Introduzione: Angelo.
Di seguito la terza e penultima parte del grande lavoro dell’amico di www.evolutamente.it, begreenordie che sta riportando le parti salienti dell’opera monumentale, caposaldo delle teorie dietetiche paleo: “Paleopatology at the origins of agricolture” AA.VV.
In questa parte si parla del continente da cui tutto è originato: l’Africa.
Speriamo trovi il tempo per concludere la serie di articoli con l’ultimo tassello dedicato alle americhe!
di: begreenordie
Africa
The effects of socioeconomic change in prehistoric Africa: sudanese Nubia as a case study – by Debra L. Martin, George J. Armelagos, Alan H. Goodman, Dennis P. Van Gerven[1]
Gli effetti dei cambiamenti socioeconomici nell’Africa preistorica: il caso studio della Nubia sudanese – di Debra L. Martin, George J. Armelagos, Alan H. Goodman, Dennis P. Van Gerven
Questa indagine, che vide la partecipazione di uno degli organizzatori del simposio, valutò gli effetti della transizione neolitica e soprattutto dell’intensificazione delle pratiche agricole sulla biologia delle popolazioni della Nubia[2] degli ultimi 12000 anni.
Specifically, we have examined the pattern of population growth, changes in morphology, alterations in growth and development, the impact of mortality and morbidity on life expectancy, and the impact of disease stress. [p. 193]
In particolare, abbiamo esaminato i pattern di accrescimento demografico, i cambiamenti nella morfologia, le alterazioni della crescita e dello sviluppo, le ricadute della mortalità e della morbilità sull’aspettativa di vita e l’impatto delle patologie da stress.
I ricercatori ebbero la fortuna di studiare uno dei record archeologici meglio conservati al mondo, proveniente da più di 1000 siti, concentrandosi in particolare sugli scheletri portati alla luce durante le campagne di scavo del 1963-64 presso i siti di Wadi Halfa e di Kulubnarti (v. cartina), riferibili a 3 fasi: la prima, dal 12000 al 3600 a.C., di abbandono progressivo dei sistemi di caccia-raccolta (che comunque contribuirono per un certo periodo a integrare le prime attività di domesticazione animale e vegetale), la seconda (testimoniata dai reperti provenienti dai cosiddetti “A-Group” e “C-Group”), dal 3400 al 100 a.C., di stabilizzazione e la terza[3], dal 350 a.C. al 1350 d.C. (testimoniata dai reperti del periodo Meroitico, “X-Group” e Cristiano), di piena affermazione e intensificazione delle pratiche agricole. Gli autori della ricerca analizzarono questi tre range temporali, e in particolare il terzo, dal punto di vista dell’assetto socio-economico, della densità demografica e dello stato di salute della popolazione. Di seguito cercherò di fornirvi un quadro riassuntivo…
Aspetti socio-economici
Le popolazioni mesolitiche (11950-6400 a.C.) della Nubia meridionale mantennero per un lungo periodo di tempo le abitudini dei propri progenitori, integrando le attività di caccia, pesca e raccolta con lo sfruttamento di risorse vegetali e animali più stabili (ad esempio iniziando ad allevare bovini).
L’agricoltura stricto sensu comparve relativamente tardi in Nubia (6000-3600 a.C.):
The late occurrence of domesticated plants and animals may reflect geographic factors that impeded the spread from northern Africa into the southern portion, or may indicate that seed-collecting and fishing were extremely successful. In the Wadi Halfa Neolithic sites there is an indication of heavy reliance on fishing and hunting. [p. 196]
La tarda comparsa della domesticazione di piante e animali potrebbe riflettere fattori geografici, che ne avrebbero impedito la diffusione dall’Africa settentrionale, oppure potrebbe indicare una maggior convenienza nel mantenimento delle pratiche di raccolta semi e pesca. I siti neolitici di Wadi Halfa testimoniano la grande importanza delle pratiche di pesca e caccia.
In sostanza, si iniziò a coltivare tardi, perché evidentemente non valeva la pena farlo prima. A questo proposito permettetemi una brevissima digressione. Mi è infatti venuto in mente un simpatico botta-risposta descritto in un libro[4] (che magari un giorno si potrebbe recensire: et voilà! mi son fregato con le mie mani…): “Quando un antropologo chiese a un boscimane perché la sua gente non avesse adottato l’agricoltura, si sentì rispondere: «Perché mai dovremmo metterci a coltivare, visto che al mondo ci sono così tante noci di mongongo?».” Sfido a dargli torto…
A partire dal 3400 a.C. iniziò ad affermarsi un’agricoltura di tipo non intensivo, legata ai “capricci” periodici del Nilo e basata sulla domesticazione del miglio:
Economic behavior was specialized for Nile ecology and involved a mixed strategy. The archaeological record shows that domesticated grains, hunted animals, fish and gathered seed constituted the dietary base. The farming strategy was not an intensive one; single annual crops were harvested and the success was dependent on the annual overflow of the Nile during the flood season (August-November). The major crop, which was used as both a food source and fodder, was millet. [p. 197]
L’economia si specializzò sullo sfruttamento dell’ecologia del Nilo e da ciò derivò una strategia mista. Il record archeologico mostra come cereali, selvaggina, pesca e raccolta di semi costituissero gli elementi fondamentali della dieta. L’agricoltura non era di tipo intensivo; il successo della mietitura dipendeva dalle piene annuali del Nilo durante la stagione delle alluvioni (agosto-novembre) (…). La principale coltura, utilizzata sia come fonte di cibo che come mangime, era il miglio.
L’eccessivo innalzamento dei livelli del Nilo, oltre a problemi politici, economici e religiosi che qui non approfondiremo, causò l’abbandono della Nubia meridionale, perlomeno fino al periodo Meroitico (350 a.C.-350 d.C.): il successivo ripopolamento di quest’area si accompagnò allo diffusione della tecnologia della ruota idraulica (saqia), che consentì di sfruttare con maggior efficacia le potenzialità dei corsi d’acqua. La Nubia meridionale iniziò così a rappresentare una zona di passaggio fondamentale per le tratte commerciali fra il Mediterraneo e l’Africa Subsahariana: uno stimolo fortissimo all’intensificazione dell’agricoltura, sostenuta tra l’altro da un potere politico centralizzato e pianificatore[5]. Gli agricoltori del periodo diversificarono le proprie pratiche: non più soltanto miglio…
Crops harvested included millet, wheat, barley, beans, tobacco, lentils, peas, and watermelon (…). Dates, mangoes, and citrus trees could also be kept watered during dry seasons to produce more fruit. [p. 198]
Le piante coltivate includevano miglio, frumento, orzo, fagioli, tabacco, lenticchie, piselli e angurie (…). Gli alberi di dattero, mango e agrumi potevano inoltre essere annaffiati durante la stagione secca, così da produrre più frutti.
Anche l’allevamento si intensificò, modificando il ruolo dei bovini, da fornitori di carne a produttori di latte e derivati, oltre che instancabili forze motrici per l’azionamento delle ruote idrauliche:
Cattle, sheep, and goats probably were herded and animal husbandry may have been only slightly less important than agriculture (…) Cattle were used to run the waterwheel, and were not eaten. (…) milk and butter may have been important sources of food for trade. [p. 198]
Probabilmente si allevavano vacche, pecore e capre e la pastorizia era un’attività importante quasi quanto l’agricoltura (…) Le vacche venivano utilizzate per azionare le ruote idrauliche e non venivano mangiate. (…) latte e burro potevano costituire importanti fonti di cibo per gli scambi commerciali.
Al termine del Meroitico, verso il 350 d.C., il declino dei Regni di Meröe e Kush portò a un impoverimento generalizzato dell’area, causato tra l’altro dall’instabilità dell’Impero Romano, importante acquirente delle eccedenze agricole nubiane. Si assistette così a una decentralizzazione del potere, con una conseguente riduzione delle tratte commerciali e una breve parentesi di agricoltura non intensiva:
X-Group people were more independent, and were not obliged to trade agricultural products. [p. 200]
The time period between the Meroitic and the Christian phase, the X-Group (A.D. 350-550), does show a decrease in intensive farming, reflecting sociopolitical changes. [p. 201]
La popolazione dell’X-Group era più indipendente e non obbligata [da un’autorità centrale, NdT] a commerciare le produzioni agricole.
Il periodo di tempo compreso tra la fase meroitica e cristiana, l’X-Group (350-550 d.C.), mostra un declino dell’agricoltura intensiva, indice di cambiamenti sociali e politici.
La fase Cristiana (550-1300 d.C.), vide la Chiesa svolgere un ruolo centrale nel processo di riunificazione culturale e religiosa dell’area. Fu un periodo di ripresa economica, di discreto incremento demografico e di notevole stratificazione sociale:
(…) the church rose to become the focus of Nubian independence. Urbanization and stratification are evident in the housing styles, architecture (…). Populations began to cluster in large centers. [p. 200]
Trade networks were once again very strong. (…) Nubians were trading several hundred slaves to Egypt each year in return for wheat, barley, lentils, cloth, and horses. In addition, dates, figs, grapes, and other fruits were imported from Egypt. [p. 200]
(…) la chiesa divenne il centro dell’indipendenza nubiana. L’urbanizzazione e la stratificazione sono evidenti nella struttura delle case, nell’architettura (…). Le popolazioni iniziarono a raggrupparsi in grandi centri urbani.
Le reti commerciali ricominciarono a rafforzarsi. (…) I Nubiani scambiavano annualmente diverse centinaia di schiavi con l’Egitto, in cambio di grano, orzo, tessuti e cavalli. Inoltre, datteri, fichi, uva e altra frutta venivano importate dall’Egitto.
Demografia
Dal punto di vista demografico, per il Mesolitico e il Neolitico non è stato possibile ricostruire un quadro di riferimento affidabile. Per le epoche successive, vale la pena riportare questa tabella [p. 198]:
PERIODO |
POPOLAZIONE |
|
Agricoltura non intensiva |
A-Group |
13.000 |
C-Group |
17.500 |
|
Agricoltura intensiva |
Meroitico |
60.000 |
X-Group (breve fase agricola non intensiva) |
44.000 |
|
Cristiano |
50.000 |
Si noti come durante la fase di agricoltura non intensiva la popolazione si mantenne in media attorno ai 15.000 individui: le piene annuali del Nilo, da cui dipendeva l’esito dei raccolti di miglio, agivano da fattore limitante della crescita della popolazione.
Il Meroitico si caratterizzò per un notevole innalzamento demografico, sostenuto dai benefici derivanti dagli scambi commerciali, cui fece seguito un declino causato dai motivi politici prima descritti e da una conseguente riduzione delle pratiche agricole intensive. La ripresa successiva si basò, a detta degli autori, sulla riunificazione politico-religiosa operata durante il periodo Cristiano.
Stato di salute della popolazione
Eccoci alla parte più interessante: se avete avuto la pazienza di sorbirvi l’articolo finora, le informazioni acquisite dovrebbero tornarvi utili nell’interpretazione dei trend paleopatologici… Siete un po’ più contenti adesso, neh?!?
Modificazioni cranio-facciali
I nubiani mesolitici presentavano strutture craniali robuste, dai tratti marcati, testimonianti forti inserzioni muscolari (a livello nucale e mandibolare per esempio). L’adozione di cibi cariogenici e meno consistenti da parte delle popolazioni di questi territori, causò, già nelle fasi iniziali della transizione neolitica, una gracilizzazione dell’apparato masticatore, che si rifletté sulle caratteristiche morfologiche del volto e del cranio nel suo complesso[6]:
The most dramatic change in facial morphology occurs from the Mesolithic phase to the nonintensive agricultural phase of A- and C-Group. (…). The morphological changes described continue from the nonintensive phase to the intensive phase. (…) the impact of a shift from foods obtained by gathering and hunting to a staple consisting of millet may have provided (…) the changes in craniofacial morphology . [p. 203]
Il più drammatico cambiamento nella morfologia facciale si realizzò nel periodo di transizione Mesolitico-agricoltura non intensiva (A- C-Group). (…). I cambiamenti morfologici descritti prosegupno durante il passaggio dalla fase non intensiva a quella intensiva. (…) i cambiamenti nella morfologia cranio-facciale potrebbero essere stati causati dal passaggio dal consumo di cibi provenienti dalla caccia-raccolta a diete basate essenzialmente sul consumo di miglio.
Riassumendo, volti meno robusti, crani più alti e più corti:
There was a reduction in robusticity of the face, an increase in cranial height, and a decrease in cranial length. [p. 210]
Ci fu una riduzione della robustezza del volto, un incremento dell’altezza del cranio e una riduzione della sua lunghezza.
L’immagine di seguito riportata chiarisce bene la situazione[7]:
Cambiamenti nella morfologia craniale dal Mesolitico (linea continua) ai periodi Meroitico-X-Group-Cristiano (linea tratteggiata). Un altro importante cambiamento, non visibile nell’immagine, è la riduzione delle dimensioni dei denti.
Stature
Nella ricerca non compaiono i valori di statura: gli autori si sono limitati a riportare i dati relativi alla lunghezza del femore di alcuni campioni, un indice molto valido da cui è possibile risalire alla statura indicativa di un individuo. Mi limito a riportare la tabella di p. 204, con i valori medi relativi a ciascun periodo (escluso il Neolitico):
MASCHI |
FEMMINE |
||||
PERIODO |
Lunghezza del femore (cm) |
Numero di individui misurati |
Lunghezza del femore (cm) |
Numero di individui misurati |
DIMORFISMO (%) |
Mesolitico |
46,05 |
4 |
43,76 |
6 |
105,23 |
A-Group |
47,6 |
3 |
42,5 |
7 |
111,92 |
C-Group |
45,5 |
55 |
42,1 |
47 |
107,94 |
Meroitico |
45,0 |
28 |
41,9 |
35 |
107,61 |
X-Group |
44,5 |
36 |
41,8 |
27 |
106,55 |
Cristiano |
45,0 |
10 |
41,4 |
12 |
108,55 |
Gli autori non suggerirono nessuna interpretazione della variazione della statura nel corso del tempo. A prima vista la riduzione più notevole si ebbe a partire dalla fase agricola intensiva, ma bisogna tenere presente il maggior numero di campioni disponibili: direi che fecero bene ad andarci cauti con le conclusioni, evidenziando come solo per i maschi fosse possibile osservare un declino statisticamente significativo.
Patologie
La scarsa documentazione scheletrica relativa al Mesolitico e al Neolitico rese difficile l’interpretazione dei trend patologici durante questi periodi.
Ciononostante…
What we have been able to demonstrate is that during the period of intensive agriculture (Meroitic, X-Group, and Christian), there is a pattern of nutritional deficiency that is related to the intensification of agriculture. We do not know whether this pattern existed in periods of less intense agricultural activity, but the few indications that we do have suggest that the earlier dietary base was sufficient. [p. 204]
Quello che siamo stati in grado di dimostrare è che durante la fase di agricoltura intensiva (periodi Meroitico, X-Group e Cristiano), sussiste un pattern di carenze nutrizionali che correla con l’intensificazione dell’agricoltura. Non sappiamo se questo pattern fosse presente anche in epoche di pratica agricola meno intensa, ma le poche indicazioni disponibili suggeriscono che le precedenti diete fossero sufficienti [a garantire un corretto apporto nutrizionale, NdT].
E-scusate-se-è-poco!
Fatta questa premessa, passiamo alla descrizione dei diversi aspetti paleopatologici…
Arresti nello sviluppo scheletrico dei soggetti giovanili
Dallo studio emerge come i fanciulli di età compresa fra 1 e 7 anni che vissero nella fase intensiva dello sviluppo agricolo, dovettero fare i conti con restrizioni caloriche e specificamente proteiche.
Gli autori, molto acuti, notarono come i ritardi di crescita si fossero potuti verificare non solo per una riduzione dell’intake calorico/proteico, ma anche a causa di una richiesta eccezionale, non soddisfatta, di nutrienti, magari dovuta a traumi o infezioni (il che è sempre plausibile, soprattutto in una società in espansione):
Growth retardation could be a result of either decreased nutrient intake or increased nutrient requirements, as in the case of trauma or infection. [p. 205]
I ritardi di crescita potrebbero essere il risultato sia di una riduzione dell’intake di nutrienti sia di un loro aumentato fabbisogno, come a seguito di un trauma o di un’infezione.
Iperostosi porotica
Vi ricordate? Di questo marker parlammo già a proposito delle ricerche condotte in Asia. Si tratta di rarefazioni ossee localizzate a livello craniale (cribra cranii) o orbitale (cribra orbitalia), che attestano una condizione anemica indotta da carenze alimentari e/o da malassorbimenti dovuti a infezioni di vario tipo.
Frequences of cribra orbitalia (…) increase slightly in the Meroitic, X-Group, Christian groups. [p. 205]
The females show a very different pattern of involvement. The highest frequency of cribra orbitalia for females is in the X-Group and the lowest frequency is in the Christian group. The A-Group, C-Group, and Meroitic show relatively higher frequencies for females than for males. [p. 205]
The Christian site of Kulubnarti has even higher frequencies of porotic hyperostosis. The two Christian cemeteries have frequencies of 94.4% and 82.0% [p. 205]
Le frequenze di cribra orbitalia (…) aumentano leggermente nel Meroitico, nell’X-Group e nel periodo Cristiano.
Le femmine mostrano un pattern molto differente. Il campione femminile con la più elevata frequenza di cribra orbitalia appartiene all’X-Group, mentre il campione con la frequenza più bassa è relativo al periodo Cristiano. I campioni femminili riferibili all’A-Group, al C-Group e al periodo Meroitico mostrano frequenze di cribra orbitalia più elevate dei campioni maschili.
Il sito cristiano di Kulubnarti mostra frequenze molto elevate di iperostosi porotica. I due cimiteri cristiani presentano frequenze del 94.4% e dell’82.0%
L’andamento delle patologie correlate a una carenza cronica di ferro, dalla fase di agricoltura non intensiva al periodo Cristiano, è ben riassunto dalla seguente tabella [p. 206]:
MASCHI |
FEMMINE |
|||
PERIODO |
Frequenza di cribra orbitalia (%) |
Numero di individui valutati |
Frequenza di cribra orbitalia (%) |
Numero di individui valutati |
A-Group |
14,3 |
21 |
18,2 |
22 |
C-Group |
2,9 |
140 |
11,2 |
18 |
Meroitico |
5,2 |
77 |
14,6 |
89 |
X-Group |
9,8 |
92 |
26,6 |
79 |
Cristiano |
11,1 |
27 |
2,8 |
36 |
Curiosa l’inversione di tendenza del periodo Cristiano… Se qualcuno volesse avanzare delle ipotesi è il benvenuto![8]
Un esempio di cribra orbitalia dal sito cristiano di Kulubnarti
Carie e difetti dello smalto
Per quanto riguarda le carie, dal Mesolitico al periodo Cristiano si realizzò un trend che ormai dovrebbe esserci familiare:
The frequency was very low (1.0%) in the Mesolithic sample and increased to 18.0% in the Christian phase. [p. 205]
La frequenza era molto bassa (1.0%) nel Mesolitico e si accrebbe fino al 18.0% nel periodo Cristiano.
Molto interessante l’andamento dei difetti dello smalto, indicatori di periodi di stress occorse durante lo sviluppo:
(…) the pathological band scores are greater for subadults and adults in the Meroitic, and less in the X-Group subadults and adults. [p. 205-206]
(…) l’ipoplasia dello smalto è maggiormente presente nei soggetti subadulti e adulti del Meroitico e decresce nei soggetti dell’X-Group.
Ciò potrebbe significare che, benché la fase di destrutturazione dei regni nubiani al termine del Meroitico si sia accompagnata a un impoverimento commerciale dell’area, la relativa autonomia acquisita dai villaggi permise agli agricoltori dell’X-Group di tirare un po’ il fiato: d’altronde non si era più costretti da nessuna autorità centrale a fornire le proprie derrate alimentari in sovrappiù!
Questo suggerisce come, aldilà degli aspetti strettamente alimentari, anche l’assetto socioeconomico sia un fattore da tenere sempre presente quando si valuta lo stato di salute delle popolazioni umane:
Lower Nubia (…) shows that while dependence on a single staple crop may be deleterious to health, the level of political and economic interactions is just as significant for health. (…) Local autonomy and lessened trade interactions assure that the cultigens being grown will circulate throughout the villages, and that health and longevity will improve. [p. 211]
La Nubia meridionale (…) mostra che, per quanto la dipendenza da una monocoltura possa essere deleteria per la salute, il livello di interazione fra politica ed economia è altrettanto significativo. (…) L’autonomia locale e la riduzione delle interazioni commerciali fanno sì che i prodotti agricoli circolino all’interno dei villaggi e che salute e longevità ne possano trarre giovamento.
Riuscite a vedere quelle linee sulla superficie dei denti? Bene, adesso sapete cosa si intende con il termine “ipoplasia dello smalto”…
Osteoporosi prematura
Le indagini condotte su 75 reperti del periodo di agricoltura intensiva provenienti da Wadi Halfa testimoniano una situazione “curiosa” ma al tempo stesso drammatica. Breve parentesi: spesso, chi si occupa dello studio delle patologie sul reperto umano antico si avvale di confronti fra serie storiche; per esempio, in questo caso, si è considerato lo spessore della sezione trasversale del femore dei 75 antichi nubiani (tutti relativamente giovani) e lo si è comparato con quello di un campione moderno ben nutrito. Ed ecco il risultato:
Whereas the modern population showed a steady increase in percentage of cortical area from birth, the Nubian sample showed a decrease after the age of two. This information suggests that long bone growth was maintained at the expense of cortical bone growth. [p. 206]
Mentre le moderne popolazioni mostrano uno stabile incremento della porzione corticale sin dalla nascita, il campione nubiano ne evidenzia una diminuzione a partire dai due anni d’età. Questo dato suggerisce che l’accrescimento in lunghezza delle ossa si realizzasse a spese dell’accrescimento della corticale.
Dunque, durante lo sviluppo scheletrico di questi 75 giovani nubiani, le ossa lunghe si accrebbero, ma a scapito del loro spessore! Risultato: ossa più “rarefatte”, più fragili.
Come ci si potrebbe aspettare, le donne furono particolarmente colpite dal problema: il campione femminile mostrò da segni di rarefazione ossea molto precoci. Oggi siamo abituati a pensare all’osteoporosi come a una fastidiosa conseguenza della menopausa, dunque qualcosa con cui fare i conti, in media, dopo i 50 anni; potrebbe allora sorprenderci che le donne nubiane della fase agricola intensiva mostrassero segni di osteoporosi già a partire dai 20 anni:
There was a definite and continual loss of cortical bone (…) in females following the twentieth year and continuing throughout life.
(…) the female segment of the population was apparently characterized by premature bone loss not normally related to the aging process [p. 207]
Nelle donne, a partire dal ventesimo anno d’età e per tutto il corso della vita, si verificava una perdita continua e irreversibile di tessuto corticale.
(…) la frazione femminile della popolazione era apparentemente caratterizzata da una rarefazione prematura di tessuto osseo, anomala, non correlabile ai normali processi di invecchiamento.
I motivi?
This is in response to protein-calorie malnutrition. [p. 207]
Taken together, the trends in premature osteoporosis for subadults and young adult females suggest that the intensive agricultural phase produced nutritional inadequacies. [p. 207]
While there is no comparison with the nonintensive and transitional phases, the presence of poorly mineralized bone (…) suggests that intensive agricultural strategies may produce subgroups at risk. These subgroups, because of increased nutrient demands, do not have access to necessary resources. In terms of skeletal growth, development, and mineralization, the nutritional problems could be general protein-calorie malnutrition, imbalances in the calcium/phosphorus ratio, or malabsorption of nutrients because of infections or trauma. These results are important, even without direct comparison to earlier groups, because the problems in mineralization and the resultant premature osteoporosis provide indisputable evidence of nutritional problems that can result from reliance on a single staple crop (in this case, millet). [p. 207-208]
Questo [stato di osteoporosi prematura, NdT] in risposta a una carenza di calorie e proteine.
Considerati nel loro insieme, l’andamento dell’osteoporosi prematura nei soggetti subadulti e nelle giovani donne suggeriscono che la fase di agricoltura intensiva causò carenze nutrizionali.
Per quanto non si possano effettuare confronti con la fase di transizione all’agricoltura e la fase di agricoltura non intensiva, la presenza di ossa scarsamente mineralizzate suggerisce che il processo di intensificazione delle pratiche agricole possa condurre allo sviluppo di “sottocategorie” a rischio [più esposte a carenze nutrizionali, NdT]. Questi gruppi, a causa di un’aumentata richiesta di cibo [da parte della popolazione nel suo complesso, NdT], perdono l’accesso alle risorse necessarie al proprio sostentamento. La carenza di proteine e calorie, lo sbilanciamento del rapporto calcio/fosforo o il malassorbimento di nutrienti a causa di infezioni o traumi, si possono tradurre in termini di alterazioni dei processi di accrescimento e mineralizzazione scheletrica. Questi dati sono importanti, anche in mancanza di una comparazione diretta con gruppi precedenti, perché i problemi legati alla mineralizzazione ossea e alla conseguente osteoporosi prematura, forniscono un’evidenza incontestabile delle gravi carenze nutrizionali che derivano dalla dipendenza dalle monocolture (in questo caso, miglio).
Donne e bambini, qui come altrove, furono gli anelli deboli di una catena su cui si scaricò il peso dell’inarrestabile processo di domesticazione di piante e animali…
Infezioni
Questa è una di quelle chicche da detective degna dei racconti di Arthur Conan Doyle…
I resti umani del Meroitico, dell’X-Group e del periodo Cristiano mostrano livelli estremamente ridotti di lesioni ossee correlabili a infezioni. Strano… Ma perché? Riflettiamo un attimo: le ricostruzioni paleodemografiche attestano un notevole incremento della popolazione durante la fase intensiva dell’agricoltura nubiana. Non è bizzarro che in un periodo di relativo affollamento (leggasi: frequente contatto fra individui) e di malnutrizione diffusa (leggasi: sistemi immunitari compromessi) non ci fossero malattie endemiche? Beh, sì, è bizzarro… Ma la risposta al dilemma potrebbe essere altrettanto curiosa… Già, perché in un periodo in cui di certo non si badava più di tanto a lavarsi le mani prima di sedersi a tavola, c’era già un antibiotico, che veniva assunto inconsapevolmentetramite l’alimentazione: la tetraciclina[9].
The frequency of infectious lesions is extremely low in the Nubian Wadi Halfa populations. Unfortunately, there are no available data on the frequency of infectious lesions in the transitional or nonintensive agricultural phases. Among the Meroitic samples, only 6.6% of the individuals show evidence of infectious lesions. In the X-Group, 12.0% show evidence of infections, and the combined Christian sample shows 15.0%. These comparatively low rates may be explained by evidence that prehistoric Nubians were ingesting tetracycline, a broad-spectrum antibiotic. [p. 208]
La frequenza di lesioni scheletriche correlabili a processi infettivi è estremamente bassa nelle popolazioni nubiane di Wadi Halfa. Sfortunatamente, non ci sono dati disponibili riguardo la frequenza di lesioni da infezione nelle fasi di transizione e di agricoltura non intensiva. Fra i campioni meroitici, solo il 6.6% degli individui evidenzia lesioni ossee attribuibili a infezioni. Nel campione dell’X-Group il 12% e in quello cristiano il 15%. Questi tassi d’infezione relativamente ridotti si possono spiegare tenendo presente che i Nubiani preistorici ingerivano tetraciclina, un antibiotico ad ampio spettro.
Ma la fonte? Da dove proveniva questa tetraciclina?
Storage of grain in mud bins may have provided the environmental conditions for the growth of Streptomyces, a mold-like bacterium that produces tetracyclines. [p. 208]
Il deposito dei cereali in grandi contenitori di fango può aver creato le condizioni ambientali adatte alla crescita di batteri del genere Streptomyces, in grado di produrre tetraciclina.
A quanto pare, di tetraciclina ne veniva assunta parecchia:
The amount of tetracycline ingested has not been determined, but a preliminary analysis of femoral cortical bone suggests at least “therapeutic” levels. [p. 208]
La quantità di tetraciclina ingerita non è stata determinata, ma l’analisi preliminare della porzione corticale dei femori fa ipotizzare perlomeno un dosaggio terapeutico [d’altronde, se i dosaggi non fossero stati quantomeno “terapeutici”, non si sarebbe potuta constatare la quasi totale assenza di patologie infettive fra i nubiani dell’epoca, NdT].
Gli autori fecero notare come i resti umani rinvenuti in località più isolate, come il sito di Kulubnarti, presentassero livelli di tetraciclina inferiori rispetto ai coevi di Wadi Halfa, forse perché presso queste comunità lo stoccaggio di cibo era più breve (prevaleva il consumo famigliare diretto) e i cereali venivano rapidamente consumati al termine del raccolto.
Forse allora non è un caso che nel sito di Kulubnarti i livelli di iperostosi porotica fossero particolarmente alti! Sembra veramente di essere sulla scena di un crimine, con indizi che ritornano alla mente, potenziali piste da seguire e improvvisi colpi di scena. E l’immancabile femme fatale che seduce l’investigatore mentre è intento a sbrogliare il caso nel suo fumoso ufficio, mentre fuori pioggia e crimine imperversano?!? Per questo non c’è surrogato che tenga, spiacente ragazzi!
Mortalità
A detta degli autori, le variazioni del profilo di mortalità durante la fase agricola intensiva vanno ricondotte ai cambiamenti dell’assetto politico della regione fra il Meroitico (con la sua fase finale di crisi di potere) e il periodo Cristiano (con la riunificazione politico-religiosa dell’area).
Quello che si osserva è un progressivo aumento dell’aspettativa di vita dal 350 a.C. al 1300 d.C. (siamo nell’ambito dei 24-25 anni di età media al momento del decesso):
The analysis of mortality profiles of the samples from the Meroitic, X-Group, and Christian cemeteries show that age-specific life expectancies of the Meroitic and X-Group populations were very similar, whereas life expectancy in the Christian sample was greater. [p. 209]
L’analisi dei profili di mortalità dei campioni provenienti dai cimiteri del Meroitico, dell’X-Group e del periodo Cristiano, indicano come l’aspettativa di vita delle popolazioni del Meroitico e dell’X-Group fosse molto simile, mentre quella delle popolazioni del periodo Cristiano fosse maggiore.
Aumento dell’aspettativa di vita ma contemporaneo peggioramento delle condizioni di salute, come testimoniano i livelli di iperostosi porotica e di affezioni dentali di cui abbiamo parlato precedentemente… Un quadro all’apparenza contraddittorio, che si può spiegare solo studiando a fondo le dinamiche sociali, economiche e culturali della Nubia del periodo Cristiano: qui, nel nostro piccolo, ne abbiamo solo accennato, sperando di aver stimolato il vostro interesse. Ora tocca a voi…
That’s all folks! Che tirata che ci siamo fatti! Questa bellissima ricerca ha aggiunto ulteriore carne al fuoco, ma come in ogni “giallo” che si rispetti, risulta un po’ difficile chiudere il caso e non pensarci più…
Vi ricordo che il nostro giro del mondo non è finito, all’appello mancano ancora le Americhe. Alla prossima!
FINE TERZA PARTE – CONTINUA…
Note e riferimenti bibliografici
[1] Tratto da Paleopathology at the Origins of Agriculture – Mark Nathan Cohen & George J. Armelagos, Academic Press, 1984 – pp. 193-214.
[2] La Nubia comprende l’Egitto meridionale (Bassa Nubia) e il Sudan settentrionale (Alta Nubia), fra la Prima e la Quarta Cateratta del Nilo.
[3] Ebbene sì, non è un nostro errore di battitura: la terza fase si sovrappone parzialmente alla seconda. D’altronde le suddivisioni temporali utilizzate dagli archeologi sono indicative e non andrebbero mai intese in termini troppo rigidi…
[4] Trattasi del consigliatissimo libro di Tom Standage, “Una storia commestibile dell’umanità” (Codice Edizioni, 2010). Lo scambio di battute è riportato a p. 18.
Per la cronaca, il mongongo (Schinziophyton rautanenii) è questo “signore” qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Schinziophyton_rautanenii. Sembrerebbe una prelibatezza!
[5] Se foste interessati alle vicende della regione nei periodi trattati, potreste iniziare da qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Nubia http://it.wikipedia.org/wiki/Meroe http://it.wikipedia.org/wiki/Kush
[6] Per completezza, va detto che autori precedenti (Batrawi, 1946 – The racial history of Egypt and Nubia, Part II. Journal of the Royal Anthropological Institute 76: 132-156) ipotizzarono che le modificazioni craniali osservabili durante la transizione neolitica nubiana fossero il risultato di mescolamenti con altre popolazioni.
[7] La stessa immagine è presente sul testo a p. 202, ma quella che ho riportato qui l’ho ripresa da un altro articolo, a cura di David S. Carlson e Dennis P. Van Gerven, comunque correlato agli argomenti di questa discussione: Masticatory Function and Post-Pleistocene Evolution in Nubia – Journal of Physical Anthropology, 46: 495-506.
Le altre immagini, relative all’iperostosi porotica e all’ipoplasia dello smalto, le ho riprese dall’articolo di Dennis P. van Gerven, Susan Guise Sheridan e William Y. Adams: The Health and Nutrition of a Medieval Nubian Population: The Impact of Political and Economic Change – American Anthropologist Vol. 97, n. 3 (september 1995), 468-480.
[8] Bisognerebbe metter le mani su questo articolo di Nielson Vagn, che non sono riuscito a reperire: The Nubian skeleton through 4000 Years. Andelsbogtrykkeriet i Odense, Copenhagen, 1970. Se qualcuno riuscisse nell’impresa batta un colpo…
[9] A questo proposito, un articolo divulgativo (in inglese): http://news.discovery.com/history/ancient-egypt/antibiotic-beer-nubia.htm