A prima vista, questo studio [1] pubblicato su Nature, sembra sancire inequivocabilmente la connessione tra dieta Paleo e carenza di iodio.
Di Alessio
Il lettore meno attento e smaliziato casca subito nell’ingannevole conclusione di uno studio che sembra ben progettato e pare proprio lasciare poco spazio al dubbio.
MA…come al solito, come dicono i nostri colleghi d’oltreoceano: “The devil is in the details”!
Esaminando il testo completo (a pagamento ovviamente…in questo caso se non paghi non scopri la verità e ti bevi la bufala), ne balzano subito all’occhio i difetti.
Lo studio randomizzato ha avuto durata 24 mesi ed ha coinvolto 70 donne post menopausa con età media di 60 anni in sovrappeso / obese che gli autori definiscono “sane” (noi di Evolutamente preferiremmo definirle “non ancora colpite da malattie gravi”, in quanto la sindrome metabolica è essa stessa l’anticamera della maggior parte delle malattie che affliggono la nostra società).
35 di loro sono state assegnate al gruppo dieta paleo, mentre le rimanenti 35 sono state assegnate al gruppo Nordic Nutrition Reccomendations.
Sono stati misurati: l’apporto dietetico di iodio (vedremo in seguito che sarà in realtà un dato mancante), la concentrazione media nelle urine a 24 ore (24-UIC), l’escrezione nelle 24 ore (24-UIE= Iodio / Creatinina * Creatinina attesa nelle 24h), FT3, FT4 e TSH, all’inizio dello studio, a 6 e a 24 mesi.
RISULTATI:
I valori iniziali risultavano uguali per entrambi i gruppi:
24-UIC = 71 mcg/l
24-UIE= 134 mcg/d
A 6 mesi, il gruppo della NNR presentava valori invariati, mentre il gruppo paleo ha subito un decremento:
24-UIC= 36 mg/l
24-UIE= 77 mg/d
Gli ormoni FT4 e TSH sono rimasti invariati per entrambi i gruppi, mentre l’FT3 è diminuito nel gruppo paleo.
In Svezia, oltre metà dell’apporto di iodio deriva dall’utilizzo di sale iodato.
Le linee guida consigliano un apporto di 150 mcg al giorno, con limite inferiore di 70 mcg, considerato il valore soglia al di sotto del quale la tiroide non riuscirebbe più a compensare.
Gli alimenti selezionati per il gruppo dieta paleo comprendevano carni magre, pesce, frutta e verdura, uova e frutta secca, con la seguente ripartizione calorica: 40% grassi, 30% carboidrati e 30 % proteine
La dieta NNR, invece, era così ripartita: 55-60% carboidrati, 25-30% grassi, 15% proteine.
Le diete sono state consumate ad libitum per un periodo di 2 anni.
Ovviamente, il gruppo paleo ha sperimentato una maggiore riduzione di peso, di circonferenza vita e di massa grassa.
Questi risultati erano già stati commentati in un articolo del nostro blog a cura di Angelo:
CARENZA DI IODIO:
E qui lo studio comincia a puzzare:
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Come mai hanno fatto riferimento solamente all’introito calorico e alla ripartizione dei macronutrienti senza riportare le quantità effettive relative ai cibi consumati?
Dove sono finite le informazioni relative ai diari alimentari?
L’unico riferimento agli alimenti è questo:
“After 6 months, subjects on PD had doubled reported intake of foods containing fish, sea food, spawn and caviar from 46.1 to 97.1 g/day.”
“dopo 6 mesi, i soggetti appartenenti al gruppo paleo, hanno raddoppiato l’apporto di CIBI CHE CONTENGONO PESCE E FRUTTI DI MARE, UOVA E CAVIALE DA (UDITE UDITE!!!) 46.1 A 97.1 GR. AL GIORNO!! (Incredibile, “ma non si spaccheranno i reni con tutti quei cibi animali”?)
Poniamo particolare enfasi sul giro di parole: da 46 g a 97 g di cibi che “CONTENGONO” PESCE E…:
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Ma cosa vorrà mai dire? Saranno mica stati utilizzati cibi processati?
Perché i 97 g non sono “reali”?
Dove sono i valori REALI di iodio apportato dalla dieta che dovrebbero essere calcolati dai diari alimentari?
Visto che bastano 80 g di merluzzo per coprire l’intero fabbisogno giornaliero di 150 mcg [2], viene subito da chiedersi che amenità di dieta seguissero veramente queste donne, spacciata ingannevolmente per “paleo”.
Gli alimenti più ricchi di iodio sono proprio il pesce, i frutti di mare e le alghe.
Tutti alimenti spudoratamente e veramente Paleo.
Come si fa quindi a dire che il cibo elettivo del Sapiens porta ad insufficienze di nutrienti?
“The changed dietary pattern was sustained at 24 months (data not shown).”
“I cambiamenti nella dieta sono stati sostenuti fino ai 24 mesi (dati non mostrati)”
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Perché non mostrate sti benedetti dati?
Il testo rimane molto ambiguo e non sono affatto chiari né i tempi né le modalità secondo cui sia avvenuto il cambiamento nella dieta.
Date le premesse e le conclusioni, tale confusione nell’esposizione pone un serio dubbio sulla serietà e sulla mancanza di condizionamenti di questi ricercatori.
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Come mai nell’abstract non si fa alcun riferimento ai valori a 24 mesi ma si trova solo nel testo completo in modo lapidario, grossolano e sbrigativo?
“At 24 months, 24-UIC and 24-UIE increased in the PD-group, compared with at 6 months, probably reflecting commonly occurring difficulties of maintaining a long-term diet.”
“A 24 mesi, i valori sono aumentati nel gruppo paleo, probabilmente perché ci sono difficoltà a mantenere la dieta a lungo termine”.
Per supportare la loro affermazione citano un testo che parla della difficoltà a mantenere regimi dietetici a lungo termine.
Invece di fare affidamento ai dati raccolti si lanciano in ipotesi degne della signora in giallo.
Dai grafici si evince chiaramente che a 24 mesi i valori del gruppo paleo sono tornati praticamente a quelli iniziali.
E che ci dicono?
INCREDIBILE!!!: Hanno accusato le partecipanti di non aver mantenuto la dieta riprendendo le vecchie abitudini senza presentare alcuna prova a riguardo. Secondo questo ragionamento, le signore sarebbero tornate zitte zitte a consumare grandi quantità di sale iodato (visto che a detta degli autori è la fonte principale di iodio per la popolazione svedese).
Questa affermazione, non solo manca di onestà intellettuale, ma va anche ad inficiare la credibilità dello studio stesso in toto.
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Un’ ulteriore conferma della fake Paleo diet
“The PD group was recommended to refrain from manufactured products and restrict table salt consumption. In Sweden, most consumed table salt is iodinated, whereas, the iodization of manufactured and semimanufactured products can vary, because the iodization of salt is voluntary. As salt intake, estimated by 24U-Na, did not differ between groups, salt ingestion in the PD group must have been higher than recommended in the study, probably due to the salt content not always being obvious to consumers. Despite the positive correlation between 24-UIE and 24U-Na in the PD-group suggesting some ingested salt was iodized, the PD group developed mild ID.”
“Al gruppo paleo è stato raccomandato di limitare il consumo di sale e cibi lavorati. In Svezia, la maggior parte del sale da tavola consumato è iodato, mentre il tipo di sale aggiunto ai prodotti lavorati può variare. Siccome il consumo di sodio stimato dall’analisi delle urine era uguale in entrambi i gruppi, l’ingestione di sale nel gruppo paleo dovrebbe essere stato maggiore rispetto alle raccomandazioni, probabilmente a causa di fonti di sale non sempre ovvie al consumatore. Nonostante la correlazione positiva tra 24-UIE e 24U-Na suggerisca il consumo di un po’ di sale iodato nel gruppo paleo, esso ha sviluppato una moderata insufficienza di iodio”.
Ci vuole un Phd, un genio o un Nobel per coglierne le contraddizioni?
- Il gruppo paleo (anche se a questo punto non lo chiamerei più così), mangiava ovviamente cibi processati e salati, in quanto il cibo vero e fresco, consumabile anche crudo, caposaldo imprescindibile della EVO diet e della vera PALEO di Cordain, non può apportare valori di sodio paragonabili ai cibi processati.
Quindi, l’articolo potrebbe già concludersi qui, in quanto la dieta proposta al campione studiato è un fake. Ma noi andiamo avanti per chiederci se si tratti di ignoranza o mala fede.
- Non è chiaro quale sia stata la quantità di sale iodato nella dieta, il termine “SUGGESTING SOME” non mi suona molto rigoroso e scientifico.
- Infine, se si dichiara che la dieta paleo porti ad insufficienza di iodio nonostante il presunto consumo di sale iodato, bisogna proporre e spiegare un meccanismo attendibile alla base e non lanciarsi in semplici anatemi non supportati da dati concreti.
Vergognoso attacco alla paleo dieta del corriere.it il 6/10/2017
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Cosa stanno insinuando?
“If there is lack of motivation, being on a diet is difficult and it is better to drop-out rather than be incoherent with the diet regime, which may affect the results. Therefore, we consider the differences in
iodine levels between the PD and NNR groups were true effects of the dietary changes.
In summary, diets used for reducing obesity may have adverse effects that are not immediately recognized.”
“Se c’è una mancanza di motivazione, mantenere un regime dietetico è difficile ed è meglio abbandonare piuttosto che essere incoerenti, cosa che può andare ad inficiare i risultati.
Quindi, noi consideriamo le differenze nei livelli di iodio tra i due gruppi veri effetti del cambiamento di dieta.
In conclusione, le diete utilizzate per ridurre l’obesità possono avere effetti collaterali che non sono immediatamente riconosciuti”
COME COME COME?
Cerchiamo di entrare nella loro mente contorta: il gruppo paleo sarebbe stato ligio al protocollo per i primi 6 mesi mentre da 6 a 24 mesi avrebbe sgarrato, ingannando così i ricercatori.
Da dove si evincono gli sgarri? Dai diari alimentari non menzionati nello studio?
Dal tasso di abbandono maggiore nella seconda fase? Incolpiamo quindi chi non ha abbandonato di essere disonesto e di aver falsato i risultati?
Utilizzando questo grande ragionamento “inequivocabilmente scientifico” degno dei programmi della De Filippi, gli autori arrivano a concludere che i risultati a 6 mesi sono sicuramente attendibili, mentre quelli a 24 mesi, che contraddicono quello che vogliono dimostrare, non lo sono per colpa dei partecipanti.
Attenzione poi, non pensate di voler dimagrire perché fa male alla salute, meglio essere obesi e infiammati.
Detto questo, l’ importanza dello sfruttamento di fonti marine di cibo è stata sottolineata da un punto di vista evoluzionistico sia dal grande Frits Muskiet [3], che dal dr. Jack Kruse [4], che ha anche puntualizzato più volte che una vera dieta paleo non può prescindere da pesce e da frattaglie.
In ultima analisi, il consumo eccessivo di crocifere e frutta secca, ricche di goitrogeni, può inibire l’assorbimento dello iodio [5].
Da notare che nello studio l’unico alimento ricco di grassi citato è proprio la frutta secca, che presumibilmente è andata a rappresentare la maggior parte di quel 30% di calorie derivanti dai grassi.
UN’ ULTERIORE SOSPETTA COINCIDENZA
Nell’introduzione gli autori puntualizzano che l’apporto minimo di iodio di 70 mc al giorno corrisponde ad un UIC di 35-40 mg/l, considerato il range minimo di compensazione tiroidea:
“However, an intake as low as 70 μg iodine/day is the lowest intake level that the thyroid can compensate for, corresponding to a median urinary iodine concentration (UIC) of 35–40 μg/l.
In pratica, questi livelli sono associati ad una lieve insufficienza di iodio, visto che non hanno un grosso impatto sugli ormoni tiroidei ma potrebbero comunque portare al gozzo multinodulare.
Esso è dovuto proprio al meccanismo compensativo della tiroide a fronte di livelli insufficienti di iodio.
“Moderate to severe ID results in hypothyroidism with increased conversion of free thyroxine (FT4) to free triiodothyronine (FT3). In mild ID, FT4 and thyreotropin (TSH) are unaffected,whereas, multi-nodular goiter is common in all levels of ID.”
“L’insufficienza di iodio da moderata a grave provoca ipotiroidismo con un incremento della conversione di FT4 in FT3. L’insufficienza moderata, non provoca alterazioni di FT4 e TSH, nonostante il gozzo multinodulare sia comune in tutti i livelli.”
Ma allora qual è il problema?
La coincidenza strana è che il gruppo paleo sia caduto praticamente all’unanimità nel range relativo alla “moderata” insufficienza, difficile da collegare ad una compromissione della funzionalità tiroidea.
Pare proprio che gli autori fossero partiti per dimostrare l’impatto sugli ormoni tiroidei, ma non avendo trovato alcunchè di rilevante, si siano lanciati nel supporto di questa ipotesi tralasciando ulteriori approfondimenti in merito.
“We have not performed any statistical analysis on thyroid dysfunction (hyper- or hypothyroidism) because of the low number of abnormal values, and especially given the absence of group differences in thyroid hormone levels.”
“Non abbiamo effettuato alcuna analisi statistica relativa alla disfunzione tiroidea a causa del numero ridotto di valori anormali e dell’assenza di differenze tra i livelli ormonali nei vari gruppi”.
L’unico valore diminuito a 6 mesi nel gruppo paleo è l’FT3, mentre gli altri sono rimasti inalterati:
“TSH, FT4 and FT3 levels did not differ between groups at any time except for FT3 at 6 months, which was lower in the PD group.”
Come ti faccio tornare i conti:
Il problema è che nella moderata e severa insufficienza di iodio dovrebbe essere proprio il contrario:
“In general, ID results in an increased FT3/FT4 ratio, which maintains the level of active
hormone. In this study, the FT3/FT4 ratio was lower in the PD group, which is difficult to interpret, as caloric restriction lowers FT3. However, there were no changes in FT4 and TSH consistent with moderate ID; so the PD group was defined as mild ID at 6 months.”
“In generale, l’insufficienza di iodio risulta in un incremento del rapporto FT3/FT4, per mantenere il livello dell’ormone attivo. In questo studio, tale rapporto è stato più basso nel gruppo paleo. Il risultato è difficile da interpretare, visto che la restrizione calorica riduce i livelli di FT3. Tuttavia, non sono stati riscontrati cambiamenti nei livelli di FT4 e TSH consistenti con una moderata insuffcienza di iodio; quindi, il gruppo paleo è stato definito come lieve insufficienza a 6 mesi”.
Facciamo chiarezza:
Siccome i livelli ormonali sono in contraddizione con ciò che volevano dimostrare gli autori, è stata definita una lieve insufficienza per far quadrare il discorso.
Che bella “coincidenza”, i livelli di UIC si sono assestati proprio su valori borderline, i valori di FT4 e TSH sono rimasti sostanzialmente inalterati e l’atteso aumento del rapporto FT3/FT4 è stato supercompensato dalla diminuzione dell’FT3 dovuto alla restrizione calorica.
Il tutto puzza di sceneggiatura Hollywoodiana.
Inoltre, una vera dieta Paleo / EVO ad libitum resetta i meccanismi fame-sazietà permettendo di assestarsi sulla quantità calorica ideale.
Il concetto di restrizione calorica forzata, ritenuta causa della diminuziione dell’FT3, non c’entra praticamente nulla con il paradigma di dieta evoluzionistica, ma è più coerente con un meccanismo architettato ad hoc in laboratorio per far tornare i risultati a proprio favore.
CONCLUSIONE:
Nonostante il metodo abominevole e il condizionamento evidente degli autori di questo studio, si palesa il fatto che il concetto più vero di dieta evoluzionistica viene ogni giorno distorto e modificato a piacimento.
Ricordiamo e ripetiamo fino alla nausea che la VERA dieta Paleo/Evo non è una moda alimentare per la perdita di peso che esclude cereali, legumi e latticini, ma rappresenta il cibo specie-specifico dell’essere umano:
cibo con la massima densità di nutrienti e dal minimo contenuto di tossine e antinutrienti, teoricamente consumabile anche crudo, che ha accompagnato l’uomo durante il suo percorso evolutivo.
Diffidate dalle imitazioni propagandate anche da alcuni medici e nutrizionisti e affidatevi a persone con ESPERIENZA nel campo.
Giudicate i risultati, non amate o odiate a priori i vostri coach in base a pezzi di carta appesi alle pareti.
Lasciate perdere i millantatori e chi si vanta di non aver mai avuto difficoltà e fallimenti.