IL FUNERALE DEL METODO COIMBRA – VITAMINA D

Scritto da Angelo

Categorie: integratori | Salute

26 Aprile 2023

Questo studio1 fresco fresco smonta una volta per tutte la bufala antiscientifica del metodo Coimbra e tutti i protocolli che prevedono integrazione più o meno selvaggia di vitamina D per sopprimere i sintomi delle malattie infiammatorie e “autoimmuni”.

I ricercatori hanno valutato il controllo posturale e le funzioni cognitive in pazienti soggetti a sclerosi multipla a decorso recidivante-remittente (SM-RR), la forma più comune2. Circa l’85% delle persone diagnosticate ha inizialmente questa forma, caratterizzata da episodi acuti di malattia (‘poussè’ o ‘ricadute’) alternati a periodi di completo o parziale benessere (‘remissioni’). La forma RR può essere anche distinta in attiva (presenza di ricadute e/o evidenza di attività di malattia alla risonanza) o non attiva, così come con peggioramento (incremento confermato della disabilità per un periodo di tempo determinato dopo una ricaduta) o senza peggioramento.

Lo scarso controllo posturale e le disfunzioni cognitive sono complicanze consolidate della SMRR, senza che vi sia ancora un rimedio efficace. Le ultime ricerche hanno cercato di valutare i potenziali e indipendenti effetti immuno-modulanti della vitamina D3 e delle radiazioni ultraviolette nella gestione della malattia.

I ricercatori coinvolti in questo studio hanno voluto studiare l’efficacia della radiazione ultravioletta B a banda larga (UVBR) rispetto a una dose di carico moderata di integrazione di vitamina D3 per migliorare il controllo posturale e le funzioni cognitive.

I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: Il gruppo UVBR ha coinvolto 24 pazienti, che hanno ricevuto sedute per 4 settimane, mentre il gruppo vitamina D3 ha coinvolto 23 pazienti, che hanno assunto un’integrazione per (50 000 UI/settimana) 12 settimane.

Entrambi i programmi terapeutici sono risultati statisticamente uguali nel migliorare il controllo posturale e le funzioni cognitive.

Tuttavia, dal punto di vista clinico, la terapia UVBR è risultata più conveniente grazie al tempo di trattamento più breve e alla percentuale di cambiamento più elevata per tutte le misure testate.

Ecco allora che arriva puntuale l’obiezione del medico Coimbra…”ma comunque anche l’integrazione è efficace, e poi hanno integrato poco…io avrei dato 50 mila unità al minuto sparate direttamente in flebo…”

– A parte il fatto che la fototerapia da risultati più veloci, migliori ed è più economica…

– A parte il fatto che permette di produrre vitamina D in modo autoregolante evitando di intossicarsi inutilmente… Durante l’esposizione alla luce solare, dopo che la previtamina D3 è stata prodotta, essa assorbe le radiazioni solari UVB e si isomerizza in due fotoprodotti principali, il lumisterolo3 e il tachisterolo3.
Pertanto, quando la pelle è esposta alla luce solare, può convertire solo circa il 15% del 7-deidrocolesterolo in previtamina D3. Ogni ulteriore esposizione determina un fotoequilibrio in cui la previtamina D3 viene convertita in lumisterolo3 e tachisterolo3, oppure riconvertita a 7-DHC. Inoltre, quando la vitamina D3 viene prodotta dalla previtamina D3 nella pelle, se viene esposta alle radiazioni solari UVB, assorbendole viene convertita in diversi suprasteroli e 5,6-trans-vitamina D3. Inoltre, la previtamina D3 può essere convertita in diversi tossisteroli. Pertanto, indipendentemente dalla quantità di sole a cui ci si espone, non si verificherà mai un’intossicazione da vitamina D, perché qualsiasi eccesso di previtamina D3 e di vitamina D3 viene fotodegradato in prodotti privi di attività calcemica.
Inoltre, la pletora di metaboliti che vengono prodotti unicamente tramite l’esposizione alla radiazione UVB sono tutti biologicamente attivi e non vengono prodotti con l’integrazione.

Insomma, l’esposizione al sole è come il maiale… Non si butta via niente!

Infatti, questa miriade di fotoprodotti presenta numerosi effetti biologici, come la regolazione della crescita delle cellule epidermiche e la riduzione del rischio di cancro della pelle. Il lumisterolo3, se convertito in 1,25-diidrossisterolo3, può infatti avere effetti antitumorali. Alcuni suprasteroli hanno anche un’attività antiproliferativa nei cheratinociti umani in coltura. Pertanto, una sensibile esposizione al sole per produrre previtamina D3, vitamina D3 e i suoi fotoprodotti, può avere molti benefici aggiuntivi rispetto alla semplice assunzione di un integratore di vitamina D3 o all’ingestione di vitamina D3 da fonti alimentari.

– A parte il fatto che grazie alla fototerapia si produce la forma solfata, la più biologicamente attiva4…

Molti studi dimostrano che l’integrazione di vitamina D non è in grado di riprodurre i benefici della luce solare. Inoltre, un’eccessiva integrazione può aggravare la carenza sistemica di solfato, che determina un accumulo di calcio nelle arterie.
La sintesi dei solfati nella pelle cattura l’energia solare. Un’adeguata esposizione alla luce solare sia per la pelle che per gli occhi è fondamentale per la nostra salute a lungo termine.
Tra le altre funzioni, il solfato supporta la salute dei vasi sanguigni, l’alimentazione “elettrica” dell’organismo e il sistema di distribuzione di molecole importanti come il colesterolo, la vitamina D, la dopamina e la melatonina.
È dimostrato che la luce solare protegge da cancro, malattie cardiache, ipertensione e fratture ossee.

Nella pelle, il solfato viene coniugato sia con la vitamina D che con il colesterolo, rendendo le molecole di solfato, altrimenti insolubili in acqua, idrosolubili. Ciò facilita notevolmente il loro trasporto nel sangue, perché non devono più essere racchiuse all’interno di particelle lipidiche come le lipoproteine ad alta densità (HDL) e le lipoproteine a bassa densità (LDL). L’esposizione alla luce solare produce quindi colesterolo e vitamina D nella forma solfata, con tutti i benefici che ne conseguono.

I benefici dell’esposizione alla luce solare (e dell’utilizzo di dispositivi che ne utilizzano le lunghezze d’onda più biologicamente attive), quindi, vanno ben oltre la vitamina D.

A parte tutto questo, che già basta e avanza per celebrare il funerale del metodo Coimbra e di tutti i protocolli che prevedono un’integrazione di vitamina D più o meno selvaggia… i meccanismi alla base dei miglioramenti nella sclerosi multipla sono diversi.

• Con l’integrazione si vanno a spegnere i sintomi, ossia si staccano i “fusibili” delle spie sul cruscotto della macchina, ma purtroppo se non si affrontano i problemi al motore, prima o poi “rimarrete a piedi”. Stessa cosa avviene con la malattia: si spengono solamente le manifestazioni, ossia le reazioni naturali che ci avvisano che qualcosa non va, mentre la patologia avanza inesorabile e silente.

• Con l’esposizione alla radiazione UVB si instaurano altri meccanismi virtuosi indipendenti dalla vitamina D e che vanno alle radici del processo patologico, invece di spegnere semplicemente la sintomatologia.

Questo è già stato ben spiegato in altri studi, di cui avevamo già discusso in questo articolo del blog:

FOTOTERAPIA UV PER LA SCLEROSI MULTIPLA

Riportiamo i punti salienti per unire i puntini:

…è stato riscontrato che “la deficienza di vitamina D ha effetto protettivo sull’encefalomielite autoimmune sperimentale, un risultato diametralmente opposto all’ipotesi originale”.
Addirittura…

Ciò che in questi modelli è stato in grado di mettere in remissione la malattia è l’ipercalcemia, causata da un eccesso di 1,25(OH)2D3 (ricordiamo che il rapporto tra la forma “attiva” e quella di “deposito” dipende dai processi infiammatori in atto nell’organismo5), anche se alcuni studi hanno dimostrato una correlazione tra livelli elevati di calcio e la severità della malattia, suggerendo una probabile risposta bifasica derivante da meccanismi legati al sistema immunitario.

Quindi, il “miglioramento” temporaneo dei sintomi è collegato a un grave rischio a lungo termine, con una calcificazione dei tessuti molli, rischio di osteoporosi e in ultima battuta una compromissione irreversibile degli organi.

Invece, la fototerapia UVB a banda stretta (300-315 nm- quella utilizzata dai dispositivi per fototerapia ELIOSLAMP) è in grado di prevenire e sopprimere l’encefalomielite autoimmune nei modelli sperimentali a fronte di modesti cambiamenti nei livelli di 25(OH)D3, mentre (udite udite!), l’1,25(OH)2D3 contrasta addirittura l’efficacia dell’UV nella soppressione della malattia (sempre per via del collegamento con i processi infiammatori).

Ovviamente, la chiave è sempre “normalizzare” e bilanciare i livelli piuttosto che sopprimere o far produrre X o Y, ed è proprio quello che fa la radiazione UVB.

La prova del 9 è arrivata utilizzando topi soppressi dell’enzima Sc5d, incapaci di produrre 7-DHC, topi incapaci di produrre 1,25(OH)2D3 (Cypi27B1) o topi soggetti a inibizione dei VDR.
I risultati mostrano inequivocabilmente che né i metaboliti della vitamina D né i VDR sono necessari per la soppressione dell’encefalomielite autoimmune operata dagli UV.

La radiazione UV, sotto la quale ci siamo evoluti per milioni e milioni di anni, modula il “sistema immunitario” mediante molti meccanismi indipendenti dalla vitamina D.

Al posto di utilizzare la definizione “modulazione immunitaria”, in base alle ultime evidenze in nostro possesso, è meglio dire che la radiazione UVB opera un vero e proprio bilanciamento redox6, unico parametro fondamentale che rappresenta il crocevia tra salute e malattia.

Una volta che le reazioni redox sono a posto, la salute è garantita.

I ricercatori più famosi del settore, come H.F. DeLuca, sostengono che in base ai loro modelli relativi all’encefalomielite autoimmune sperimentale, la sclerosi multipla non può essere trattata con la vitamina D; anzi, i loro modelli suggeriscono che tali terapie sono addirittura cointroindicate7.

Ci dispiace veramente tanto per i medici che hanno creduto a questa ennesima “panacea”, ma ci dispiace ancora di più per i loro pazienti, illusi e intossicati! Tanto, alla fine, i primi si sparano i selfie nei resort di lusso, mentre i secondi devono fare i conti non solo con la loro patologia che non “guarirà” mai, ma anche con i potenziali effetti nefasti a medio-lungo termine causati dall’integrazione.

Comunque, non ci vuole un genio a capire che in base alla regola dei mismatch evolutivi, qualsiasi approccio che esula e si discosta dal nostro percorso evolutivo in Natura prima o poi presenterà il suo conto salato.

La radiazione UVB, invece, vuoi che arrivi da una lampada, vuoi che arrivi dal sole, è sempre quella. Si tratta di onde elettromagnetiche/fotoni…

ULTIMISSIMA COSA!

Pensate che lo studio è stato fatto utilizzando lampade per fototerapia molto grossolane con una tecnologia non adeguata UVB a banda larga.
Le nostre lampade non solo hanno il top della tecnologia UVB a banda stretta PHILIPS ma hanno anche un particolare brevetto che “contamina” l’UVB a banda stretta con un UVA a banda larga che sinergizza e rende le nostre lampade le più efficaci al mondo nel loro genere.

PER UN APPROFONDIMENTO SULLA TECNOLOGIA:

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https://elioslamp.com/

RIFERIMENTI:

1- https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1360859223000840

2- https://www.aism.it/sclerosi_multipla_forme#sm-rr

3- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3897598/

4- https://www.westonaprice.org/health-topics/sunlight-and-vitamin-d-theyre-not-the-same-thing/#gsc.tab=0

5- https://shop.evolutamente.it/prodotto/vitamina-d-perche-supplemementarla-e-autolesionismo-puro/

6- https://www.medicaljournals.se/acta/content/html/10.2340/00015555-1905

7- https://pubs.rsc.org/en/content/articlelanding/2017/pp/c6pp00308g#!divAbstract

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