Traduzione ed adattamento: Angelo.
Oggi vi presentiamo un lavoro pubblicato dal prestigiosissimo British Medical Journal.
L’obiettivo del lavoro era valutare l’ampiezza, la validità, e la presenza di pregiudizi sulle associazioni a cui è stata abbinata la vitamina D con esiti diversi sulla salute. Il lavoro è stato eseguito analizzando le prove ottenute attraverso revisioni sistematiche e meta-analisi di studi osservazionali sul plasma di 25-idrossivitamina D o le concentrazioni di D 1,25-diidrossivitamina e studi randomizzati controllati che prevedevano la supplementazione di vitamina D.
Fonti dei dati: Medline, Embase, e lo screening di citazioni e riferimenti.
Criteri di ammissibilità: Tre tipi di studi erano eleggibili per la recensione: le revisioni sistematiche e le meta-analisi che hanno esaminato associazioni di osservazione tra le concentrazioni circolanti di vitamina D e qualsiasi risultato clinico; le meta-analisi di studi randomizzati e controllati che valutavano la supplementazione con vitamina D o composti attivi.
Sono stati selezionate dalla letteratura 107 revisioni sistematiche e 74 meta-analisi di studi osservazionali sulle concentrazioni plasmatiche di vitamina D e 87 meta-analisi di studi randomizzati controllati sull’integrazione della vitamina D. E’ stata verificata la relazione tra vitamina D e 137 studi che comprendono tumori maligni, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, infettive, metaboliche, e altre malattie. Dieci i risultati sono stati esaminati da due meta-analisi di studi osservazionali e meta-analisi di studi randomizzati controllati, ma la direzione dell’effetto e livello di significatività statistica è stata concordante solo per il peso alla nascita (stato materno della vitamina D o supplementazione). Sulla base delle prove disponibili i ricercatori hanno concluso che è probabile un’associazione tra le concentrazioni di vitamina D e peso alla nascita, la carie dentale in nei bambini, la malattia paratiroidea con basse concentrazioni dell’ormone nei pazienti con malattia renale cronica che richiedono dialisi, ma devo essere svolti ulteriori studi e sono necessarie ulteriori prove a conferma per trarre conclusioni più solide. A differenza delle precedenti relazioni, le prove non supportano la tesi che la supplementazione della vitamina D aumenti la densità minerale ossea e riduca il rischio di fratture o cadute nelle persone anziane.
I ricercatori hanno concluso che, nonostante alcune centinaia di revisioni sistematiche e meta-analisi, non esistono prove convincenti di un ruolo chiaro di vitamina D per qualsiasi risultato, ma sono probabili solo alcune associazioni.
Riferimento:
BMJ 2014; 348 doi:(Published 01 April 2014) Cite this as: BMJ 2014;348:g2035
http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g2035
1 Ioanna Tzoulaki lecturer
2 3 Lina Zgaga associate professor
4 John P A Ioannidis professor
5 6 Centre for Population Health Sciences, University of Edinburgh, Edinburgh EH8 9AG, UK;
2 Department of Epidemiology and Biostatistics, Imperial
College London, London W2 1PG, UK;
3 Department of Hygiene and Epidemiology, University of Ioannina School of Medicine, Ioannina 45110,
Greece;
4 Department of Public Health and Primary Care, Trinity College Dublin, Dublin 24, Ireland;
5 Stanford Prevention Research Center, Departments
of Medicine and Health Research and Policy, Stanford University School of Medicine, Stanford, CA 94305-5411, USA;
6 Department of Statistics,
Stanford University School of Humanities and Sciences, Stanford