diete contenenti carne sono associate con una migliore salute mentale.
Riferimento:
International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity 2012 Jun 7;9(1):67
Vegetarian diet and mental disorders: results from a representative community survey.
Michalak J, Zhang XC, Jacobi F.
Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22676203