Editoriale di Angelo Rossiello: considerazioni sull’impresa sportiva di Ester Ledecka

Scritto da Angelo

Categorie: Nutrizione

14 Marzo 2018

Per coloro che non lo sapessero, Ester Ledecka è un’atleta ceca che è entrata nella storia sportiva del suo paese ma anche mondiale per aver vinto alle ultime olimpiadi invernali due medaglie d’oro in de discipline “quasi” aliene tra di loro: lo sci alpino, il Super G e lo snow board.

Qui l’articolo sull’impresa della Gazzetta dello Sport

Indubbiamente l’impresa di questa ragazza ceca resterà negli annali storico-sportivi.
Impresa che va ben oltre la “scienza” e la “teoria” dei grandi allenatori moderni e passati… Ultra-specialistici nel tentativo di trovare il massimo della prestazione in un singolo sport. Addirittura osserviamo specialisti della specialità!
Esempio fondisti che partecipano solo a gare sprint, o solo a gare di lunga distanza…
Nel caso di questa ragazza si parla di “fenomeno”, di “atleta fuori dal comune”… Ecc…
I grandi preparatori, allenatori, teorici dello sport non riescono a trovare altre spiegazioni.
Io la penso totalmente in modo diverso! Per carità, lasciando tutti i meriti a questa ragazza che è, e resta, fenomenale!
Sarò probabilmente in errore… Ma io credo che l’ultra-specializzazione sia più deleteria che altro.
Praticare altre discipline a contorno della propria, sia come cross training che proprio come agonismo, possa essere sinergico. Possa sviluppare altre attitudini ed adattamenti.
Esempio pratico: vediamo il fenomeno norvegese Klaebo dello sci di fondo. Lui vince a mani basse gare sprint (alle olimpiadi ha vinto per distacco!), ma vince anche 10 km e persino gare da 30 km…
Stesso dicasi per la sua connazionale Marit Bjørgen, vince dagli sprint alle maratone di 30 km…
Anche la mia personale esperienza (da amatore evoluto) ha rispecchiato questo. Per esempio allenandomi contemporaneamente in bici da strada e mountain bike ha aiutato e migliorato entrambe le discipline. La mountain bike ha migliorato la mia sicurezza di guida su strada ma soprattutto la potenza aerobica. Viceversa la bici da strada ha dato modo di migliorare il fondo in mountain bike e la tenuta sulle salite lunghe.
Va bè facile fino a questo…
Ma il passaggio al triathlon (già in tarda età, a 41 anni e dopo oltre 15 anni di ciclismo) ha migliorato ulteriormente la mia performance in bici nonostante l’allenassi meno della metà rispetto a prima.
Ipotizzo: nuotare può aver migliorato il mio ritmo respiratorio, correre potrebbe aver migliorato ulteriormente la mia tenuta all’acidosi.
Parlo non a sensazione, ma test e risultati alla mano.
Di contro, andare in bici mi ha fatto andare subito forte nel podismo, soprattutto in gare in salita, trail o sabbia dove serve tanta forza muscolare.
Oltretutto la multi-disciplinarità offre il vantaggio di variare gli allenamenti, adattarli alle condizioni climatiche e sicuramente divertirsi molto di più!
Tutto questo sproloquio solo per dire che: come per la scienza medica, credo che anche nella scienza dello sport i nostri preparatori, medici, specialisti… Ancora non ci hanno ancora hanno da studiare, sperimentare…
Insomma non ci hanno capito poi così tanto!
Buona giornata a tutti.

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