Di David Permutter autore, tra gli altri, del best seller “Grain Brain”
Traduzione: Angelo.
Abbiamo sicuramente imparato molto sui benefici per la salute della vitamina D negli ultimi dieci anni. Anni or sono era nota solo per l’importanza nel costruire ossa forti e sane, oggi, il suo ruolo nella salute e longevità è riconosciuto universalmente.
Negli ultimi anni, la carenza di vitamina D è stata associata ad un aumentato del rischio di disturbi cerebrali correlati come il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, l’autismo, e persino la demenza. Con riferimento a quest’ultima, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Neurology, ha correlato bassi livelli di vitamina D ad un aumentato rischio di sviluppare la demenza molto maggiore di quanto si pensasse e si avesse previsto.
Lo studio è stato realizzato con una collaborazione di più istituzioni accreditate in tutto il mondo che hanno valutato un gruppo di 1.658 persone anziane che non avevano demenza misurando i loro livelli di vitamina D. Il follow-up medio è stato di circa 5 anni e mezzo. Di questo gruppo, 171 partecipanti hanno sviluppato la demenza, e di questi, 102 avevano conclamata la malattia di Alzheimer. La correlazione tra bassi livelli ematici di vitamina D e rischio di sviluppare demenza è stata molto significativa. Anche avendo una carenza moderata di vitamina D è stata associata con un aumento del rischio del 53% di sviluppare demenza di qualsiasi tipo. I soggetti che erano “gravemente carenti” avevano invece un aumento del rischio di demenza del 122%.
Il dr. David Llewellyn della University of Exeter Medical School, autore principale dello studio, ha dichiarato in un’intervista per ScienceDaily:
“ci aspettavamo di trovare un’associazione tra bassi livelli di vitamina D e il rischio di demenza e malattia di Alzheimer, ma i risultati sono stati sorprendenti – in realtà abbiamo scoperto che l’associazione era due volte più forte di quanto pensavamo… I nostri risultati sono molto incoraggianti, e anche se un piccola percentuale di persone potesse beneficiare di questi nuovi dati, ciò avrebbe enormi implicazioni per salute pubblica data la natura devastante ed i costosi per gestire questa patologia”.
Le implicazioni di questo studio sono profonde. Ci sono più di 5,4 milioni di americani che soffrono di Alzheimer ed è stato stimato che ce ne sono 44 milioni di casi in tutto il mondo. Ancora più interessante è il dato statistico che indica che circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo potrebbero avere bassi livelli di vitamina D, che, secondo questo rapporto, li pone in sostanziale con un aumento del rischio di demenza, ed in particolare il morbo di Alzheimer. Questo studio è relativo alla medicina preventiva rispetto alla demenza e, in particolare, il morbo di Alzheimer. Infatti questa è una malattia per cui, attualmente, non esiste alcun trattamento medico valido, eppure, sembra che bassi di vitamina D svolga un ruolo importante nell’aumentare il rischio.
La supplementazione di vitamina D è stata a lungo una delle miei più frequenti raccomandazioni per i pazienti nella mia pratica clinica, per una serie di motivi. Questa nuova scienza stimolante presta ulteriore supporto non solo per lo screening dei pazienti con bassi di vitamina D, ma anche per i protocolli d’integrazione della vitamina D per preservare la salute del cervello in persone di tutte le età.
Riferimento:
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