Le origini del genere Homo sono oscure, tuttavia dalla comparsa dell’Homo Erectus, si sono iniziati ad evolvere cervelli più grandi
Adattamento: Angelo
Un interessante lavoro appena pubblicato su Nature.
Le origini del genere Homo sono oscure, tuttavia dalla comparsa dell’Homo Erectus, si sono iniziati ad evolvere cervelli più grandi. Questo come conseguenza di una migliore alimentazione che ha apportato un aumento del fabbisogno energetico giornaliero degli ominidi.
L’H. erectus si differenzia dagli ominidi precedenti per i denti relativamente piccoli con capacità ridotta muscolare di masticazione; una capacità massima della forza del morso più debole ed, infine, anche un intestino più corto. Questa cosa potrebbe sembrare paradossale: la combinazione di aumento della domanda di energia con una contemporanea diminuzione delle capacità di masticazione e digestione. Pertanto si ipotizza che sia stato reso possibile con l’aggiunta di carne la dieta, il tutto processando meccanicamente il cibo utilizzando attrezzi di pietra; ma anche l’introduzione della cottura. Tuttavia la cottura era apparentemente rara fino a 500.000 anni fa, e gli effetti di un’alimentazione carnivora con tecniche di lavorazione al fine di economizzare la masticazione nel paleolitico sono ancora sconosciute.
In questo lavoro, gli studiosi riportano esperimenti che hanno verificato come le tecnologie di lavorazione nel Paleolitico Inferiore abbiano potuto incidere sulla masticazione in termini di forza ed efficacia negli esseri umani che consumavano carne ed organi conservati sottoterra (ndr. probabilmente l’autore intende la frollatura).
Hanno scoperto che, se la carne comprendeva un terzo della dieta, il numero di cicli di masticazione all’anno sarebbe diminuito di quasi 2 milioni (una riduzione del 13%) e la totale forza masticatoria richiesta sarebbe diminuita del 15%. Inoltre, semplicemente affettando e battendo la carne, gli ominidi avrebbero migliorato la loro capacità di masticarla, riducendola in pezzi più piccoli, del 41%, e ridotto il numero di masticazioni all’anno di un altro 5%, e la diminuzione della forza masticatoria richiesta di un ulteriore 12%.
I ricercatori hanno così concluso:
Anche se la cottura ha avuto importanti benefici, sembra che ridurre la carne in pezzi più piccoli abbia potuto migliorare le funzioni masticatorie nel genere Homo e questo, sarebbe stato reso possibile con l’uso di attrezzi di pietra.
Riferimento:
Nature (2016) doi:10.1038/nature16990
Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans
Katherine D. Zin & Daniel E. Lieberman
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