Ormai è diventato di moda spendere un sacco di soldi in test di ogni tipo.
Quelli più gettonati, ultimamente, sono quelli genetici e quelli del microbiota.
Nel suo strepitoso editoriale, pubblicato qualche giorno fa, Angelo Rossiello ha spiegato in modo inequivocabile come i test genetici siano diventati una bolla commerciale per far guadagnare medici e nutrizionisti inetti.
Editoriale di Angelo Rossiello: alcune considerazioni sui test genetici
Ora, grazie a questa ultima pubblicazione (uscita su Nature [QUI]), anche lo scetticismo del team di Evolutamente riguardante i test del microbiota pare confermato.
La biodiversità microbica, in generale, è considerata un indicatore di un ecosistema sano, e fin lì…
Ma alcuni studi recenti, hanno evidenziato che i test del microbiota fecale portano con sè molte variabili confondenti, che rendono difficile trovare veri e propri nessi di causalità.
“Lo sviluppo di un ecosistema è un processo dinamico, e l’analisi del microbiota fecale rappresenta solamente una fotografia che ne coglie un particolare momento”.
Sareste in grado di parlare della vita di una persona semplicemente guardando le foto della sua prima comunione o sfogliando il suo album di matrimonio?
Infatti, il profilo microbico è influenzato da variazioni continue determinate da una moltitudine di fattori (dieta, stile di vita, esposizione al sole, ecc…).
“La ricchezza del microbiota fecale, se utilizzata come biomarker isolato, non può fornire informazioni relative alla stabilità e alla resilienza dell’ecosistema intestinale, e men che meno alla salute dell’host.”
Gli autori puntualizzano che occorre rivedere e ricontestualizzare i biomarkers utilizzati fino a questo momento.
CHE CONCLUSIONI POSSIAMO TRARNE?
- Il microbiota è un’entità estremamente variabile (vedi variazioni stagionali dei cacciatori raccoglitori [QUI]).
- Non è possibile trarre conclusioni definitive relative alla resilienza ecosistemica solamente analizzando campioni fecali.
- Le interpretazioni date dalle società analizzatrici sono pure e semplici speculazioni.
Infatti, secondo le raccomandazioni di questi sedicenti esperti, dovremmo abbracciare diete praticamente vegane!
Ragionate gente!
Seguendo il loro filo logico, quindi, gli Inuit, gli Ache, e la maggior parte delle tribù di cacciatori raccoglitori (la cui dieta era composta principalmente da cibi animali), si sarebbero dovute estinguere decine di migliaia di anni fa…
Invece, caso strano, sono un esempio lampante di perfetta salute!
Per non parlare dei Mongoli, che hanno conquistato gran parte pianeta seguendo una dieta prettamente carnivora!
Ma che favola ci vogliono raccontare?
Come mai, cari amici, grandi professionisti come quelli di Paleomedicina Hungary (di cui avremo presto una succulenta e stratosferica intervista), hanno dimostrato senza ombra di dubbio che una dieta paleo chetogenica carnivora, riduce la permeabilità intestinale rispetto ad altre diete “paleo”, dominate da cibi di origine vegetale?
A questo punto, anche la persona più demente dovrebbe cogliere le contraddizioni, giusto?
Per non parlare delle continue raccomandazioni di bombardare cronicamente l’intestino di probiotici…
Come abbiamo scritto sul nostro libro “Vivere Secondo Natura” (ordinabile QUI), i probiotici funzionano veramente sul breve periodo, ma non costruiranno MAI un ecosistema stabile e resiliente.
Dopo alcuni giorni dall’assunzione, tutto torna come prima…
CONCLUSIONI
Al momento, l’unico vero approccio razionale è consumare una dieta e adottare uno stile di vita che producano risultati misurabili.
Questo indipendentemente dalle raccomandazioni di pseudo-esperti, affezionati a parametri assolutamente aleatori.
Insomma, occorre un approccio ingegneristico-pratico, basato sull’evidenza, che fornisca risultati dimostrabili sul lungo periodo.
Rimanete sintonizzati e ne vedrete delle belle…
Alessio Angeleri