Anche nelle piattaforme scientifiche più accreditate si parla sempre di più di biohacking [1].
“Nella ricerca della longevità e della salute, occorre innanzitutto sconfiggere le malattie croniche dell’invecchiamento: malattie cardiovascolari, ipertensione, cancro, demenze, diabete mellito di tipo 2. Si tratta di malattie da iperinsulinemia che si presentano in diversi tessuti.”
COMMENTO: Ovviamente l’iperinsulinemia può essere una causa (o concausa) dovuta al carico glicemico eccessivo, oppure una conseguenza del deragliamento metabolico dovuto allo sbilanciamento redox, che è causato da molteplici fattori oltre alla dieta (mancanza di esercizio fisico, inquinamento elettromagnetico, sregolazione circadiana, disconnessione con la natura, ecc.).
“L’iperinsulinemia riduce gli antiossidanti endogeni, attraverso un aumento del consumo e una riduzione della sintesi.”
COMMENTO: Il quadro è molto più complesso di quanto sembri: come spiegato su “Il Nuovo Vivere Secondo Natura” e in accordo alle relazioni che facciamo ai nostri corsi, è proprio lo sbilanciamento redox con accumulo di specie reattive (molecole di segnalazione fondamentali) a inibire l’ingresso del glucosio nelle cellule, aumentando la segnalazione insulinica fino a sfociare nell’insulino-resistenza e anche oltre (dalla sindrome metabolica al diabete). Di conseguenza, le molecole “antiossidanti” si devono dare da fare per cercare di ripristinare l’omeostasi, andando potenzialmente in deplezione.
“L’iperinsulinemia spinge il consumo di glucosio, consumando 4 NAD+ per produrre 2 gruppi acetilici; la beta-ossidazione, la chetolisi e l’acetoacetato ne consumano 2, 1 e 0, rispettivamente. Questo riduce la capacità di gestione delle sirtuine, delle PARP e dell’ossidazione, lasciando che le specie reattive dell’ossigeno si diffondano nel citosol, aumentando la glicolisi aerobica, l’NF-kB e la segnalazione relativa alla divisione cellulare. Inoltre, ossidando la cardiolipina, riduce la fosforilazione ossidativa (OXPHOS) e la capacità di apoptosi, inducendo un fenotipo tumorale. Nel tempo, si verifica un aumento della senescenza/popolazione cellulare patologica, con conseguente aumento della morbilità e della mortalità.”
COMMENTO: Le specie reattive dell’ossigeno sono fondamentali per l’emissione dei biofotoni (tutto spiegato in “Elettromagnetismo: le basi della vita”) con la conseguente formazione dell’acqua biologica EZ, per cui possiamo triangolare le evidenze assumendo che il cosiddetto “stress ossidativo”, altro non è che un tentativo del corpo di ripristinare la struttura dell’acqua interfacciale. Inoltre, la presunta dinamica tumorale è viziata dalla mancanza di conoscenza relativa ai fattori scatenanti, per cui è bene tenere presente la differenza tra conseguenze e cause.
La domanda fondamentale da porsi è sempre: “È nato prima l’uovo o la gallina?”
“Il beta-idrossibutirrato (BHB), antiossidante, metabolita e molecola di segnalazione, aumenta la sintesi di antiossidanti preservando la disponibilità di NAD+ e potenziando la fosforilazione ossidativa. Il digiuno e le diete chetogeniche aumentano la chetogenesi, riducendo al contempo la secrezione e la richiesta di insulina; l’iperinsulinemia inibisce la chetogenesi. Gli stili di vita che mantengono bassi i livelli di insulina riducono il catabolismo degli antiossidanti, aumentandone inoltre la sintesi, migliorando la gestione dello stress ossidativo e la funzione mitocondriale e, di conseguenza, producendo cellule più sane. Questo favorisce la salute dei tessuti e degli organi che si traduce in un aumento dell’aspettativa di vita in salute, la prima sfida da vincere per rimanere giovani fino a tarda età”.
COMMENTO: Ancora una volta occorre tirare le solite conclusioni e distinguere le correlazioni dai rapporti di causa-effetto. Dalle ultime evidenze, i chetoni sono molecole molto importanti in quanto antinfiammatorie che ripristinano il corretto metabolismo e i molteplici meccanismi di segnalazione cellulare e regolazione ormonale.
Per questo le diete chetogeniche sono molto efficaci per contrastare il deragliamento metabolico indotto da alimentazioni e stili di vita alieni alla nostra fisiologia. Tuttavia, il vero obiettivo finale è ripristinare la flessibilità metabolica, secondo i principi ampiamente descritti in “Mitochondrial Training”, trasformandoci in “macchine” in grado di utilizzare in maniera efficiente e secondo le necessità del momento tutti i substrati energetici, senza renderci cronicamente dipendenti da uno in particolare.
La teoria dello “stress ossidativo” è ampiamente viziata da bias cognitivi enormi, come spiegato in “Elettromagnetismo: le basi della vita”, per cui occorre rivedere la letteratura scientifica secondo una prospettiva diversa, ossia quella della “nuova biologia”, che ruota intorno alla biofisica dell’acqua e degli anelli aromatici, antenne plasmoniche peculiari degli organismi viventi, in grado di ricevere e trasmettere energia e informazione.
“L’insulina è in un certo senso la nemesi dei chetoni, dato che ne inibisce la produzione privandoci quindi delle loro proprietà anti-invecchiamento…
È stato dimostrato che la diminuzione della segnalazione insulinica aumenta l’aspettativa di vita e l’aspettativa di vita in salute. Anche se, ancora una volta, l’insulina è essenziale per la vita, una quantità eccessiva provoca iperinsulinemia, inficiando la regolazione dell’apoptosi. Al contrario, l’insulina aumenta il ciclo cellulare e la velocità di replicazione, riducendo l’ispezione della qualità di copiatura del DNA e dei processi di mantenimento intracellulare. L’insulina segnala alla cellula l’abbondanza di energia, aumenta la crescita e la divisione, mentre diminuisce la riparazione.
L’insulina (quando in eccesso) può essere considerata un ormone dell’invecchiamento, che impedisce l’autoproduzione del potente corpo chetonico anti-aging BHB”.
COMMENTO: Sicuramente l’insulina è collegata alla “crescita” tissutale, mentre la presunta teoria della corretta “copia” del DNA è alquanto controversa e speculativa (la teoria delle mutazioni ha subito critiche aspre e molto pertinenti ultimamente). Il punto fondamentale risiede proprio nella mancata capacità di rimozione dei detriti “indesiderati”, che limita la capacità detox dell’organismo. La salute è determinata in gran parte dalla capacità del corpo di disfarsi delle tossine e delle varie sostanze di scarto, per cui i processi patologici partono in gran parte da questo meccanismo.
La gestione delle tossine è ampiamente discussa dai sostenitori della “teoria del terreno”, come i vari dottor Cowan, Kaufman, Bailey e molti altri,
L’iperinsulinemia può essere sia la causa che la conseguenza di questo meccanismo (sempre in collegamento alla dinamica delle specie reattive); tra l’altro, questi meccanismi, sono anche previsti come conseguenza di stress emotivi e sono stati ampiamente discussi dal dottor Stefan Lanka, che ha ripreso i lavori del famoso dottor Hamer.
In estrema sostanza, occorre dare al corpo la possibilità di autoguarigione ed evitare di cronicizzare qualsiasi condizione. In natura esistono solamente brevi fasi acute seguite da rapide risoluzioni.
“La segnalazione insulinica cronica è associata a una maggiore incidenza di malattie croniche dell’invecchiamento. È stato dimostrato che molte di queste condizioni possono essere ridotte grazie alla produzione e all’utilizzo di corpi chetonici.”
COMMENTO: alla luce di quanto detto, quando i tessuti non vengono rigenerati correttamente e le tossine si accumulano, si instaurano meccanismi patologici e che inducono la degenerazione continua (senescenza).
Guarda caso il BHB è una molecola “antinfiammatoria”, o meglio dire bilanciatore redox [2], [3], contrariamente ad altri semplici “antiossidanti” o agli “immunosoppressori” (come alte dosi di vitamina D [4]).
IN CONCLUSIONE
Interventi come il digiuno intermittente, la dieta chetogenica (paleo e non con surrogati vari) e la supplementazione con corpi chetonici (esteri e non quelli del lampone o altre amenità), possono essere degli strumenti validi per instaurare processi antinfiammatori e migliorare il metabolismo dei tessuti, riportando il corpo in una situazione di omeostasi.
Ovviamente, occorre sempre valutare il contesto ed evitare la cronicità, favorendo la flessibilità metabolica e la salute mitocondriale: come?
– Mitochondrial training
– Esposizione al sole e contatto con la Natura (Earthing)
– Fotobiomodulazione e fototerapia
– Reset circadiano
– Bilanciatori redox (come “Redox Balance”)
– Gestione dello stress e dei traumi
– Protezione dall’inquinamento elettromagnetico e dalle luci artificiali
– Terapia del freddo
– Tecniche di respirazione
RIFERIMENTI
1) Cooper, I.D.; Kyriakidou, Y.; Petagine, L.; Edwards, K.; Elliott, B.T. Bio-Hacking Better Health—Leveraging Metabolic Biochemistry to Maximise Healthspan. Antioxidants 2023, 12, 1749. https://doi.org/10.3390/antiox12091749
2) Rojas-Morales, Pedro & Pedraza-Chaverri, José & Tapia, Edilia. (2019). Ketone bodies, stress response, and redox homeostasis. Redox Biology. 29. 101395. 10.1016/j.redox.2019.101395.
3) Youm, YH., Nguyen, K., Grant, R. et al. The ketone metabolite β-hydroxybutyrate blocks NLRP3 inflammasome–mediated inflammatory disease. Nat Med 21, 263–269 (2015). https://doi.org/10.1038/nm.3804
4) Angelo Rossiello – Vitamina D