Alimentazione e depressione: la carne, alimento INDISPENSABILE.

Scritto da Angelo

Categorie: Nutrizione | Salute

29 Marzo 2016

Articolo di Eva , psicologa specializzata in neuroscienze cognitive

Ebbene sì, già nel X secolo i testi cardine della medicina tradizionale iraniana indicavano la tipologia di carne più salutare per il nostro benessere psicofisico, in particolare nella depressione!

carni

Ce lo conferma un interessante studio iraniano che ha indagato il ruolo degli omega 3 e del colesterolo nella depressione! 

La depressione è uno dei principali problemi di salute ed è tra le prime dieci  malattie che hanno maggior peso nel mondo, e ciò si riscontra proprio in Iran (come dimostra uno studio condotto nel 2010). Pertanto, la ricerca di soluzioni per prevenire o curare la depressione è stata ampiamente considerata negli ultimi decenni. A dispetto di notevoli investimenti sullo sviluppo di farmaci antidepressivi, la prevalenza della depressione è in aumento e recenti studi hanno rivelato la relazione tra dieta e depressione: quest’ultimi, infatti, hanno indicato che alcune diete tradizionali come la dieta mediterranea possono ridurre l’incidenza di depressione. Questi tipi di dieta consistono in un’elevata quantità di verdura, frutta, cereali integrali e pesce e basse quantità di carne rossa e grassi saturi. D’altra parte, però, il regime alimentare occidentale, contenente cibi fritti, trasformati e raffinati (soprattutto) è, purtroppo, correlato con l’aumento del rischio di sviluppare la depressione.

Nella medicina tradizionale iraniana, la preponderanza di melanconia (bile nera) all’interno del corpo dovrebbe essere la principale causa dei disturbi legati alla sfera dell’umore, come la depressione. La medicina tradizionale iraniana suggerisce una dieta terapeutica per questo tipo di patologia dando una speciale considerazione al ruolo della carne nella prevenzione o nel trattamento di malattie basate sulla malinconia. Se ci dovessimo basare unicamente sui testi antichi che fanno parte del retaggio culturale iraniano allora bisognerebbe evitare carni come manzo, anatra, oca, poiché responsabili di un eccesso di produzione di bile nera (secondo la teoria umorale sviluppata da Ippocrate nel lontano IV sec. a. C., ciò determina l’insorgere della melanconia, quindi usando una terminologia odierna, della depressione); d’altra parte, carni rosse come agnello e carni avicole come pollo, fagiano e piccione sono tradizionalmente raccomandate per la depressione.

Gli autori si sono focalizzati sui testi cardine della medicina tradizionale iraniana, tra cui Al-Hawi (Rhazes, 10 ° secolo), Canon di medicina (Avicenna, 11° secolo), Zakhire-ye-Khawrazmshahi (Jorjani, 12° secolo), Moalejat (Aqili Khorasani, 18° secolo), e Exir-e-Azam (Chishti, 19° secolo), al fine di comprendere la tipologia di carni da evitare e quelle tradizionalmente raccomandate prescritte ai pazienti afflitti da depressione. Per quantificare i risultati, i componenti nutrizionali di ogni carne sono stati estrapolati dalla banca dati del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti ed ulteriori approfondimenti sono stati effettuati mediante articoli scientifici estratti da Scopus.

Il contenuto di elementi grassi per 100 g di ogni carne raccomandata è stato confrontato con quello delle  carni da evitare e statisticamente analizzato dal test di Mann-Whitney tramite SPSS (versione 16). Il P <0,05 è stato considerato significativo.

In questo studio, si è cercato di chiarire la logica della dieta tradizionalmente consigliata attraverso l’analisi dei suoi elementi nutrizionali.

Tutti i principali costituenti di entrambi i gruppi erano simili. a parte un maggior contenuto (doppio) di grassi totali e colesterolo nelle carni consigliate rispetto a quelle non consigliate (ndr. ma guarda caso…)

Le parti principali di tutte le carni sono proteine e grassi quindi, la prima fase relativa all’analisi degli elementi nutrizionali consisteva nel confrontare questi fattori nei due gruppi di carne. I risultati suggeriscono che non vi sono differenze sostanziali tra questi fattori e l’apporto energetico. Il secondo passo è stato quello di studiare i componenti di grassi e proteine, ovvero acidi grassi e gli aminoacidi.

La sola differenza significativa è stata la quantità di acidi grassi polinsaturi (P =.01): il contenuto di omega-3, infatti, era significativamente maggiore nella carne raccomandata rispetto a quello nella carne da evitare (P =.03) (Figura 1). Le quantità di omega-6 non erano statisticamente differenti le une dalle altre. (ndr. oltre anche ad un maggior contenuto (doppio) di grassi totali e colesterolo nelle carni consigliate rispetto a quelle non consigliate, ma guarda caso…)

Figure-1-Omega-3-and-omega-6-fatty-acid-contents-of-recommended-and-abstinent-meats

Figura 1. acidi grassi omega-3 e omega-6 di carne raccomandata e non. Il contenuto di omega-3 era significativamente più alto in quelle consigliate piuttosto che in quelle da evitare, ma non vi era alcuna differenza statistica tra il contenuto di omega-6 dei due gruppi. * P <.05.

Ulteriori analisi hanno dimostrato che gli omega-3 sono responsabili di questa differenza in relazione alla depressione.

Diversi studi clinici e animali hanno indicato che gli omega-3 hanno proprietà antiinfiammatorie e, pertanto, potrebbero essere utili nel trattamento di molte malattie tra cui le malattie coronariche e depressione maggiore. E’ stato anche dimostrato che la carenza di omega-3 nella dieta alimentare possa giocare un ruolo nella fisiopatologia di diversi disordini psichiatrici. Meta-analisi di studi randomizzati e controllati hanno dimostrato un beneficio, statisticamente significativo, degli omega-3 nella depressione unipolare e bipolare.

Già un precedente trial clinico iraniano pubblicato nel 2008 aveva dimostrato che l’assunzione giornaliera di 1000 mg di acido eicosapentaenoico (EPA) o 20 mg di fluoxetina (noto antidepressivo) per 8 settimane ha avuto effetti terapeutici uguali nel disturbo depressivo maggiore. Questo studio ha anche dimostrato che la combinazione di fluoxetina  e acido eicosapentaenoico(EPA) è superiore a ciascuno somministrato separatamente. E non solo, già un altro trial del 2012 aveva sottolineato i sorprendenti effetti antidepressivi dettati dalla combinazione di omega-3 e un noto antidepressivo (citalopram)  appartenente alla classe di farmaci di ultima generazione per la cura della depressione, ovvero gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).

Un recente trial clinico ha indicato che l’attività antidepressiva degli omega-3 potrebbe avvenire mediante il sistema dopaminergico.

Un altro aspetto, oserei dire significativo, di cui i nostri autori hanno tenuto conto è quello legato al ruolo del colesterolo nella depressione. Diversi studi recenti hanno dimostrato che un basso contenuto di colesterolo è associato alla depressione. L’associazione di basso contenuto di colesterolo e di depressione maggiore è stato anche dimostrato in un altro studio iraniano del 2004 a cui i nostri autori fanno riferimento per ciò che concerne la dieta antidepressiva. Inoltre, è in parte chiarito che il rapporto tra statine e depressione è spiegabile sulla base della riduzione della concentrazione plasmatica di colesterolo. Precedenti studi su animali hanno indicato che il colesterolo ha un ruolo nella funzione dei recettori 5-HT1A. Il recettore 5-HT1A, come recettore della serotonina, influenza vari processi neurologici tra cui la depressione. In uno studio su animali, condotto nel 2015, è stato dimostrato che l’assunzione orale di colesterolo può invertire i sintomi depressivi tramite il recettore 5-HT1A e un antagonista dello stesso recettore può bloccare i suoi effetti. (ndr questi risultati e le relative considerazioni le abbiamo esplicate anche nel precedente studio riportato in queste pagine sulla relazione tra bassa concentrazione plasmatica di  colesterolo e aumento del rischio di suicidio)

Ancora una volta gli omega 3 e il colesterolo sembrano quindi giocare un ruolo di primo piano nella prevenzione e nel trattamento della depressione. E’ sorprendente notare che già nel X secolo si faceva attenzione ad un regime alimentare (nello specifico qui abbiamo parlato del ruolo svolto dalla carne) funzionale al mantenimento dell’equilibrio umorale.

Sono numerosi oramai gli studi in letteratura che stanno esaminando la relazione tra alimentazione e disordini psichiatrici e, per quanto mi riguarda, è sempre una piacevole scoperta!

Un approccio olistico al trattamento di questi disturbi è un ottimo punto di partenza……Non solo psicoterapia e terapia farmacologica (protocollo standard) ma anche un corretto regime alimentare potrebbero rappresentare la nuova frontiera verso cui tendere!

N.B. Gli autori hanno dichiarato nessun potenziale conflitto di interessi per quanto riguarda la ricerca, la paternità, e / o la pubblicazione di questo articolo.

Riferimenti bibliografici: 

  • Jazayeri S, Tehrani-Doost M, Keshavarz SA, et al. Comparison of therapeutic effects of omega-3 fatty acid eicosapentaenoic acid and fluoxetine, separately and in combination, in major depressive disorder. Aust N Z J Psychiatry. 2008;42:192-198.
  • Gertsik L, Poland RE, Bresee C, Rapaport MH. Omega-3 fatty acid augmentation of citalopram treatment for patients with major depressive disorder. J Clin Psychopharmacol. 2012;32:61-64.
  • Ahmadian-Attari MM,Noorbala AA, Khoshdel A, Kamalinejad M, Omega-3 Fatty Acids and Cholesterol Have a Main Role in Antidepression Diet of Iranian Traditional Medicine. The Journal of evidence –based complementary & alternative medicine 2015 Nov; DOI: 10.1177/2156587215614703 Taghva A. (qui)

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