L’obesità è sempre più un problema serio e grave, al quale si associano direttamente disturbi metabolici, cardiovascolari, probabilmente alcune forme tumorali.
Nella ricerca, c’è una notevole mole di studi relativi alle diete chetogeniche, con apporti molto bassi di carboidrati e più elevati di grassi.
Innanzitutto le chetogeniche risultano utili in ambito clinico, per trattare alcune malattie ma anche per gestire il dimagrimento di alcuni pazienti. I dati in nostro possesso confermano l’efficacia delle diete chetogeniche nel contrasto, a breve e medio termine, dell’obesità e del rischio cardiovascolare.
Molti medici tuttavia ritengono che siano dannose.Ciò che risulta dalla review del dott. Paoli è che:
– le diete chetogeniche sono efficaci per la riduzione del grasso corporeo, anche se c’è ancora discussione sui meccanismi attraverso i quali opera questa riduzione. Sono più efficaci delle diete con pochi grassi;
– secondo alcuni autori potrebbero proteggere dal declino cognitivo associato all’obesità;
– hanno effetti positivi sull’umore delle persone in sovrappeso (anche se i primi 4-5 giorni può avvenire il contrario);
– migliorano nei soggetti insulino-resistenti anche la capacità di gestione dei livelli di glicemia;
– migliorano i marker della sindrome metabolica, più delle diete con pochi grassi;
– potrebbero avere effetti positivi contro i rischi di cancro;
– in base ai dati disponibili, nel tempo medio e lungo dovrebbero comportare minori rischi dell’effetto yo-yo e del recupero del grasso perso;
– dimostrano effetti benefici rispetto ai fattori di rischio cardiovascolare. Ridurre i carboidrati riduce il colesterolo totale, aumenta i livelli di HDL, riduce i trigliceridi, aumenta il volume e la dimensione delle particelle di LDL (che sembrano essere dannose, per semplificare, solo quanto sono piccole: se sono piccole cioè sono più aterogeniche);
– non si riscontrano problemi a carico dei reni in persone che hanno una normale funzionalità di questi organi, che facilmente si adattano al carico di una dieta più ricca di proteine; in ogni caso le diete chetogeniche non sono iperproteiche, ma normoproteiche;
– con la riduzione del grasso corporeo, migliora inoltre la pressione sanguigna, che a sua volta ha una ricaduta positiva anche sulla salute dei reni stessi;
– allo stato della ricerca, gli effetti negativi per gli esseri umani che possono essere imputati alle chetogeniche sono probabilmente classificabili come ipotesi controverse;
– negli uomini non ci sono attualmente prove sicure relativamente all’impatto sulla salute delle ossa; di certo tuttavia le ossa vengono compromesse dall’obesità e dalle malattie correlate.
Per dire quali effetti possa avere una dieta chetogenica nel lungo termine mancano studi sufficienti per affermare che resti sicura o meno, secondo le conclusioni della review; è invece sufficientemente comprovato, si sostiene in base ai dati di cui disponiamo, che dalle 3 settimane a 6-12 mesi non ci siano ragioni per considerarla non sicura.
E’ altamente probabile concludendo, che funzioni ottimamente nel dimagrimento e nel miglioramento metabolico. Anche nell’ottica di un ritorno a uno stile alimentare ricco di carboidrati come la cosiddetta “dieta mediterranea”, la chetogenica si è dimostrata essere una buona transizione; il passaggio dall’una all’altra dovrebbe essere però graduale e sotto controllo di medici competenti.