Dato il crescente interesse per la medicina della luce, siamo spesso interpellati da clienti o potenziali tali, per informazioni sulla differenza tra le nostre lampade ed altre della concorrenza (o presunta tale, per l’uomo della strada o un inesperto sul tema). Oggi proviamo a fare chiarezza sulle differenza sostanziali ed abissali tra la cromoterapia, la fotobiomodulazione e la fototerapia. Preciso subito che, SOLO queste ultime 2 tecnologie, hanno dietro oltre 100 anni di clinica e migliaia e migliaia di studi scientifici a supporto.
La cromoterapia è un metodo di trattamento che utilizza lo spettro visibile (colori) della radiazione elettromagnetica per trattare diverse problematiche [1].
L’occhio umano è sensibile solamente alla radiazione elettromagnetica a lunghezze d’onda comprese approssimativamente tra 380 e 780 nm. Questo piccolo range è chiamato spettro visibile o luce visibile. La luce visibile può essere suddivisa in numerose frequenze elettromagnetiche, e la frequenza si riferisce a un colore dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola.
L’approccio biofisico/bioenergetico tratta il corpo umano non come un assemblaggio casuale di reazioni chimiche, ma come un sistema totale e completo che opera in armonia con il sistema elettromagnetico/energetico dell’universo.
Il corpo umano è fondamentalmente luce condensata [2]. Tutti i tessuti del corpo esistono come energia e ogni forma ha la sua frequenza o modalità vibrazionale. Ogni organo e centro energetico vibra e si armonizza con le frequenze dei diversi colori. I tassi vibratori inerenti alla tecnica vibrazionale (cromoterapia) sono tali da bilanciare lo schema energetico malato presente nel corpo. Infatti, in ogni organo esiste un livello energetico che lo fa funzionare al meglio. Qualsiasi allontanamento da questo tasso vibratorio si traduce in una patologia, mentre il ripristino dei livelli energetici appropriati negli organi fisici si traduce in uno stato di salute/guarigione.
I colori generano impulsi elettrici e campi elettromagnetici endogeni che attivano i processi biochimici e ormonali per equilibrare l’intero sistema e i suoi organi.
Quindi, la cromoterapia si basa su una stimolazione “sottile” e dipende molto dalla sensibilità dell’operatore nell’utilizzo dei colori “giusti” al momento “giusto” e sulle zone “giuste”.
È ampiamente soggettiva e viene lasciato molto alla sensibilità e arbitrarietà dell’operatore: pertanto, non è possibile tracciare linee guida esaustive e rigorosamente scientifiche.
Insomma, se l’operatore a cui ci si affida non è esperto e sensibile, nella migliore delle ipotesi non ha alcun effetto, ma nella peggiore si rischia addirittura di esacerbare gli squilibri energetici del corpo.
I nostri occhiali, ad esempio, non solo sono stati progettati per dare un profondo effetto biologico sulla modulazione del cortisolo (e quindi sulla melatonina, la molecola più importante del corpo umano) ma hanno anche un effetto che potremmo definire “cromoterapetutico”. La lente gialla simula alba e tramonti, conferendo una piacevole rilassatezza. La luce rossa simula la luce di un fuoco o di una candela, stimolando ulteriormente un piacevole torpore e quindi un giusto sonno. Il blue va a stimolare la veglia al mattino… Ecc…
PERTANTO: DIFFIDIAMO CHI PRODUCE E VENDE TALI PRODOTTI A DEFINIRLI APPARECCHIATURE PER “FOTOTERAPIA” (ANCHE SE SONO CERTIFICATI “MEDICALI”).
Lo fanno per ignoranza o malizia? Non lo sappiamo e neanche ci compete saperlo.
La fotobobiomodulazione, che invece conta ormai migliaia e migliaia di studi scientifici pubblicati sulle più prestigiose piattaforme, riguarda l’utilizzo di specifiche lunghezze d’onda per esercitare effetti biologici mediati dall’interazione con l’acqua interfacciale e con tutte le biomolecole composte da anelli aromatici. Il meccanismo principale d’azione riguarda l’attivazione mitocondriale e la strutturazione dell’acqua biologica cristallina, che agisce sia come medium perfetto di trasmissione delle onde longitudinali magnetiche, sia come vera e propria “pila redox”, che alimenta i processi biochimici dell’organismo.
Le lunghezze d’onda che vengono principalmente utilizzate sono relative al rosso e al vicino infrarosso, e quelle più biologicamente attive (cioè che si sintonizzano meglio con i mitocondri e con l’acqua cristallina) sono 670, 830 e 850 nm.
La risonanza con le nuvole elettroniche delocalizzate “Pi” permette di “energizzare” l’acqua e di creare vere e proprie “antenne biologiche”.
Oltre alle lunghezze d’onda (la stragrande maggioranza dei produttori utilizza ad esempio il 660 nm, molto più economico ma sub-ottimale), l’altro parametro fondamentale è l’irradianza, ossia l’intensità luminosa che effettivamente raggiunge i nostri tessuti. Maggiore è l’irradianza, maggiore sarà la profondità di penetrazione, con effetti biologici superiori e con un minor tempo di utilizzo.
Occorre quindi valutare l’irradianza del dispositivo e non semplicemente la potenza assorbita dal dispositivo dichiarata dalla casa. Le tecnologie migliori sono quelle che utilizzano i Chip on Board (COB), che permettono una maggior irradianza e una miglior uniformità del fascio luminoso.
Vi sono poi altri parametri da considerare come l’utilizzo della modalità di irradiazione continua o pulsata, in modo da esercitare effetti diversi e specifici.
Nella fotobiomodulazione, quindi, oltre alle lunghezze d’onda, conta molto l’intensità luminosa che arriva sulla superficie da trattare. Gli effetti biologici esercitati sono molto più marcati rispetto alla cromoterapia, lavorando più in profondità e interagendo in modo più efficace con l’acqua cristallina e con gli anelli aromatici. Insomma, si va direttamente alla radice.
Contrariamente alla cromoterapia, nella fotobiomodulazione vengono utilizzate anche lunghezze d’onda non visibili all’occhio umano (radiazione infrarossa, che ha rivelato un’attività biologica fondamentale e raggiunge i tessuti molto più in profondità della luce visibile).
Inoltre, la fotobiomodulazione (dall’avvento delle potenti tecnologie LED) non richiede l’esperienza e la sensibilità di un professionista e può essere utilizzata da tutti, anche da persone prive di conoscenze ed esperienza nel settore.
FOTOTERAPIA
La fototerapia è stata utilizzata fin dall’antichità come trattamento per vari disturbi. Attraverso l’esposizione alla luce solare, una persona poteva essere trattata per qualsiasi cosa, dai disturbi locomotori a una varietà di malattie della pelle. L’elioterapia è stata la forma di fototerapia più a lungo utilizzata ed è stata l’unica fino alla metà del XIX secolo.
Le prime informazioni registrate sull’uso dell’elioterapia nel trattamento delle malattie della pelle risalgono al XV secolo a.C.. La credenza nelle proprietà curative della luce solare era associata all’antico culto del sole, in cui le terapie solari erano applicate nell’antica medicina egizia, cinese e indù. Il Papiro di Ebers (circa 1550 a.C.) registrava il trattamento della vitiligine, in cui le lesioni cutanee venivano coperte con estratti di Psoralen corylifolia e Ammi majus e sottoposte alla luce solare.
La fototerapia è stata sviluppata come trattamento dell’ittero neonatale alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1956, suor Jean Ward del Rochford General Hospital nell’Essex, in Inghilterra, notò che la luce del sole lo riduceva. Allo stesso tempo, i biochimici dell’ospedale osservarono livelli di bilirubina significativamente bassi nei soggetti esposti alla luce solare.
La fototerapia artificiale avrebbe rivelato le sue maggiori possibilità terapeutiche in dermatologia. L’uso medico della luce solare filtrata e successivamente delle radiazioni ultraviolette (UV) della lampada ad arco da parte di Finsen, nel 1893 creò l’opportunità di trattamento efficace non solo per il lupus vulgaris, ma anche per altre forme di infiammazioni cutanee. Finsen ricevette il Premio Nobel come riconoscimento per il suo contributo al trattamento di tali patologie, in particolare del lupus vulgaris, con la fototerapia.
Fin dall’antichità, la luce ha svolto un ruolo significativo nel processo di mantenimento della salute e di lotta alle malattie. Il maggiore sviluppo della fototerapia si è avuto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Le invenzioni tecniche e i razionali scientifici stabiliti nel XIX secolo hanno spianato la strada allo sviluppo dinamico della fototerapia e alla trasformazione dell’elioterapia in un trattamento di tipo scientifico.
La fototerapia UV è ormai utilizzata da decenni per trattare le problematiche cutanee come psoriasi, parapsoriasi, vitiligine, dermatite, lichen planus, pitiriasi rosea, pitiriasi versicolor, micosi e molte altre.
Oltre a questo utilizzo, si è scoperto che la radiazione UV ha una pletora di altri effetti benefici, come la produzione autoregolante di vitamina D nella forma più biologicamente attiva, quella solfata (contrariamente all’integrazione), l’immunomodulazione, meglio definibile come “bilanciamento redox”, la modulazione del microbioma, la regolazione ormonale, la protezione contro le malattie cardiovascolari e varie forme di cancro, l’aumento della performance atletica e mentale, la risoluzione dei processi infiammatori, la produzione di endorfine.
La radiazione UV (soprattutto l’UVB) agisce in sinergia con la luce rossa e del vicino infrarosso utilizzate nella fotobiomodulazione, in quanto la prima crea il “pool” di elettroni semiliberi, mentre la seconda permette di “muoverli” verso i luoghi che ne necessitano.
Insieme, la fototerapia UV e la fotobiomodulazione permettono di modulare le reazioni redox dell’organismo, bilanciando le specie ossidanti e antiossidanti, migliorare la qualità del sonno e regolare i ritmi circadiani (stimolando la produzione di melatonina in molti tessuti del corpo e non solo a livello pineale), aumentare la performance fisica e mentale, rigenerare i tessuti e stimolare meccanismi “anti-aging”.
RICAPITOLANDO:
– La fotobiomodulazione e la fototerapia UV hanno effetti molto più marcati, profondi, scientificamente dimostrati e riproducibili rispetto alla cromoterapia. Questo è dovuto sia alle lunghezze d’onda utilizzate sia all’irradianza dei dispositivi.
– Le lunghezze d’onda utilizzate sono indiscutibilmente le più biologicamente attive e agiscono alla base biofisica senza possibilità di creare eventuali squilibri (ammesso che uno la utilizzi secondo le linee guida).
– I colori della cromoterapia possono invece creare squilibri se nelle mani di persone inesperte in quanto possono entrare in contrasto tra loro.
– La cromoterapia può quindi indurre effetti biologici diversi e incompatibili, mentre la fotobiomodulazione e la fototerapia utilizzano lunghezze d’onda e parametri di irradianza complementari e sinergici, senza possibilità di competizione.
– La fototerapia conta decenni di studi clinici che ne testimoniano l’efficacia per trattare una pletora di problematiche infiammatorie cutanee, mentre la fotobiomodulazione porta a supporto oltre 10.000 studi effettuati negli ultimi anni. La cromoterapia, a causa delle peculiarità intrinseche che abbiamo esaminato, conta una scarna letteratura scientifica ed evidenze molto più limitate.
Pertanto, la cromoterapia e la fotobiomodulazione / fototerapia sono approcci che si basano su premesse e meccanismi completamente diversi ed esercitano effetti biologici differenti; tuttavia, questo non esclude che possano anche essere utilizzati in modo sinergico e complementare.
Per una persona che non “mastica” le medicine energetiche in modo adeguato, la fotobiomodulazione (e ovviamente anche la fototerapia), sono modalità di prevenzione e trattamento semplici, sicuri e con benefici tangibili per la maggior parte delle persone.
I prodotti per la fotobiomodulazione a LED ELIOSLAMP (PLUTO, NEPTUNE, SATURN E VENUS), utilizzano le frequenze più biologicamente attive per la luce rossa (630, 670 nm) e vicino infrarosso (810, 830, 850 nm).
https://shop.evolutamente.it/categoria/shop/lampade-terapeutiche/
L’ammiraglia MERCURIUS, per la fotobiomodulazione utilizza bulbi incandescenti ad ampio spettro, dal rosso al lontano infrarosso.
PER la LLLT (ORION PULSAR), ossia la terapia laser a bassa intensità, ELIOSLAMP utilizza 650 e 808 nm.
Il super laser PANDORA (certificato medicale di livello IV, se interessati scrivere a alessio@evolutamente.it), NOVITÀ assoluta dell’anno, utilizza 650, 810, 980 e 1064 nm.
I prodotti per la fototerapia UV (MARS, VENUS E MERCURIUS) utilizzano l’UVB a banda stretta con picco a 311 nm, la tecnologia più sicura ed efficace, e l’UVA a banda larga (o in alternativa l’UVA1 – personalizzabile).
https://shop.evolutamente.it/categoria/shop/lampade-terapeutiche/
I dispositivi per la fototerapia UV MARS e MERCURIUS e la tecnologia LASER professionale PANDORA, sono certificati come dispositivi medici.
Insomma, tecnologie completamente diverse dai prodotti per cromoterapia ecc…
RIFERIMENTI:
1) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1297510/
2) Elettromagnetismo: le basi della vita – Alessio Angeleri, T.R.U. Edizioni
3) https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0738081X16301341
ULTERIORI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI SULLA FOTOTERAPIA (CE LI HANNO CHIESTI) ED E’ SOLO UN ELENCO DI QUELLI PIU’ SIGNIFICATIVI:
Slominski AT, Zmijewski MA, Plonka PM, Szaflarski JP, Paus R. How UV Light Touches the Brain and Endocrine System Through Skin, and Why. Endocrinology. 2018 May 1;159(5):1992-2007. doi: 10.1210/en.2017-03230. PMID: 29546369; PMCID: PMC5905393.
Ala-Houhala, M.m et al., 2012. Comparison of narrowband ultraviolet B exposure and oral vitamin D substitution on serum 25- hydroxyvitamin D concentration. Photobiology. https://doi.org/10.1111/j.1365-2133.2012.10990.x
Becklund BR, Severson KS, Vang SV, DeLuca HF. UV radiation suppresses experimental autoimmune encephalomyelitis independent of vitamin D production. Proc Natl Acad Sci U S A. 2010;107(14):6418-6423. doi:10.1073/pnas.1001119107
Irving, A., 2019. UV light suppression of EAE (a mouse model of multiple sclerosis) is independent of vitamin D and its receptor. Proceedings of the National Academy of Sciences. Doi: 10.1073/pnas.1913294116.
Bosman, E., et al., 2019. Skin Exposure to Narrow Band Ultraviolet (UVB) Light Modulates the Human Intestinal Microbiome. Frontiers in Microbiology. Doi: 10.3389/fmicb.2019.02410.
Cicarma, E., et al., 2009. Influence of narrowband UVB phototherapy on vitamin D and folate status. https://doi.org/10.1111/j.1600- 0625.2009.00987.x
Gu, X., et al., 2015.. Oxidation reduction is a key process for successful treatment of psoriasis by narrow-band UVB phototherapy. Acta
Derm Venereol.; 95(2):140-6. Doi: 10.2340/00015555-1905. PMID: 24909845.
Keyal, U., et al., 2017. UVA1 a promising approach for scleroderma. Am J Transl Res.; 9(9):4280-4287.
Kanwar AJ, Dogra S, Parsad D, Kumar B. Narrow-band UVB for the treatment of vitiligo: an emerging effective and well-tolerated therapy. Int J Dermatol. 2005 Jan;44(1):57-60. doi: 10.1111/j.1365-4632.2004.02329.x. PMID: 15663664.
Bouceiro Mendes R, Alpalhão M, Filipe P. UVB phototherapy in the treatment of vitiligo: State of the art and clinical perspectives. Photodermatol Photoimmunol Photomed. 2022 May;38(3):215-223. doi: 10.1111/phpp.12740. Epub 2021 Oct 16. PMID: 34626483.
Lehmann,B., et al., 2007. The UVB-induced synthesis of vitamin D3 and 1a,25-dihydroxyvitamin D3 (calcitrol) in organotypic cultures of Keratinocytes: Effectiveness of Narrowband Philips TL-01 lamp (311nm). Journal of Steroid Biochemistry & Molecular biology 103, 682- 685. Doi: 10.1001016?j.jsbmb.2006.12.033.
Leite, G., et al., 2022. Ultraviolet-A light increases mitochondrial anti-viral signaling protein in confluent human tracheal cells via cell- cell signaling. Journ. Of Photochem. & Photobiol. Doi: 10.1016/j.jphotobiol.2021.112357.
Liu, D., et al., 2014. UVA Irradiation of Human Skin Vasodilates Arterial Vasculature and Lowers Blood Pressure Independently of Nitric Oxide Synthase. Journ. Of Invest. Dermat. Doi: :10.1038/jid.2014.27.
Myerson, A., et al., 1939. Influence of ultraviolet irradiation upon excretion of sex hormones in the male1, Endocrinology, vol. 25, Issue 1, p. 7–12. Doi: 10.1210/endo-25-1-7.
Parikh, R., et al., 2021. Skin exposure to UVB light induces a skin-brain-gonad axis and sexual behavior. Cell Report. Doi: 10.1016/j.celrep.2021.109579.
Ryan, C., et al., 2010. The Effect of Narrowband UV-B Treatment for Psoriasis on Vitamin D Status During Wintertime in Ireland. Arch. Dermatol. 146 (8): 836-842.
Saricaoglu, H., et al., 2003. Narrowband UVB therapy in the treatment of lichen planus. Photodermatology Photoimmunology and Photomedicine 19(5):265-7DOI: 10.1034/j.1600-0781.2003.00051.x.
Valkova, S., Velkova, A., 2004. UVA/UVB phototheraphy for atopic dermatitis revisited. Journal of Dermatological Treatment, 15, Is. 4. Doi: 10.1080/09546630410035338.
Vangipuram, R., and Feldman, S.R., 2016. Ultraviolet phototherapy for cutaneous diseases: a concise review. Oral Dis. 2016 May;22(4):253-9. doi: 10.1111/odi.12366. Epub 2015 Oct 13. PMID: 26464123.
Karsli N, Akcali C, Ozgoztasi O, Kirtak N, Inaloz S. Role of oxidative stress in the pathogenesis of vitiligo with special emphasis on the antioxidant action of narrowband ultraviolet B phototherapy. J Int Med Res. 2014 Jun;42(3):799-805. doi: 10.1177/0300060513516294. Epub 2014 Apr 7. PMID: 24709883.
Skobowiat C, Slominski AT. UVB Activates Hypothalamic-Pituitary-Adrenal Axis in C57BL/6 Mice. J Invest Dermatol. 2015 Jun;135(6):1638-1648. doi:
10.1038/jid.2014.450. Epub 2014 Oct 15. PMID: 25317845; PMCID: PMC4398592.
Sasaki N, Yamashita T, Kasahara K, Fukunaga A, Yamaguchi T, Emoto T, Yodoi K, Matsumoto T, Nakajima K, Kita T, Takeda M, Mizoguchi T, Hayashi T, Sasaki Y, Hatakeyama M, Taguchi K, Washio K, Sakaguchi S, Malissen B, Nishigori C, Hirata KI. UVB Exposure Prevents Atherosclerosis by Regulating Immunoinflammatory Responses. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2017 Jan;37(1):66-74. doi: 10.1161/ATVBAHA.116.308063. Epub 2016 Oct 20. PMID: 27765767.
McGrath H Jr, Smith JL, Bak E, Michalski JP. Ultraviolet-A light in the treatment of rheumatoid arthritis. Clin Exp Rheumatol. 1987 Oct-Dec;5(4):323-8. PMID: 3440328.
Habib F, Stoebner PE, Picot E, Peyron JL, Meynadier J, Meunier L. Photothérapie à spectre étroit dans le traitement du lichen plan cutané disséminé [Narrow band UVB phototherapy in the treatment of widespread lichen planus]. Ann Dermatol Venereol. 2005 Jan;132(1):17-20. French. doi: 10.1016/s0151-9638(05)79189-4. PMID: 15746601.
Jairath, Vijayeeta & Mohan, Madan & Jindal, Nidhi & Gogna, Paritosh & Monnappa, PriyadarshiniMookalamada & Syrty, Clarify & Sehrawat, Manu. (2015). Narrowband UVB phototherapy in pityriasis rosea. Indian Dermatology Online Journal. 6. 326. 10.4103/2229-5178.164480.